Satanic Panic
Nonostante gli intenti pirotecnici, la commedia horror di Chelsea Stardust è un film totalmente innocuo che non stupisce, né intrattiene come ci si aspetterebbe da un film a base di sesso e satanismo.
Halloween è ormai alle porte e con l’approssimarsi della vigilia di ognissanti tutto è lecito, soprattutto per uno spettatore smanioso di brividi dozzinali e facile umorismo; compreso avventurarsi nelle folle visione di un film come Satanic Panic: un’orgia (tele)visiva a base di pizza, sesso e paganesimo diretta dalla regista esordiente Chelsea Stardust.
La storia è la cronaca farsesca del primo giorno di lavoro di Samantha “Sam” Craft (Haley Griffith) : una ragazza mite e ingenua, con il conto in rosso e le bollette da pagare, che per sbarcare il lunario è costretta a consegnare pizze a domicilio, consapevole di doversi prestare alle battute misogine dei suoi colleghi e alle bizzarre richieste dei suoi clienti. Quello che la giovane non si aspetta, a fine giornata, è di ritrovarsi al centro di un lezioso sabba satanico nei “quartieri alti”, presieduto dalla luciferina e snob Danica Ross (Rebecca Romijin) alla disperata ricerca di una “vergine sacrificale” da immolare a Baphomet. Il resto della trama è intuibile: la “final girl”, supportata dalla figlia redenta di Danica, dovrà barcamenarsi fino al sorgere del sole in una lotta a colpi di incantesimi in mezzo a demoni, figli viziati e streghe sull’orlo di una crisi di nervi.
L’idea di Chelsea Stardust di dirigere una commedia horror dai toni satirici e dalle tinte splatter, incentrata sulle disavventure di una sbadata “millenial” alle prese con una congrega di vamp annoiate dedite all’occultismo, è un intuizione simpatica e sembra funzionare all’inizio del film, lasciando ben sperare; soprattutto grazie alla sadica performance della Romijin nel ruolo di un’ammaliante femme fatale intenta a sviscerare – in tutti i sensi – le sue arti magiche. Tuttavia qualcosa nella sceneggiatura inizia a scricchiolare non appena la narrazione perde mordente per focalizzarsi sulla backstory semitragica dell’amicizia sanguinolenta che si instaura tra le due fragili protagoniste, intente a superare le loro divergenze pur di lottare insieme contro il male; fino a collassare definitivamente proprio quando il film entra nel vivo dell’azione e Sam si trasforma immotivatamente da goffa spettatrice di un complotto esoterico in una risoluta eroina alle prese con situazioni sempre più improbabili, come in una sorta di parodia di Buffy spinta ai limiti dell’esasperazione.
Purtroppo, nonostante gli intenti pirotecnici, i buoni effetti speciali e le reiterate citazioni a registi come Brian Yuzna (Society) e Sam Raimi (La casa) , il peggior difetto di Satanic Panic è il suo essere un film totalmente innocuo, a tratti noioso, che non riesce né a osare né a stupire, o a intrattenere come ci si auspicherebbe da un film con delle premesse del genere; tanto da chiedersi che senso abbia invocare il maligno senza farlo entrare mai effettivamente in azione. È un peccato, perché gli ingredienti per una pellicola feroce e dissacrante di base c’erano tutti in nuce (voyeurismo, satira di costume, lotta di classe, conflitto generazionale) ma come si suol dire in certe occasioni: il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.