Halloween III - Il signore della notte

di Tommy Lee Wallace

Unico episodio privo di Michael Myers, l'Halloween Tommy Lee Wallace è un ambiguo prodotto Carpenter senza Carpenter, che fallisce il tentativo di rinnovare la saga ma tenta inaspettate aperture narrative.

Halloween III - Il signore del male - recensione film

Non è facile approcciarsi in maniera oggettiva a quelle pellicole che, flop per la critica, acquistano la nomea di film cult nel corso del tempo. È ancora più difficile farlo oggi, quando sembra non esserci via d’uscita dallo schema per cui vintage e qualità andrebbero di pari passo, un’equazione esasperata quando la data di uscita del film è compresa tra la fine degli Anni ’70 e gli ultimi ’80. Questo perché il culto, che sia cinematografico, musicale, letterario, cova nelle nicchie che lo praticano una componente fanatica e idealistica. Nel momento in cui ci si trova di fronte, quindi, a quei film a basso budget che sono stati eletti dalla cinefilia feticista a capolavori splatter incompresi, si ha paura di ripercorrere lo schema Mario Bava (la cui fama odierna si deve non certo alla critica quanto a registi stranieri come Nicolas Winding Refn, Quentin Tarantino, Tim Burton) ed essere per ciò additati come critici “parrucconi” e “reazionari”, incapaci di trovare godimento nel trash o nell’horror di genere.

Halloween III - Il signore della notte (1982), secondo sequel dell’Halloween di John Carpenter, è uno di quei prodotti. Non perché il film diretto da Tommy Lee Wallace sia privo di un’idea estetica o del fascino dark che contraddistingue gran parte degli horror del periodo (lo si vede già dalla grafica dei bellissimi titoli di testa), tutt’altro, proprio perché quest’idea estetica sembra un patchwork del cinema di Carpenter (il suo sound design, le sue colonne sonore, i suoi colori al neon) tradotta, però, in un film non di Carpenter, qui nelle semplici vesti di produttore.

E’ ben chiara la provenienza delle fobie, delle idiosincrasie, dei temi tratti dal film, perché sono le stesse e gli stessi che segnano l’intera opera del regista di Carthage: il rapporto tra consumismo e media (Essi vivono), le paure della provincia statunitense (The Fog, Il villaggio dei dannati), la potenziale violenza del macchinico (Christine - La macchina infernale). Ciò che non è chiaro è come queste convergano nella trama principale, facendo sì che si appiccichino alla pellicola le definizioni di sequel, slasher, film di fantascienza, senza che Wallace riesca né ad abbracciarne una né a riunirle e condurle tutte in una direzione ben precisa.

Dal momento quindi che Halloween III è un film Carpenter-non Carpenter, il suo statuto resta, anche a distanza di anni, ambiguo. Da un lato fallisce nell’incapacità di ibridarsi, di trovare una forma in grado di unire la visione del suo padre putativo e il tentativo di rinnovare lo schema proposto nei due capitoli precedenti, eliminando Michael Myers dalla trama. Dall’altro, ma questo può essere detto solo attraverso gli occhi di chi guarda con nostalgia alle dinamiche e alle atmosfere dell’opera di Carpenter, mantiene sempre l’indiscutibile fascino del gioco orrifico ideato e costruito su un’estetica, questa sì, ben delineata.

La sensazione di dejavù è però troppo forte per giudicare il film come monolite, cosa a cui la sua struttura inviterebbe dal momento che Halloween III, come si diceva, è l’unico film della saga a non avere una trama inerente o anche solo vicina alla storia di Michael Myers (il che, tra l’altro, suscitò polemiche attorno al suo inserimento come terzo capitolo).

E’ più interessante piuttosto spiegare il film— e spiegarselo — come prodotto (auto)citazionista (lo stesso Halloween viene trasmesso come trailer su un televisore) che ha l’incredibile merito di provare ad espandere un universo narrativo, inserendovi nuove trame e subplot, prima ancora che i sequel diventassero prassi del mercato cinematografico statunitense. Una considerazione che può però essere fatta solo retrospettivamente, il che scagiona una critica che, negli anni Ottanta, accolse polemicamente il film di Wallace, regalandogli così la possibilità di una rivalutazione postuma.

Autore: Pietro Lafiandra
Pubblicato il 28/09/2018
USA 1983
Durata: 96 minuti

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