Guadagnino fa ancora, come se fosse sempre la prima volta, un "critofilm": questa volta l'oggetto in analisi è il paesaggio americano degli anni 80, ricettacolo di rimossi culturali e teatro di spettri che attendono solo forma corporea.
Abbandonando l'horror a favore del dramma famigliare, Trey Edward Shults firma un film pienamente figlio del suo tempo e del rapporto tra le nuove generazioni e le loro immagini.