Santa Subito

di Alessandro Piva

Alessandro Piva porta sul grande schermo la memoria della poco più che ventenne Santa Scorese, studentessa e attivista cattolica, assassinata nel 1991

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Santa Subito, film vincitore della Festa del Cinema di Roma 2019, rielabora la storia di una vocazione di fede e di una accettazione impossibile, che non è soltanto la rassegnazione ad una morte annunciata, quanto la necessità e il coraggio di affrontare il presente. Subito. L'opera è infatti dedicata a chi sopravvive e convive con la perdita, gomito a gomito col senno di poi.

Il salernitano Alessandro Piva, già legato alla rappresentazione del territorio e del sottobosco barese, porta sul grande schermo la memoria della poco più che ventenne Santa Scorese, studentessa e attivista cattolica, assassinata nel 1991 dopo tre anni di molestie da parte di un uomo con conclamate turbe psichiche, ossessionato dalla religione. Una memoria che, da un lato impossibilitata a rivendicare un'adeguata risoluzione giudiziaria (non essendo all'epoca ancora configurabile il reato di stalking) e dall'altro già sottoposta all'inchiesta per beatificazione, attende di proseguire l'iter di canonizzazione.

Il film raccoglie le voci e i volti, i luoghi e i ricordi dei membri della famiglia Scorese, degli amici di Santa, dei sui padri spirituali, delle missionarie, le cui orme aveva deciso di seguire, soprattutto sfoglia e recita le pagine dei suoi diari, attraversa e libera i pensieri e le profonde riflessioni, le paure e i desideri. Le parole, i silenzi e gli amari sorrisi marcano lo strappo tra il prima e il dopo l'inizio di quel calvario: il prima di un'adolescente determinata e solare, animata da entusiasmo e volontà di condivisione e il dopo di una giovane donna braccata nella quotidianità e messa alla prova nel momento più intenso della propria devozione. Il momento in cui comprendeva che se non sapeva innamorarsi di un essere umano, non poteva innamorarsi di Dio.

La visita degli anziani genitori nel cimitero quasi deserto e la sedia vuota nel portico parrocchiale, che danno avvio al film, annunciano l'incolmabile vuoto lasciato da Santa all'interno della comunità che la vide crescere, ma non lasciano che il racconto esordisca in sordina, ecco avanzare una donna sicura nel passo, serena nel volto, è Rosa Maria, sorella maggiore di Santa. Tra tutti coloro che si avvicenderanno, sarà lei a reggere le fila dolorose dei discorsi sparsi e ad affermare con compassionevole lucidità la verità sottesa al perdono: questa storia ha due vittime, Santa e il suo persecutore, un uomo totalmente instabile, abbandonato a se stesso dalle istituzioni di assistenza, nonostante le ripetute denunce. Di quest'uomo appariranno, una sola volta e per pochi secondi, dettagli del viso frammentato, forse ripresi da un ritaglio di giornale di cronaca nera, a voler programmaticamente eludere la tentazione di far deviare il racconto nel suo inferno.

Perché a dispetto del climax di ascendente tensione che Piva ha saputo costruire col montaggio serrato, Santa Subito muove un trasporto e una commozione liberatoria, che toglie il fiato, ma per consegnarci ad un respiro di stupore ben più vasto. In una estetica tradizionale, composta dalla galleria di testimonianze integrata da materiali d'epoca degli anni '80, il regista cala in modo magistrale simboli e metafore funzionali alla narrazione visiva, caricando di pathos anche il paesaggio e le mura domestiche. Se le riprese dal basso dei tralicci della ferrovia che rigano il cielo simulano l'andirivieni dal passato, un fulmine a ciel sereno sulla città vecchia e lo zoom sull'oblò della lavatrice sconquassato dalla centrifuga precipitano lo spettatore verso il tragico epilogo, più di mille ricostruzioni. Epilogo che, come premesso, non si arresta alla perdita di Santa, ma che il film trascina sui titoli di coda, citando l'allarmante dato statistico per cui in Italia ogni 72 ore una donna è vittima di femminicidio.

Prodotto e distribuito da Fondazione con il Sud e Seminal Film, Santa Subito è approdato al cinema nella formula film-evento. Particolare menzione merita inoltre la mobilitazione di U.C.C.A. (Unione Circoli Cinematografici Arci) che in contemporanea all'uscita in sala e in collaborazione con l'associazionismo locale, ha patrocinato nel borgo d'origine della famiglia Scorese, sprovvisto di cinema locale, ben una settimana di proiezioni e matinée scolastici. Subito.

 

Autore: Carmen Albergo
Pubblicato il 14/12/2019
Italia 2019
Durata: 60 minuti

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