The Walking Dead (5° st.) / Premiere
La serie zombie AMC ritorna dopo una stagione discutibile con un'ottima premiere carica di azione. Riuscirà a mantenere le aspettative?
Ancora una volta la comunicazione di The Walking Dead passa per il corpo di Andrew Lincoln, sempre al centro della campagna di promozione della serie AMC. Dopo la seconda metà della quarta stagione, forse la tranche più debole e involutiva dell’intera serie, The Walking Dead ha promesso di rinnovarsi e incattivirsi, e lo fa per l’appunto a partire da Rick Grimes. Nei poster e trailer che hanno anticipato la premiere di questa quinta stagione, No Sanctuary, il corpo dell’ex poliziotto viene mostrato affetto da profonde trasformazioni. Capelli lunghi e sporchi, barba sempre più lunga, occhi che si fanno ogni puntata più spenti e rabbiosi, Rick è lontano ormai dall’essere l’ultimo sceriffo in città delle prime stagioni. I poster characters di alcuni anni fa lo mostravano magnum alla mano e cinturone alla vita, un’immagine solida che richiamava direttamente il substrato western su cui cresce l’intera serie. Di quelle immagini e di quell’uomo però resta sempre meno, come dimostra da subito la violenza di questa prima ottima puntata, forse la migliore premiere dai tempi del pilot girato da Frank Darabont in persona.
Diretta da Greg Nicotero, sempre più a suo nelle vesti di regista oltre che di truccatore, No Sanctuary riprende la narrazione esattamente da dove l’avevamo lasciata, con la maggior parte dei protagonisti rinchiusi in quella macelleria umana che si è rivelata Terminus. Ma invece di indugiare nel racconto di questa nuova realtà, gli autori impongono una prima improvvisa sterzata, portando in un attimo la situazione al suo punto di rottura. A quest’accelerazione, così rara nei tipici tempi dilatati della serie, corrisponde un improvviso impennarsi della violenza, sia di quella mostrata dallo show che di quella esercitata dai protagonisti. Anzitutto Nicotero ci regala una concitata introduzione in medias res, cui segue una scena di sangue particolarmente disturbante e degna di un ottimo film horror. Ma è tutta la puntata a presentare un tasso maggiore di violenza, anche quando essa si limita a vivere nelle parole (lo conferma il confronto tra Tyrese e l’uomo di Terminus intrappolato nel capanno, ormai oltre ogni umana empatia). L’altra faccia di questa escalation è la violenza attuata dai protagonisti. Non è un caso se assieme a Rick la grande protagonista della premiere sia Carol, scacciata precedentemente per le sue azioni massimaliste ma oggi salvatrice eroica grazie alla sua determinazione priva di scrupoli. Esiliata a suo tempo da Rick, la donna pare oggi la sua unica e naturale compagna. Mentre il gruppo resta ancorato ad una veste di umanità, lei e Rick paiono sempre più in linea con l’ambiente che li circonda. Ma se per Carol ciò si traduce in una violenza piegata alla stretta sopravvivenza, Rick rischia invece di cedere e crollare nel suo lato più oscuro.
Se le premesse di No Sanctuary saranno mantenute questa quinta stagione potrebbe finalmente avvicinarsi al punto su cui poggia l’equivalente fumettistico creato da Robert Kirkman, nel quale i morti viventi sono anzitutto i sopravissuti. Tuttavia la serie condotta oggi da Scott M. Gimple ha più volte, regolarmente, disatteso le aspettative suscitate, e la fine dell’episodio in questione, con il ritorno del gruppo al vagabondaggio privo di meta, alimenta già i primi timori. C’è da sperare che gli autori non si affossino di nuovo in inutili digressioni, restando invece aderenti ad un progetto e un’idea forti. Comunque vada a finire, No Sanctuary resta uno degli episodi migliori di tutta la serie.