Point Blank nella città: Kino

Sei mesi, sessanta persone, sessantamila euro. Queste le cifre che hanno reso possibile l’apertura del Kino, cineclub che vedrà la luce il 10 febbraio al Pigneto, quartiere culturale per eccellenza di Roma. La notizia è già rilevante di per sé: con la crisi economica, unita a quella culturale e cinematografica che sta investendo il nostro Paese, c’è ancora chi crede nella cinematografia, creando per giunta non un cinema commerciale ma un cineclub con alte e larghe aspirazioni cinefile, di qualità, fattori che spesso mal si coniugano con profitti e introiti. Il breve ma già importante percorso del Kino ha dei connotati decisamente più particolari di quelli appena elencati, essendo uno dei frutti di quell’ondata di protesta legata al mondo della cinematografia che ha attraversato il nostro Paese negli ultimi anni e che è balzata agli onori delle cronache più recentemente. Point Blank nella città (in questa uscita virato sul versante cinematografico dopo i precedenti appuntamenti con i luoghi cittadini indipendenti dedicati all’arte contemporanea) ha intervistato Cristiano Gerbino, colui che per primo ha avuto questa idea che giovedì prossimo diverrà realtà. Il produttore e professore, prima di ripercorrere le tappe che hanno reso possibile questo piccolo miracolo romano, ci fa da Cicerone nel cineclub, ancora cantiere prima dell’imminente apertura. Il locale si sviluppa su due piani: nel primo, al piano terra, c’è l’area bistrot, dove gli spettatori possono ingannare l’attesa mangiando e bevendo grazie ad un bancone, ora ancora ricoperto di polvere di calce, che sarà funzionante e che servirà i clienti accomodati nelle poche sedie ora a lucidare. Quindi si scende al piano inferiore dove uno slargo con il parquet ancora da perfezionare sarà il foyer, per una sala di proiezione di quaranta posti (ancora quattro sedili da agganciare al suolo). Il locale, si capirà, è quindi piccolo ma ben realizzato, con stile mitteleuropeo. Visionati i locali, Gerbino inizia dunque a ricordare la nascita del progetto…

Aveva chiuso il Grauco, storico cineclub del Pigneto e qualcosa mi scatta nella testa: lo voglio riaprire! Mi ero innamorato di quel posto, decadente e affascinante. L’impulso è stato subito di prenderlo, per non lasciarlo fallire e cadere nell’oblio. Ma poi ci siamo resi conto che quel luogo era di un’altra epoca, di un altro modo di vivere il cinema e di essere protagonisti della distribuzione di opere cinematografiche nella città. Ripeterlo non era sufficiente. E quindi mi sono chiesto cos’era che mancava a Roma, ma che mancava anche a me. Mi sono risposto che mancava un posto dove andare per visionare opere che non riesco a vedere nei cinema canonici, classici. Vivendo e lavorando nel mondo del cinema frequento quotidianamente colleghi che vanno più di me in giro per Festival, i quali mi parlano di film eccellenti visti in giro per l’Europa che puntualmente non giungono mai sui nostri schermi. Ecco: io volevo vederli quei film! E come me, molti altri. Quindi l’associazione, una volta chiuso il Grauco, è stata immediata: un luogo, un cineclub, che proietti le migliori pellicole del mondo, dal momento che queste opere troppo spesso subiscono una cattiva distribuzione in Italia (pochissime copie) oppure neppure approdano nel nostro Paese. L’idea mi è subito interessata perché non esistono luoghi così specializzati nel cinema invisibile a Roma. Tuttavia, dal punto di vista commerciale, il progetto non è così rivoluzionario. Esistono tanti cineclub con problemi finanziari a causa della loro programmazione cinefila e non di cassetta, ed essendo il nostro stesso campo culturale ma anche commerciale, ci siamo subito chiesti come rendere economicamente meno provante una realtà del genere. Abbiamo pensato quindi di creare un luogo di aggregazione di chiara impostazione cinematografica, ma che fosse anche un ritrovo. Da qui l’idea di affiancare alle proiezioni l’area bistrot, dove la gente può entrare anche solo per prendersi un bicchiere di vino senza necessariamente vedere i film; per incontrarsi e parlare. E’ da qui che l’idea del cineclub si è evoluta in un luogo di incontro generazionale, dove auspico che le generazioni dei trentenni e quarantenni del mondo del cinema si ritrovino per discutere, confrontarsi, creare cultura. L’idea aggregativa mi è sembrata praticabile perché è proprio da questa spinta umana che nasce il Kino. Quando il Grauco chiuse e iniziai a cercare fondi per aprire un’altra tipologia di cineclub, mi recai innanzitutto in luoghi cinematografici dove giravano un po’ di soldi. Centri di produzione e similari. Le risposte furono tutte negative: chi viveva questo mestiere come commercio non riusciva (e posso capirli) a vedere l’apertura di un cineclub come una via economicamente praticabile ed efficace oggigiorno. Quando invece sono andato a chiedere supporto umano ed economico a registi, sceneggiatori e artisti in generale, proprio lì sono arrivati i primi sì, la prima aggregazione, che mi ha portato dall’essere solo nel progetto ad avere prima quattro, poi dieci, fino a sessanta soci per il Kino, per un processo moltiplicatore fondato sull’appassionata adesione ad un progetto che è ben più di una semplice struttura, luogo, ma che racchiude in sé una voglia di cultura che fa comprendere questa larga adesione “dal basso”.

