Desplechin continua a giocare con le maschere e gli pseudonimi per cercare di raccontare se stesso: questa volta scivola nella pelle di un Philip Roth esiliato e accerchiato dai fantasmi del proprio desiderio.
Come il suo protagonista, Desplechin abbandona la prospettiva lineare, un principio ordinatore, mescolando vita e sogno, realtà e rappresentazione nel dare forma ai propri fantasmi.