Futura

di Pietro Marcello Francesco Munzi Alice Rohrwacher

Reportage collettivo sulle tracce della generazione italiana post millenials

Futura -recensione Marcello Munzi Rohrwacher

Presentato al Festival di Cannes 2021 e alla recente Festa del Cinema di Roma, è approdato nelle sale il 25, 26 e 27 ottobre Futura, il reportage collettivo dei cineasti Pietro Marcello, Francesco Munzi e Alice Rohrwacher, che ci invita ad esplorare la generazione italiana post millenials, ossia i giovani d'oggi dai 15 ai 20 anni. Il film passa in rassegna le disparità dei vissuti, tra desideri e timori (in primis la piaga del precariato) contrassegnati dalla relazionalità social e dall’emergenza sanitaria (cui per fortuna si dedica solo una funzionale ellissi iconica: dall’assalto alle stazioni nelle prime zone rosse alle terrazze condominiali come margine di spostamento).  

È dunque l’ulteriore tassello del mosaico di documentari italiani volti a rilevare lo stato d’animo collettivo del bel paese, in continuo divenire e di pari passo con le evoluzioni ed involuzioni dei tempi (Pasolini, Comencini, Soldati, Mangini e Del Fra’ docent, pur senza dimenticare esperimenti recenti come Sarà un paese di Nicola Campiotti). Non a caso gli autori scelgono di girare in pellicola, nell’estetica della testimonianza d’archivio, con cui un paio di volte si mescola un montaggio a tratti concettuale e si spartiscono l’andirivieni geografico, scandito dalle località in sovraimpressione, dando alle interpellazioni ciascuno la propria voce fuori campo. Spetta tuttavia alla Rohrwacher  guidarci tra la genesi e i risvolti di questo diario-inchiesta sui “ divenenti adulti di oggi”, filmati dai “divenenti adulti di ieri”, considerando la prospettiva anagrafica dei tre (e non sarebbe forse potuto essere altrimenti, vista la vocazione della regista toscana per l’incidenza esistenziale tra adolescenza e territorio). Il documentario è infatti una galleria di compagnie di ragazzi, sovente disposti come veri e propri tableaux vivant, stagliati sui panorami, quanto più idillici, dei luoghi d’origine; inesorabili sguardi in macchina che dopo aver confidato qualcosa di sé, pare dicano “ ecco, oggi questo siamo: unicità e totalità insieme. Domani ...!” (“Chissà” ..canta Lucio Dalla, in un fil rouge filmografico col recente Per Lucio dello stesso Pietro Marcello).  

Viterbo, Terni, Napoli, Milano, Venezia, Palermo, Varazze, Torino ed ancora su e giù per lo stivale, tra grandi città e paesini di campagna, istituti professionali, licei e celebri università, palestre e parchi urbani, la domanda è quasi sempre una sola, immensa e pretestuosa: “Cos’è il futuro?”, e le risposte - ragionate o apparentemente superficiali - sono tutte sempre intrise di ingenuità disarmante, dell’inesperienza che affronta per forza di cose l’incertezza. Anche quando si crede di avere le idee ben chiare, e di idee ben chiare ce ne sono molte, anche quando non sorrette dal gruppo dei pari e anche quando mettono a nudo vuoti e carenze. Se si fa dunque torto al film, sciorinando tutti i dialoghi, nel merito e nel valore, in cui i giovani protagonisti si confrontano, alcuni hanno però il pregio di essere esemplari, non solo della eterogeinetà trasversale delle inclinazioni intellettuali vs l’estrazione sociale, ma anche del peso di consapevolezza di determinati principi, che le ultime generazioni hanno fatto proprie. Nel medesimo dibattito tra studentesse di un istituto professionale di Napoli, da un lato emerge che l’indipendenza economica delle donne non dovrebbe comunque mai abdicare dalla responsabilità “mentale” del menage domestico (volenti o nolenti, nella realtà dei fatti, in Italia è così!) dall’altro lato emerge che senza rincorrere troppo l’utopia di non discriminare chi è diverso da sé, basterebbe anche solo non abituarsi all’ignoranza, per non diventare ignorante a propria volta.

In questo continuo discorrere, in cui i registi–osservatori raramente cercano di incalzare i ragazzi in una maieutica dei propri sentimenti, lo spettatore si ritrova spesso, invece, a riflettere sulla perseveranza di luoghi comuni o contraddizioni, anche agli antipodi tra loro. Molti ragazzi rincorrono il sogno di fama e successo dei calciatori, ma non sanno spiegare le ragioni alla base dell’idolatria e dello smodato business del calcio, cadendo nel paragone vizioso che prende a confronto la vita “ingiusta” di un operaio comune. Ma su tutto domina una sequenza cortocircuito, che mette in dialogo gli attuali studenti delle aule della scuola Diaz a Genova con il recupero delle terribili immagini televisive della tragica repressione dei manifestanti al G8 del 2001. I ragazzi ammettono di sapere di non sapere, pur respirando in quei luoghi aria di pericolo sempre dietro l’angolo, ma testualmente dichiarano di “non essere competenti” sui fatti. Ma quali fatti? I fatti del retroscena politico? I fatti precipitati nella cruda cronaca nera? Quella cronaca che sentiamo denunciata in corsa dal giornalista Alessandro Leogrande? E vien da chiedersi, in una sorta di scatole cinesi dischiuse dal film, ma qualcuno ha mai parlato dell’attivismo giornalistico di Leogrande a questi ragazzi disillusi dell’avvenire? In effetti Futura lascia più perplessità che delucidazioni sui  percorsi che si profilano all’orizzonte di questi adulti che verranno. D’altronde, che “del domani non c’è certezza” (restando in tema di giovine età) e che ognuno è artefice del proprio destino, lo sappiamo da secoli, mentre ancora tutto da scoprire resta il miracolo di quanti hanno raccolto a piene mani il proprio qui e ora, a prescindere dall’età e ne ha fatto, se non proprio capolavoro, come ha detto qualcuno, quanto meno un ponte verso la conquista di un futuro migliore.

Autore: Carmen Albergo
Pubblicato il 29/10/2021
Italia, 2021
Durata: 105 minuti

Articoli correlati

Ultimi della categoria