Un kolossal anacronistico che abbraccia l’eccesso, smarrisce il sentimento e comunque infesta gli occhi, attraversa il corpo. Cinema come rito sciamanico, con un occhio ai film e gli spettatori di là da venire.
Più che un biopic su Neil Armstrong, il nuovo film di Damien Chazelle è una lunga odissea interiore costantemente attraversata dallo spettro della morte.
Il presente c’è ma non si vede. Resta ai margini come rimosso di un cinema che nella scelta del musical cerca di cancellare le tracce, senza per questo illudersi che possa bastare