No.7 Cherry Lane
Il primo film di animazione di Yonfan è un racconto proustiano della memoria: tra Storia, eros e sogni, il suo elogio della lentezza si imprime oltre lo schermo.

Hong Kong, fine anni Sessanta. Ziming è uno studente combattuto tra i sentimenti che nutre per la signora Yu, una donna in esilio da Taiwan a causa del Terrore Bianco, e la sua bellissima figlia Meiling. Il ragazzo impartisce ripetizioni alla figlia e in questo modo si avvicina sia a lei che alla madre...
Con No.7 Cherry Lane Yonfan mette subito sul tavolo i suoi riferimenti: Alla ricerca del tempo perduto, prima di tutto, con il capolavoro proustiano che viene ripetutamente citato dal protagonista, soprattutto in riferimento alle note quaranta pagine che descrivono una notte insonne di Marcel; l'inizio di Anna Karenina di Tolstoj, in cui Anna non appare mai. Qui viene postulato l’assunto di fondo: la pratica della “lentezza come eleganza”, affermata proprio da Ziming, che così chiarisce le regole del racconto. Una “lentezza” raffigurata nel simbolo del gatto grigio, figura fantasmatica e leziosa che attraversa il nostro sguardo al rallentatore.
Il regista sfida la ridondanza letteraria, ma a ben guardare la sua è una forma di onestà: si prenderà il suo tempo, lo sappiamo dall'inizio, e sarà un racconto del ricordo (proustiano, appunto) con tutto ciò che ne consegue. Per esempio la percezione filtrata dalla memoria riscrive la realtà e la drammatizza, non si riferisce al vero svolgimento dei fatti ma alla sua rievocazione nella mente: ecco che lo studente si muove non solo su un terreno plausibile, ma anche tra sogni, immaginazioni, fantasticherie.
Per Yonfan l'animazione è lo spazio del ricordo. Cosi´ si spiega il ricorso a questa tecnica, usata per la prima volta dal regista di Hong Kong: nell'impossibilità di ricostruire le memorie attraverso la finzione tradizionale egli guarda da un´altra parte e lo fa con il disegno. Hong Kong, lo stesso luogo di Wong Kar-wai, si “anima” di manifestazioni maoiste nelle strade, mentre nel privato il giovane allestisce un possibile triangolo con madre e figlia. Wong appare apertamente citato in un incrocio sentimentale in ralenti, a chiasmo, il primo incontro che apre il balletto dei personaggi.
Ma Yonfan fa anche di più: nel riallestire questa società fine anni '60 egli riscrive in animazione i film dell'epoca, quelli che si vedono al cinema, prima in bianco e nero e poi a colori. Meiling chiama sempre la madre “signora Yu”, connotandola come la sua Mrs. Robinson proprio mentre Il laureato di Mike Nichols invade le sale. Il regista non si limita alla realtà, seppure filtrata da un immaginario cine-letterario, ma avvolge l'intreccio in un tratto onirico: ecco che la scena del sogno, con i volti che cambiano, si impone come disvelamento dei veri desideri dei protagonisti; ecco che l'eros prima trattenuto esplode nella memorabile sequenza del sesso con i gatti. Nella non esaltante competizione di Venezia 76, insomma, No.7 Cherry Lane si offre come uno dei titoli più significativi grazie alla forza delle idee, alla sorpresa delle immagini, al discorso visivo peculiare che resta impresso oltre lo schermo.