Magna Graecia/Europa Impari
Un documentario in cui si percepisce l’amore per i luoghi descritti ma anche, allo stesso tempo, la chiara volontà di denunciarne gli aspetti più problematici
Anita Lamanna, calabrese di origine che attualmente lavora a Parigi, torna a raccontare la bellezza e le contraddizioni dolorose della propria terra in un documentario che ha realizzato assieme al produttore francese Erwan Kerzanet. Magna Graecia/Europa Impari diventa lo spazio deputato a un racconto polifonico che intende fotografare in maniera semplice, diretta, immediata il presente difficile della Locride e della Calabria, senza dimenticare la storia e la tradizione di questi luoghi. Una suddivisione in vari capitoli permette ai registi di muoversi liberamente in ambiti differenti, per comporre però alla fine un discorso fortemente unitario e coerente.
Le donne che impacchettano cipolle e conserva fatta in casa per i parenti che vivono lontano si fanno depositarie della tradizione, incarnando al contempo il legame con il passato, con la famiglia, con la terra. Una terra che però - nel suo lato peggiore - è anche arretratezza di pensiero, maschilismo e brutalità, come sottolineano altre testimonianze ancora femminili.
L’infanzia è invece il futuro, un domani che si auspica all’insegna della tolleranza e della comprensione, come suggerisce il brano in cui vediamo un giovane insegnante che tenta di spiegare ai suoi alunni che cos’è il “diritto di natura”, e quanto il razzismo sia non solo ingiusto ma a ben guardare anche assurdo.
Illuminante, su un piano tutto concreto, è poi la sequenza che mostra un dialogo quasi surreale tra alcuni immigrati. Un giornalista pakistano - Jamil Abdul – prova a illustrare l’intricato iter burocratico e le insensate traversie che bisogna affrontare per avere il permesso di soggiorno una volta arrivati in Italia. Chiara è la consapevolezza, nelle sue parole, della precarietà generale della situazione italiana, e di quanto povertà e ignoranza portino immediatamente a un’insofferenza pericolosa, che genera una rabbia cieca e incontenibile, in quella che di fatto finisce per essere una guerra tra poveri.
Infine, vero cancro che distrugge e semina violenza, la ‘ndrangheta grava su ogni cosa come una cappa scura e mortifera. I fatti drammatici avvenuti nel 2010 a Rosarno, l’equilibrio complesso e precario di una condizione limite condivisa da molti, l’omertà e la paura, i soprusi e le angherie: dinamiche antiche e purtroppo sempre attuali, rovinose, terribili, che vengono analizzate nelle riflessioni chiare e ineccepibili di Giuseppe Lavorato – deputato e già sindaco di Rosarno - e di Nicola Gratteri, magistrato e procuratore aggiunto della Repubblica del Tribunale di Reggio Calabria.
Presentato in Italia al MedFilmFestival in Concorso Documentari e in Svizzera al Festival di cinema documentario Visions du Réel, Magna Graecia/Europa Impari è una ricognizione breve e concisa ma sostanziosa: un documentario in cui si percepiscono l’amore e l’affezione per i luoghi descritti e per la cultura che li caratterizza, ma anche, allo stesso tempo, la chiara volontà di denunciarne, senza sconti, gli aspetti più problematici.