Marvel Cinematic Universe: Dal fumetto agli audiovisivi digitali
Un approfondito punto d’ingresso al Marvel Cinematic Universe, teorico e per certi aspetti pioneristico, che in nome della divulgazione e della sintesi evita però l’indagine approfondita di uno dei sistemi centrali dell’intrattenimento contemporaneo.
Con Marvel Cinematic Universe: Dal fumetto agli audiovisivi digitali (Cento Autori, 288 p., € 15,67), Diego Del Pozzo è chiamato al compito, complesso e paradossale al contempo, di analizzare la struttura pop per eccellenza del nostro immaginario per un pubblico di non addetti ai lavori, approcciandola tuttavia con tutta la serietà che la materia merita.
L’autore organizza dunque un’indagine dal passo intelligentemente divulgativo, coinvolgente ma non superficiale, uno studio nato al punto d’incontro tra la ricerca accademica e la sua passione per i fumetti Marvel, adottando un approccio tipico della tradizione anglosassone. Del Pozzo analizza infatti le sfaccettature dell’MCU con rispetto, usando gli strumenti della mediologia e della critica culturale, sgombrando così il campo dalla superficialità che di solito accompagna gli sguardi di certa critica nei confronti del blockbuster supereroistico. Questo perché, oltre a essere un’analisi del Marvel Cinematic Universe, il saggio di Del Pozzo vuole essere soprattutto un elenco di buone pratiche, spunti, suggestioni e strumenti utili allo spettatore per avvicinare quello che Del Pozzo considera uno degli archivi di segni, temi e linguaggi più adatti per raccontare i mutamenti del contesto socioculturale attraverso le forme del cinema popolare.
E dunque lodevole, da questo punto di vista, l’approccio tangenziale adottato dall’indagine, che sceglie di non partire dal versante cinematografico ma di dedicare la prima delle tre parti del volume al rapporto tra la casa editrice Marvel, l’industria del fumetto e il suo pubblico. Come ricorda infatti anche Gino Frezza nella prefazione al volume, «per capire e vivere integralmente il Marvel Cinematic Universe, non si può esimere dal rifare l’intera storia da cui esso è nato ed è cresciuto; ovverosia dai fumetti», e tuttavia è evidente che la scelta di Del Pozzo non è soltanto metodologica. Avvicinandosi all’MCU dal fumetto, infatti, l’autore mette in chiaro fin da subito da un lato la complessità della materia oggetto dello studio (che fin dalle origini custodiva il germe della multimedialità) e conseguentemente sottolinea quanto uno dei valori più importanti per dialogare efficacemente con il Marvel Cinematic Universe sia la dedizione alla ricerca, la spinta a spostarsi tra media diversi, il desiderio di problematizzare l’oggetto pop.
In questo senso, proprio la prima parte del saggio è forse la più riuscita del percorso analitico di Del Pozzo, quella in cui l’autore riesce a sviluppare nel modo migliore il passo tra il divulgativo e l’analitico su cui ha deciso di muoversi. E così, mentre il saggio ripercorre la storia della Marvel cartacea, presentando ai lettori una galleria di personaggi che hanno plasmato in maniera profonda il suo immaginario, l’autore apre una serie di digressioni che lo portano a osservare il percorso della Casa delle Idee dal punto di vista gestionale o tematico, portando all’attenzione di chi legge tanto i particolari delle strategie economiche della Marvel da un decennio all’altro quanto la forma mentis del suo storytelling, legato sempre a doppio filo alle tematiche più urgenti del contesto socioculturale con cui di volta in volta interagiva.
Colpisce, tuttavia, notare quanto le argomentazioni di Del Pozzo non riescano a conservare la stessa freschezza anche nella seconda e nella terza parte del saggio, dedicate rispettivamente al rapporto tra la Marvel e i media audiovisivi dalle origini all’MCU, e a una disamina di ogni prodotto legato al Marvel Cinematic Universe dal 2008 a oggi. La sensazione è che, alle prese con una materia così densa, complessa e stratificata, l’autore abbia in questo caso privilegiato il completismo all’approccio equilibrato, tra l’analitico ed il divulgativo, adottato fino a quel momento. A Del Pozzo va dato senza dubbio atto di registrare nel suo studio tutti gli adattamenti audiovisivi dei fumetti Marvel, a partire dai cortometraggi cinematografici degli anni ’40 passando per i primi esperimenti di cinecomic degli anni ’80 e arrivando fino ai videogame o ai prodotti seriali Marvel/Disney+, e tuttavia è indubbio che si tratta di tante brevi parentesi, in cui si prova a condensare nel giro di poche righe una serie di scelte creative e di decisioni produttive che raccontate più diffusamente sarebbero state perfettamente funzionali alla dimensione divulgativa del saggio.
L’approccio ai limiti del compilativo con cui il testo affronta parte della sua ricerca risalta forse ancor di più nel momento in cui si prende atto di quanto le riflessioni dell’autore siano inframezzate da promettenti parentesi teoriche che mettono in comunicazione il corpus di film Marvel con i più recenti filoni di analisi del contesto mediologico ed economico/produttivo. Del Pozzo è ad esempio tra i pochi italiani a citare gli studi sulla Franchise Age di Ben Fritz, e al contempo decodifica con lungimiranza l’approccio produttivo di Kevin Feige utilizzando la seminale inchiesta sul franchise dell’Harward Business Review a firma di Spencer Harrison, Arne Carlsen e Miha Škerlavaj, spingendosi fino a disegnare una tassonomia tematica del Marvel Cinematic Universe che unifica gran parte delle pellicole alla luce di un complesso discorso sul rapporto tra corpo umano ed elemento macchinico. Si tratta, tuttavia, di spunti per la maggior parte solo lambiti dall’autore, che avrebbero meritato maggiore approfondimento proprio perché rendono evidente l’importanza dell’MCU nell’immaginario contemporaneo, che altrimenti rischia di passare sottotraccia malgrado gli sforzi analitici.
Il risultato è dunque un buon punto d’ingresso, teorico e per certi aspetti pioneristico, destinato allo spettatore appassionato, ma anche un testo che non trascende pienamente il suo passo divulgativo, limitandosi, soprattutto in rapporto al dialogo tra la Marvel e il cinema contemporaneo, a descrivere e raccontare un contesto senza problematizzarne gli elementi essenziali, e offrendosi, piuttosto, come primo tassello per un’indagine di cui altri riprenderanno le fila.