Nel tentativo di bissare il successo di "Basic Instinct", Sliver dimentica la ragione principale della popolarità del film di Verhoeven, privando la Stone della sua aura di femme fatale.
Affiancato di nuovo da Scott Z. Burns, Soderbergh prosegue il suo cinema insurrezionalista e mette in piedi una giostra metacinematografica capace di unire in modo esilarante riflessione teorica, impegno liberal e ricostruzione giornalistica.
Il grande classico di Verhoeven è un capolavoro di superfici pre-digitali in cui si gioca con i generi e si contamina la tradizione, mentre il piacere erotico si apre all'horror.