The Children
Un horror destabilizzante che pone seri interrogativi sull’origine e sulla precarietà dell’agiatezza della vita moderna, attraverso la lente di ingrandimento della famiglia.
A dimostrazione che la terra di Albione è ancora fertile e ricchissima in ambito horror, ecco un titolo datato 2008 che merita una piccola attenzione particolare. Tra le tante declinazioni del genere, infatti, quella riservata agli orrori dell’infanzia è da sempre una delle più delicate, quella capace di colpire a fondo in maniera più dura e dolorosa. Perché si fa portatrice di un disagio che riguarda tutti, indistintamente: e quando questo accade, lo schermo si trasforma in uno specchio torbido e insopportabile, dal quale ci si vorrebbe affrancare senza però riuscire a sfuggire dalla morsa stretta rappresentata dall’immagine che viene riflessa. La nostra. The Children di Tom Shankland si inserisce quindi all’interno di quel filone al quale appartengono classici come Il villaggio dei dannati, Grano rosso sangue, Ma come si può uccidere un bambino? e Quella villa accanto al cimitero, film in cui l’universo degli adulti si scopre vulnerabile e fallace dinanzi a quei mostri nascosti dietro le sembianze di innocui fanciulli. "Nessuno saprà mai se i bambini sono mostri, o se i mostri sono bambini."
Ci sono ovviamente anche altri referenti, più contemporanei, e il pensiero non può non andare al francese Ils – Them di David Moreau e Xavier Palud, a Mum & Dad di Steven Sheil e – soprattutto – a Eden Lake di James Watkins: anch’esso inglese, anch’esso del 2008. E qui sorge spontanea una piccola riflessione, da utilizzare come premessa per affrontare al meglio la questione The Children ; per togliersi un sassolino dalla scarpa, in un certo senso, prima di rendere il dovuto servizio al film di Shankland. Film che piace e che ci sentiamo in dovere di difendere, altrimenti non saremmo qui a parlarne; ma che allo stesso tempo è bene analizzare in un’ottica oggettiva e lontana dai fanatismi di sorta. Perché l’impressione è che quell’ondata massiccia di titoli che hanno contribuito a risollevare il destino di un genere ormai morto e sepolto (l’horror alla fine degli anni Novanta), il cosiddetto new (new) horror degli anni zero del duemila, a un certo punto abbia cominciato a giocare troppo sul sicuro, smettendo di sperimentare sulla forma e adagiandosi sui contenuti. Contenuti certamente coraggiosi, estremi e mai riconciliati, e che proprio in quanto tali hanno continuato a garantire la sopravvivenza del genere: ma che allo stesso tempo ne hanno limitato la portata dialettica, sovrappopolandolo di produzioni e percorrendo simultaneamente le stesse strade, seppur da angolazioni diverse. Non è un caso, insomma, che nello stesso anno siano stati realizzati due film come appunto questo e Eden Lake; per non parlare ovviamente di quello che contemporaneamente stava accadendo in paesi come la Francia e il Belgio, per fare un altro esempio. Pellicole che in un periodo di crisi come i sopracitati anni Novanta sarebbero state salutate come un miracolo, ma che oggi (già) non sorprendono più come dovrebbero. Questa premessa appare quindi doverosa, non per sminuire il lavoro di Shankland e soci, quanto piuttosto per cercare di osservare il fenomeno attraverso una giusta e corretta lente di ingrandimento, per non lasciarsi andare a quei facili trasporti che altrimenti spingerebbero a gridare troppo facilmente al capolavoro.
The Children paga quindi pegno a una struttura canonica e fin troppo consolidata, ma allo stesso tempo - e qui arriviamo finalmente a noi - si dimostra in grado di portare avanti una visione personale e scorrettissima, meritandosi appieno il proprio spazio all’interno di una rubrica come questa, indirizzata sostanzialmente a mettere in risalto le cose preziose dell’horror contemporaneo.
La trama, brevemente: durante le vacanze di Natale si riuniscono le famiglie di Elaine e Chloe, due sorelle con una difficile situazione famigliare alle spalle . Nei boschi intorno alla casa di Chloe si diffonde però un misterioso virus che colpisce i bambini, i quali cominceranno ad assumere atteggiamenti estremamente violenti nei confronti dei genitori, atteggiamenti che ben presto sfoceranno nell’omicidio. Shankland non spiega nulla a proposito dell’origine del contagio, e fa bene: in questo modo l’orrore si fa grande e assoluto proprio in quanto inspiegato, esattamente come nella migliore tradizione. The Children mira a distruggere le certezze, e cosa c’è di più sicuro e tranquillizzante dello sguardo innocente di un bambino? Un film che utilizza l’ambiente domestico come culla (è il caso di dirlo) di un pericolo che nasce dentro di noi, proprio nel momento in cui le convenzioni autoimposte – le festività natalizie - dovrebbero essere sinonimo di pace e tranquillità, con tanto di decorazioni, alberi addobbati e pacchetti infiocchettati a fare da scenografia ideale per quel bagno di sangue che nessuno si sarebbe aspettato, quantomeno non qui e ora. Un horror che vuole destabilizzare lo spettatore, riuscendoci pienamente: Shankland pone seri interrogativi sull’origine e sulla precarietà dell’agiatezza della vita moderna, trasformando il suo film in un ritratto sporco e inquietante delle macerie che ormai caratterizzano la famiglia, vero e proprio leit motif della cinematografia di genere contemporanea. Nulla di nuovo, certamente: ma il disagio sprigionato è di quelli che non si esauriscono con i titoli di coda, a dimostrazione della riuscita generale del progetto.