ChristmaZ
Un filmino di famiglia a base di panettoni e zombi
Il sopraggiungere delle vacanze natalizie, con la conseguente fine dell’anno, è il momento migliore per fare il punto della situazione sui sentieri che si sono intrapresi. Inoltre, data la natura lapalissianamente socievole del Natale, queste confessioni interiori hanno la possibilità di incontrarsi con quelle delle persone a noi più vicine ma che, a causa dei ritmi frenetici della vita moderna, risultano sfuggenti durante il resto dell’anno. Il confronto interpersonale in cui emergono gioie e dolori, affezioni e antipatie, tradimenti e ipocrisie fra membri di una stessa famiglia si consuma sovente davanti al banchetto natalizio. In questo contesto cerca di inserirsi ChristmaZ, film scritto e diretto da Bruno Di Marcello e Giovanni Pianigiani: storia di una famigliola napoletana che, durante il classico cenone della vigilia di Natale, vede l’allegria della festa trasformarsi nel terrore più cupo a causa di un improvviso assalto di zombi.
Se l’iniziale atmosfera festiva è resa in maniera tale da permettere allo spettatore di identificarsi con una situazione nota, lo scivolare dei personaggi verso lo stereotipato fa crollare ogni tentativo di immedesimazione. Di conseguenza ciò che poteva risultare un interessante spaccato della vita di una tipica famiglia italiana (meridionale, nella fattispecie), fecondo di approfondimenti sui caratteri e sulle relazioni intercorrenti fra i membri di essa, perde tutto il suo mordente in favore di dinamiche superficiali. Spunti più interessanti giungono con l’entrata in scena dei morti viventi, capitanati dallo stesso Pianigiani in veste di un putrefatto Babbo Natale. Il film è ben lungi dal provocare qualche spavento, risultando abbastanza assurdo nelle azioni dei suoi protagonisti; nonostante ciò guadagna in dinamismo e, soprattutto, apre la porta a una riflessione, forse involontaria ma seria, sulla società: gli zombi che banchettano con palese compiacenza rispecchiano una parte di umanità che si rimpinza fino all’appagamento totale e oltre, ai danni della restante parte che lotta per sopravvivere, soccombe e viene annientata proprio a causa dell’opulenza della prima.
Il film, come dichiarato esplicitamente in apertura per mezzo di didascalie, è girato con tre supporti: Super 8, smartphone e webcam. Con questo espediente i due registi conferiscono una confezione amatoriale al prodotto, giustificando solo in parte le mancanze dei vari reparti tecnici. Ma i limiti di ChristmaZ vengono evidenziati soprattutto sotto il lato artistico, a cominciare dalla sceneggiatura e finendo alla recitazione. La regia mantiene invece un livello sufficiente con un paio di inquadrature abbastanza suggestive (si pensi ai bambini zombi con in mano una candela di fronte al presepe) ma la parte più coinvolgente è quella girata in Super 8 e che si svela pian piano tramite spezzoni disseminati qua e là: si tratta in realtà di un vecchio cortometraggio intitolato La chiesa e girato negli anni Ottanta da Pianigiani, così come al medesimo decennio risalgono inquadrature di Auguri!, sempre firmate da Pianigiani, che si alternano a quelle de La chiesa durante i titoli di testa. Gli spezzoni dei due cortometraggi riescono a infondere la giusta dose di orrore (La chiesa) e malinconia (Auguri!) che mancano al resto di ChristmaZ, il quale si perde nel tentativo di risultare innovativo con richiami al mondo dei social e delle videochat. Resta però interessante come, a un certo punto, le riprese dallo smartphone di un vivo si alternino a quelle di uno zombi: in una società dove apparire è il fine e la tecnologia il mezzo, anche i mostri hanno necessità di essere social. D’altra parte la violenza esibita dai morti viventi non è poi così distante dai video di torture e omicidi che si diffondono in modo virale sul web.