Segretarie. Una vita per cinema

di Daniela Masciale Raffaele Rago

Un tuffo nella golden age dell'industria cinematografica italiana, attraverso la parabola umana e professionale di sei segretarie

Segretarie, una vita per il cinema - di Daniela Masciale e Raffaele Rago

Ci fa piacere ospitare nella sezione I Sotterranei la recensione della giovane Sara Sicolo, allieva del workshop “Buona la prima!” promosso dal circolo Arci "Kirikù" di Bitonto (Ba) al quale la nostra redattrice Carmen Albergo ha partecipato in qualità di tutor. Nell’ambito del workshop, rivolto ai ragazzi delle scuole superiori, è stato organizzato un incontro con il documentarista Raffele Rago e la creative ed executive producer Daniela Masciale, registi del film Segretarie. Una vita per il cinema.

Segretarie. Una vita per il cinema, soggetto e produzione della pugliese Daniela Masciale e co-diretto a quattro mani col regista romagnolo Raffaele Rago (compagno della stessa Masciale), si apre alternando immagini di affollati red carpet, flash abbaglianti e radiosi divi del cinema alle inquadrature più statiche di alcune donne, sedute all’interno dei loro studi e salotti, che parlano di sé e, condividendo la propria storia personale, raccontano gli anni d’oro del cinema italiano e i suoi protagonisti.

Le sei narratrici sono volti sconosciuti al grande pubblico ma tasselli essenziali per la produzione cinematografica nazionale dagli anni ’60 in poi: Cesarina Marchetti, segretaria e confidente di Goffredo Lombardo, Paola Quagliero, collaboratrice di Franco Cristaldi, Liliana AvincolaAnna Maria Scafasci, segretarie dei fratelli Dino e Luigi de Laurentiis, Resi Bruletti, preziosa dipendente della sezione romana della 20th Century Fox e Fiammetta Profili che, appena diciannovenne, avviò un’avventurosa carriera al fianco del maestro Federico Fellini.

Con la naturalezza di chi parla degli amici di una vita, Cesarina, Paola, Liliana, Anna Maria, Resi e Fiammetta aprono spiragli sulla vita personale dei loro principali, demistificando e svelando l’umanità di individui ritenuti e ossequiati come giganti del cinema italiano. Attraverso una serie di aneddoti, le protagoniste di questo documentario raccontano i propri esordi, riflettono su come hanno saputo coniugare la vita personale al lavoro, ricostruiscono il rapporto di reciproca fiducia e rispetto con i propri capi, che più volte sarebbero stati persi senza gli astuti suggerimenti e il costante supporto di queste preziose collaboratrici. Lo stesso periodo storico e gli stessi ambienti ci vengono così raccontati da sei donne accomunate da una forte risoluzione e da un’intensa passione per la professione svolta. L’equilibrio fra momenti di comicità, commozione e tenerezza è perfettamente mantenuto, alle raccomandazioni premurose di Resi sul non mischiare il lavoro con le relazioni personali si accosta il racconto dei silenziosi viaggi in auto della giovanissima e timida Fiammetta e di un Fellini maturo e paterno. Commovente soprattutto il racconto del momento in cui, durante una conversazione di ritorno da un funerale, Cesarina, con un tono di premurosa ovvietà, risponde alla domanda di Goffredo Lombardo suggerendo al produttore di predisporre come colonna sonora del suo funerale il “Valzer brillante” tratto da Il Gattopardo, celebre produzione della Titanus, di cui Lombardo era erede e dirigente.

Nell’assistere ai questi racconti non si può che osservare come le protagoniste abbiano ricoperto un ruolo di norma considerato marginale e secondario in maniera insolita, personale e artistica, rendendosi non solo ingranaggi indispensabili all’interno delle case di produzione ma anche fonti inestimabili di ispirazione e ottime dispensatrici di consigli. Si potrebbe dire che il processo che ha visto molte donne battersi e guadagnarsi spazi d’azione maggiori all’interno dell’industria cinematografica sia iniziato anche con le segretarie che, come il comune passato da comparse o ruoli minori di alcune di loro dimostra, non si sono limitate ad essere graziosi manichini da esporre dinnanzi alla cinepresa ma preziose collaboratrici e, con il tempo, manager e dirigenti. La considerazione più piacevole giunge infatti proprio al termine, quando si realizza come la scalata dei vertici gestionali del cinema che le sei donne hanno realizzato nel corso di una vita intera, sia avvenuta in tempi ben più brevi per la stessa Daniela Masciale la quale, dopo alcuni anni trascorsi al fianco del celebre regista Giuseppe Tornatore, ha avuto la possibilità di tracciare il proprio percorso dedicandosi alla produzione. Infatti, per Daniela come per le sei protagoniste del documentario, l’esperienza a fianco del “maestro” è stata formativa ed essenziale, tanto che il progetto di Segretarie è stato presentato in prima battuta proprio a Tornatore, soprattutto a seguito della sua esortazione a sbrigarsi «prima che sia troppo tardi» (infatti il documentario è dedicato ad Anna Maria Scafasci, scomparsa poco dopo le riprese). Lo stesso Tornatore, alla visione di un premontaggio della pellicola, aveva osservato come Daniela Masciale fosse pienamente coinvolta nell’opera, forse per via degli esordi comuni alle arzille protagoniste e dell’entusiasmo per una prima produzione personale.

In conclusione, Segretarie offre, attraverso un fresco tuffo nel passato, spunti di riflessione sul presente. Un presente dove, nonostante i molti progressi, le donne hanno ancora molta strada da fare, nell’industria cinematografica come in ogni altro campo professionale; Segretarie tuttavia, nonostante il repertorio di immagini in bianco e nero e il cast attempato (ma vivace), è una visione ottimista, la piacevole testimonianza di una generazione che ha contributo, talvolta anche inconsapevolmente, a porre le basi per la crescita socioculturale delle donne.

 

Sara Sicolo

Autore: Sara Sicolo
Pubblicato il 08/04/2019

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