Così larga che abbiamo dovuto porre un limite (temporale, non numerico) per l’adesione associativa al progetto. Ad oggi siamo 54 soci, più cento affiliati (questi secondi sono membri che contribuiscono annualmente con una quota come socio sostenitore). E qui veniamo alla parte più spinosa, ovvero la carenza fisiologica e perenne di soldi, per un luogo che doveva nascere senza ingenti finanziamenti (finanziatori!) su cui contare, ma solo grazie alla libera associazione. Questo che poteva sembrare un limite, ha invece fatto la cifra vincente del locale. Grazie all’autotassazione i soldi si sono palesati; ma soprattutto grazie all’impegno dei singoli che hanno costruito questo posto – dal parquet alle finestre, dalle pareti al bistrot – il locale è venuto così a costare un terzo del previsto. Scherzando, diciamo fra noi, che se la nostra esperienza nel mondo del cinema andrà male, ora abbiamo tutti un secondo lavoro! Sceneggiatori che si sono reinventati saldatori, registi imbianchini, e via così… È stata anche una piccola rivoluzione, quantomeno un caso mediatico che noi stessi non ci aspettavamo: 60 fra uomini e donne di cinema, che per amore di questo si mettono a fare i carpentieri, per creare un luogo che è un sogno… Ha fatto notizia! Perché significava la reazione ad una forte mancanza – in questa città e in questa epoca – di cultura, sotto molteplici forme, cinema incluso.

Come spieghi, e quali pensi saranno le traduzioni poi in fatti, di questo interessamento per molti versi strabiliante, numericamente rilevante e mediaticamente riuscito al mondo del cinema, della cinefilia e della cultura, rispetto poi a quello che è quotidianamente la cultura cinematografica, fatta di tagli economici, non curanze, allontanamenti e poca attenzione particolareggiata da parte delle ampie platee?

Riaprire una sala è di per sé già una notizia. Poi i risvolti non li possiamo sapere. Per il momento posso dirti che abbiamo fatto un’inaugurazione in un locale romano, il Lanificio 159, dove sono giunte più di tremila persone per finanziarci, dati i costi di realizzazione dei locali più alti del previsto. Evidentemente c’è un interesse per questo settore, per queste realtà culturali. Il cortocircuito fra interesse e reale affiliazione della popolazione è derivato dal fatto che non c’è un vero mercato nel cinema, quindi nel momento in cui c’è una finestra in questo campo che sa incanalare le eccellenze del mondo internazionale del cinema l’interesse si crea. Noi abbiamo nella programmazione dei soli mesi di febbraio e marzo opere che hanno vinto Cannes, che hanno corso agli Oscar e che non sono mai giunti nelle sale italiane. Questo vuoto è sentito da molti, l’interesse conseguente credo provenga da lì. E poi non scordiamoci che tutto ciò è reso possibile da persone che fanno del cinema il proprio mestiere, la propria vita, e quindi scelte del genere non sono solo interessi, ma “gesti culturali”.

Parliamo in maniera più particolareggiata della programmazione. Quali sono le scelte estetiche e culturali che andrete a fare? Che film verranno proiettati? Sappiamo anche che esisteranno delle giornate tematiche. In cosa consisteranno?

La programmazione sarà fondamentalmente questa: noi cercheremo di proiettare film inediti internazionali e film italiani che hanno subito una distribuzione troppo piccola (come Sangue – la morte non esiste di Libero De Rienzo o lo stesso Fratelli d’Italia di Claudio Giovannesi con cui debutteremo giovedì inaugurando la collaborazione con il Nuovo Cinema Aquila ospitando parte della kermesse sul “Cinema di Migrazione”). Poi ci sono “Carte Bianche” – prototipo già sperimentato felicemente in Francia –, una tre giorni dove un personaggio del cinema o più genericamente della cultura italiana prenderà le redini della programmazione, decidendo cosa proiettare. C’è poi la “Domenicup”, un gioco domenicale dove far vedere i film inediti degli ultimi cinque anni e metterli in competizione fra loro. Il gioco sarà internazionale, per ricalcare i mondiali agonistici, dove il film francese si scontrerà col film inglese, e così altri accoppiamenti. Questi saranno impostati come un vero tabellone, dove il vincitore degli ottavi di finale approderà ai quarti scontrandosi con il vincente di un altro abbinamento. E così via, fino alla finale, con la possibilità quindi di rivedere più di una volta un film, proiettato ogni volta che compete. Come un campionato del mondo! Inoltre la domenica, oltre alla “Domenicup”, sarà utilizzata per riproporre i migliori film proiettati durante la settimana appena conclusa; apriremo prima, a mezzogiorno, potendo così proiettare nuovamente il meglio della settimana, venendo incontro a chi nei giorni infrasettimanali non ha potuto prendere parte alle visioni. Quotidianamente invece avremo tre proiezioni: gli spettacoli inizieranno alle 18:30, poi alle 21:00, per chiudere alle 23:00 con l’ultima proiezione.

Si inizia dunque giovedì 10 febbraio, eccezionalmente con due sole proiezioni – alle 18:30 e alle 21:00 – con Fratelli d’Italia di Giovannesi. Prima di salutarci, non resta che illustrare le modalità di ingresso…

Tessera Arci (annuale), per le proiezioni che costeranno 4 euro. Ma le energie sbloccate in questo ultimo anno nel (e dal) mondo del cinema – dall’occupazione del red carpet al Festival Internazionale del Film di Roma passando per il movimento “Tutti a casa” e proseguendo con le occupazioni della Casa del Cinema di Roma e del cinema Metropolitan – credo rendano essenziale anche una partecipazione attiva da parte del pubblico. Noi, come realtà indipendente, diamo loro la possibilità di affiliarsi al nostro progetto, con dei costi (sostegni) e modalità partecipative ampiamente illustrate nel nostro sito ufficiale, www.ilkino.it.

Autore: Emanuele Protano
Pubblicato il 06/11/2014

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