Between Sisters
Manu Gerosa sfodera il coraggio (discutibile?) di mettere a nudo e alla mercede della sensibilità pubblica la storia della propria famiglia
Il documentarista Manu Gerosa sfodera il coraggio (discutibile?) di mettere a nudo e alla mercede della sensibilità pubblica la storia della propria famiglia, l’intimità del rapporto che lega la propria madre Ornella a sua sorella maggiore Terry, già ottantacinquenne al tempo delle riprese. Il complesso legame di due sorelle di vent’anni di differenza d’età. Un legame di profondo amore ed odio, che per il notevole stacco generazionale non potè nascere tra pari, ma inevitabilmente s’è protratto nell’istinto materno durante le rispettive stagioni di infanzia e giovinezza ed ora, col sopraggiungere della maturità per la più piccola e della terza età per la più grande, si capovolge in supporto assistenziale e memoriale. Ma non è solo la questione anagrafica a determinare vizi e virtù dei loro sentimenti reconditi e della rivalità delle reciproche ragioni, delle tenerezze disarmanti rispetto alla santa pazienza e alle prese di posizione obbligate. Come ogni famiglia, per quanto esiguo sia il suo nucleo, sono i compromessi, le rinunce, i tradimenti, i sensi di colpa, a costituire le fondamenta di una vita condivisa nel bene e nel male. Uno e solo è lo stralcio di filmino d’epoca di famiglia che il regista inserisce nell’incipit, a darci nota di un tempo lontano (Terry, vivace giovane donna gioca in spiaggia con Ornella bambina) ricordo felice delle parentesi estive che di anno in anno, decennio in decennio, avranno illuminato le vite delle sorelle, che oggi ancora trascorrono insieme le loro vacanze, ma passeggiando mano nella mano sul bagnasciuga, perchè Ornella è bastone della vecchiaia di Terry. L’operazione nastalgia è sempre un pugno nello stomaco, per quanto fugace, inevitabilmente impressionante è la sovrapposizione dei volti nuovi, ovvero i medesimi solcati da pesanti rughe e colori posticci.
Al fianco delle sorelle compare lo stesso Gerosa autore (figlio di Ornella), esposti insieme nell’ultima e più importante fatica, prima che sia troppo tardi. Il percorso filmico, infatti, si rivela ben più impegnativo e conflittuale del previsto, non puntando solo al pedinamento del naturale volgere delle loro vite, bensì all’impresa di stravolgerle e di redimerle dal peso di un sacrificio sepolto nel passato. Custode di una memoria - prigione, ormai sfocata e labile, è Terry, personalità forte ma non seriosa e apparentemente affatto attanagliata dal suo faticoso vivere quotidiano, da sempre amante della spensieratezza e dell’indipendenza da vincoli di coppia, vorrebbe vivere di legerrezza e piccoli sprazzi di vitalità le pagine della propria vecchiaia. Ma dal canto suo Ornella, privata dei retroscena della propria nascita, vive la "superficialità" di Terry come insostenibile vuoto, ingiusta e imperdonabile negazione della propria identità. La telecamera accompagna le loro giornate e le loro notti, i ripetuti discorsi, le inaspetate disillussioni, decisioni difficili ma necessarie ed emergenze improvvise, registra tutti i passaggi, gli scarti e scatti verso la verità che di volta in volta rischia di perdersi. Verità che per Terry è una tortura dell’anima, un masso di Sisifo che in qualsiasi modo la si veda, le fa violenza. La violenza del segreto e la violenza della confessione, anche la violenza dell’obiettivo onnipresente e dell’occhio che lo sottende, il nipote regista cui chiede di finirla: coercizioni che solo il coraggio della dignità e dell’amore fraterno le hanno permesso di sostenere. Tale è la resistenza opposta da Terry, da arrivare quasi a far temere il peggio allo spettatore, la scoperta di una umilante disgrazia e invece ecco palesarsi tutta la forza del sollievo. Ornella non è figlia del dolore ma della ribellione d’amore, impossibile e indicibile per quei tempi, casua dello smarrimento di un’intera famiglia, di cui la sorella maggiore è stata l’ultima inaccessibile testimone. Dissepolti i fantasmi del passato, si frantumano le maschere dell’incomprensione, della copertura di riparazione, forse vincolata da un patto matriarcale al silenzio perpetuo, pena la dannazione. Ora l’una può sedere accanto all’altra, da donna a donna, capitoli vicini del medesimo libro di vita, figlie della difficoltà, ma finalmente sorelle del perdono.