Venezia 72 / Anomalisa

Charlie Kaufman firma una curiosa e spiazzante love story animata, un innamoramento paranoide come non lo si vedeva dai tempi di Ubriaco d'amore

Hanno paura di essere brutti, alcuni dei personaggi femminili di Anomalisa, il nuovo film di Charlie Kaufman, straniante opera d’animazione realizzata dal regista grazie al sostegno del crowdfunding messo in piedi sulla piattaforma Kickstarter - per la cui campagna promozionale lo sceneggiatore di Se mi lasci ti cancello aveva realizzato un’immagine che evocava la Passione di Cristo che si è poi rivelata distante rispetto al contenuto del film e meramente pubblicitaria. E in effetti hanno ragione, perché non sono né belli, né piacevoli, né attraenti, esattamente come il mondo verosimile, estremamente realistico e inospitale che è costruito loro intorno. Anomalisa, il cui titolo crea una crasi tra la parola “anomalia” e il titolo della co-protagonista Lisa, donna insicura e lontana da molto tempo dalle gioie di un rapporto sentimentale ed erotico, in realtà si concentra maggiormente, soprattutto nella prima parte, sul protagonista Mike, uomo che nonostante faccia un lavoro sulla carta eccitante e scoppiettante come l’oratore motivazionale somiglia di più a un operaio ingrigito dalla quotidianità e da una vita che non offre il minimo sussulto: si ritrova a spiare involontariamente un tizio che si masturba dalla sua finestra, è emotivamente lontano dalla famiglia, galleggia nelle camere degli hotel come un corpo morto, schiacciato dal peso di un demone privato e senza nome.

L’irruzione nel mondo dell’animazione dalla porta principale di uno dei più cervellotici e spiazzanti scrittori per il cinema della sua generazione, dal canto suo, è un foriero di momenti spiazzanti e probabilmente poco riusciti ma anche di sorprese illuminanti e molto interessanti: se la primissima parte del film, coraggiosamente e meritoriamente inserito nel Concorso di Venezia 72, è di sicuro ridondante e rientra a pieno titolo tra le cose più inutilmente compiaciute e volutamente respingenti di Kaufman, è col passare dei minuti, e una volta sganciatosi dal prologo, che film si libera da sé stesso per approdare verso una dolcezza costruita e fortemente ricercata ma mai inautentica.

La riflessione di Kaufman, semmai, verte proprio su quanto di autentico possa esserci, oggi, in un sentimento nato in maniera tanto forte quanto precipitosa come quello tra Mike e Lisa, su quanto di meccanico e straniante vi sia, di questi tempi, nei rapporti umani al tempo del mondo digitale, nel quale le distanze tra le persone sono moltiplicate a dismisura ed è possibile innamorarsi in un battito di ciglia, anche solo di una voce. La risposta, ovviamente, sembra andare nella direzione da sempre indicata dal cinema dei Kaufman, anche nei film di Gondry che ha solo scritto e non diretto. Basti pensare a come veniva trattata la “natura umana” in Human Nature (appunto) dello stesso regista francese o alla struggente cerebralità del più noto Eternal Sunshine of the Spotless Mind: i sentimenti, per Kaufman, ma anche gli esseri umani in quanto tali, esattamente come in Anomalisa, sembrano delle funzioni matematiche, dei fantocci grotteschi, delle macchine perfettibili ma volubili, che in quanto tali possono impazzire da un momento all’altro. Succede anche a Mike, che dopo una notte d’amore tenera e delicata, con annessa la prima scena di cunnilingus in un film d’animazione, comincia a essere infastidito da Lisa, da come mastica, da tutto quello che fa.

E’ questa follia in sordina ma sempre sul punto di esplodere a costituire la cifra del film, a dettare i motivi principali del suo fascino e le ragioni profonde della sua riuscita: i personaggi, tra l’altro percepiti dal protagonista come se avessero tutti lo stesso volto (è la Sindrome di Fregoli, evocato direttamente nel film), sono dei Frankenstein in forma di pupazzi animati in stop motion, delle carcasse già morte e ravvivate a forza dal regista, che infonde a questi automi una dose di sentimento tanto più affascinante quanto più, almeno sulla carta, impossibile da materializzarsi. E’ un risultato stupefacente, al quale Kaufman approda anche grazie all’estremo realismo nel quale avvolge la propria animazione a passo uno, amplificando la dimensione paranoide della vicenda e cogliendo così lo zeitgeist di una perfetta storia d’amore contemporanea, la più seducente e al contempo respingente love story vista nel cinema americano dai tempi di Ubriaco d’amore di Paul Thomas Anderson, con i dovuti distinguo di toni, ambientazioni e soprattutto ambizioni.

Autore: Davide Eustach…
Pubblicato il 09/09/2015

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