A Star is Born
Il debutto alla regia di Bradley Cooper rinvigorisce un grande classico con la forza della passione e dà vita ad un’insperata magia che fa convivere luci e ombre.
Nel documentario a lui dedicato e passato in sala casualmente durante la stessa giornata di proiezione di A Star is Born, William Friedkin discute della pratica dei remake, sostenendo che non si tratti di semplici operazioni caratterizzate da un meccanismo di copia e incolla ma di rivisitazioni volte ad attualizzare e ad adattare un testo ad una particolare epoca.
A tal proposito, come non pensare al film che segna il debutto di Bradley Cooper dietro la macchina da presa e sancisce la definitiva maturità dell’ex rom-com star? A Star is Born, infatti, è la terza versione di E’ nata una stella di William Wellman (1937), dopo gli omonimi musical di Cukor e di Pierson (rispettivamente del 1954 e del 1976).
Lui, Jackson Maine (Bradley Cooper) è un cantante di successo sul viale del tramonto; aspetto alla Eddie Vedder, rapporto burrascoso con il fratello e gravi problemi di udito caratterizzano il suo presente. Lei, Ally (Lady GaGa), è un’aspirante cantante che lavora duramente di giorno e si esibisce in un locale di drag-queen di notte. Il primo incrocio di sguardi tra i due è da togliere il fiato. Jack sostiene ed incoraggia l’ingresso di Ally nel mondo dello spettacolo e lei trasforma in familiari i luoghi in cui lui ha sempre vissuto in preda ai fantasmi del passato. Ma lo spettro dell’alcool e della droga è dietro l’angolo.
L’opera prima di Cooper è ubriaca d’amore e di una purezza acerba che la rende molto simile ai suoi personaggi principali. Secondo Jackson, ciò che conta nella musica è lo spirito con cui ci si affianca alle note musicali (e, quindi, alla creazione artistica tout court), riuscendo ad attingere alle profondità più recondite dell’anima. Con le sue numerose ellissi, A star is born allarga a dismisura le traiettorie di senso e fornisce al racconto una gran quantità di ossigeno da utilizzare. L’uso della luce e del colore, unito alle esplosioni musicali, ipnotizzano lo spettatore e lo soggiogano al rigido meccanismo di una narrazione che ama i personaggi che porta in scena. Dal momento del primo incontro a cui segue una notte dalla rara tenerezza fino alla personale via crucis parallela di Maine ed Ally.
Ovviamente, non manca la critica nemmeno tanto velata al mondo dello spettacolo ed il secolare conflitto tra apparenza e sostanza, talento ed applicazione, aspetti che il film di Cooper riesce a bilanciare con grande maestria, restituendo la sensazione che alla guida della macchina filmica ci sia un regista ben oltre l’opera prima. Il musical si fonde con la storia d’amore e con il mélo classico hollywoodiano, attingendo all’autenticità nascosta sotto la corazza sfavillante del glamour. “Ricorda per sempre quanto siamo felici adesso”. Lunga vita a questo cinema che lavora al meglio sugli archetipi di genere, che si aggrappa alla luce della propria passione, che nasce, fiorisce e cade, riuscendo a far convivere per magia una stella ed un profondo buco nero.