Sick

di John Hyams

Uno slasher pandemico che rimescola le carte del genere e si fa testimonianza concreta del lockdown e delle paranoie infettive che hanno turbato il mondo per tre anni.

Sick - recensione film horror

Ambientato in quel fatidico aprile del 2020 che è ormai divenuto simbolo della storia recente, Sick ci rammenta di tutte quelle abitudini da primo Lockdown che ci appaiono allo stesso tempo lontane eppure così radicate nella nostra memoria collettiva: gli scaffali vuoti dei supermercati, la pulizia della spesa, le code per accedere alle attività commerciali, i report dei morti in tv, le mascherine e, soprattutto, la diffidenza nei confronti delle altre persone. L’orrore e l’incertezza del periodo pre-vaccino sono alla base del nuovo horror pandemico diretto da John Hyams e scritto da Kevin Williamson e Katelyn Crabb: il film ha un inizio folgorante, in cui le aspettative dello spettatore vengono subito disattese, per cui non è possibile non pensare a un’altra opera di Williamson, Scream, che per tanti versi è ripresa da questo Sick.

Le protagoniste sono due studentesse del college, Parker e Miri, che decidono di passare la prima fase della quarantena nella casa al lago della prima; le due ragazze, nonostante l’amicizia che le lega, non potrebbero essere più diverse, tanto Miri è responsabile e assennata, tanto Parker è indisciplinata e restia a seguire le regole sanitarie imposte dal governo. Arrivate da poco nella casa isolata, incominciano a ricevere strani messaggi anonimi sul telefono, che diventa un elemento perturbante, in un’altra chiara reminiscenza di Scream. È attraverso il telefono, e di conseguenza i social media, che le ragazze si tengono in contatto con il loro mondo che appare ormai così lontano, confinate in una bolla in cui l’unico contatto umano avviene via messaggio. Presto la minaccia telefonica diventa violentemente reale, quando si ritrovano assediate da una misteriosa figura vestita di nero, in un gioco a nascondino con la morte.

Sick è uno slasher che mette in scena una commistione azzeccata dei più classici sottogeneri dell’home invasion e del cabin in the woods, eppure riesce a sorprendere e a donare alcuni onesti jumpscare, riscrivendo nel contempo le regole di sopravvivenza del genere adattandole all’epoca pandemica: non è più la vergine a salvarsi, ma colei che si è comportata in maniera più responsabile durante la quarantena. Perché sono proprio i comportamenti adottati durante il lockdown a essere centrali in questa persecuzione, che diventa anche uno scontro generazionale in cui i giovani sono accusati di non aver gestito in modo responsabile il COVID, incapaci di rinunciare a feste, socialità e divertimenti, iniziando così una catena infettiva di cui qualcuno si deve assumere la colpa. Anche i test COVID, che tanto ci sono diventati familiari, diventano l’arma ideale in questo inedito contesto fatto di paranoia e caccia all’untore. L’attitudine di Parker può far insorgere giudizi negativi nei suoi confronti, ma allo stesso tempo anche fenomeni di identificazione, così come, del resto, anche verso coloro che cercano disperatamente dei responsabili all’insensata perdita di persone care, che ha lasciato un senso di vuoto che porta con sé un desiderio di vendetta.

sick recen film

Sick è uno degli horror pandemici - ma anche film pandemici tout court - più riusciti, del resto il cinema dell’orrore ci ha insegnato di avere gli strumenti per farsi portatore di istanze sociali impellenti e spesso trascurate dal mainstream. Una sceneggiatura intelligente e multilivello si combina qui con una regia efficace che, soprattutto nella seconda parte, riesce a creare una tensione convincente. Il film funziona tanto sul piano del mero intrattenimento, quanto su quello riflessivo nei confronti di un periodo pandemico che ha generato diffidenza, solitudine, dolore e una psicosi che è stata fonte di alienazione e frustrazione.

Come detto, Sick è certamente debitore nei confronti di Scream, che riecheggia più volte nel corso della narrazione (e forse non poteva che essere così, vista la mano di Williamson), eppure riesce a ritagliarsi il suo spazio di originalità in un gioco di illusioni in cui i confini della minaccia si fanno più sfumati, la morte è entrata in casa, ma la morte è ormai ovunque: la distanza che separa le nostre protagoniste dal coltello è la stessa che le separa da un’infezione da COVID. Il film assume anche una funzione di capsula del tempo che cristallizza quei tre, interminabili, anni che ci hanno messo di fronte alle nostre paure collettive, in primis quella suprema della morte, il nemico onnipotente e immortale che abbiamo imparato a conoscere così bene non solo grazie al genere slasher, ma anche e concretamente a causa della pandemia.
La riflessione intrinseca di Sick risulta dunque consacrativa della nuova ondata dell’horror pandemico, che - per quanto già scandagliato in passato in chiave zombie da film come quelli di Romero o come Train to Busan, e in chiave più realistica da Contagion - diventa qui significativamente più coinvolgente e condivisa, perché tocca avvenimenti tanto concreti e vicini che ancora necessitano di una rielaborazione, la quale può certamente avvenire anche attraverso una mediazione filmica.

Autore: Gaia Fontanella
Pubblicato il 15/05/2023
Australia, 2022
Regia: John Hyams
Durata: 83 minuti

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