The Diary of a Teenage Girl
Il racconto disinibito e tenero delle pulsioni sessuali di una giovane donna

San Francisco 1976: mentre la rivoluzione impazza fra le strade della città californiana, una piccola rivoluzione avviene nella vita della quindicenne Minnie Goetze (Bel Powley), grandi occhi dolci e profondi, un corpo in evoluzione e un’incontenibile voglia di crescere. Minnie registra i suoi pensieri e i suoi segreti su un mangiacassette, che attentamente custodisce nella sua stanza, un diario elettronico dove incide le sue avventure e i suoi dubbi esistenziali, dove si racconta e dove per esempio rivela che ha appena perso la verginità con un uomo più grande di lei. Il fidanzato di sua madre, Monroe (Alexander Skargard). E’ qui che inizia la pellicola ed è da qui che la vita di Minnie non sarà più la stessa.
Opera prima di Marielle Heller, il film è la versione cinematografica del libro di Phoebe Gloeckner, testo che attraverso disegni e parole racconta l’emancipazione sessuale di un’adolescente. Il film, come accade solitamente, snellisce la complessità degli avvenimenti raccontati nel libro, per concentrarsi sulla relazione fra la protagonista e Monroe, per cogliere da questo evento la complessità dell’evoluzione sessuale di una donna e di un’epoca libertina che ha ribaltato le concezioni moralistiche. In un mondo freak, dove si capovolgono schemi e abitudini, perdere la verginità con il fidanzato della mamma diventa un’esperienza entusiasmante, degna di essere raccontata alle amiche con orgoglio. La madre di Minnie, interpretata da Miranda Bailey, è una giovane donna bohemien, insicura e confusa, incapace di badare a se stessa e alle sue figlie, con la quale la figlia maggiore entra inevitabilmente in competizione. Ma, la figlia è una ragazzina complessa, con una marcata vena artistica che si manifesta attraverso il disegno, e con una visione della realtà amorale e libera da qualsiasi tipo di condizionamento. Quella che potrebbe essere una Lolita moderna è qualcosa di più. The Diary of a Teenage Girl non racconta solo l’innamoramento di questa ragazzina per un uomo più grande e impossibile, racconta anche come mai prima, la scoperta del sesso per un’adolescente dal punto di vista femminile. Di esempi al maschile la letteratura ne è piena: mai prima d’ora era stato raccontato il punto di vista di una ragazzina, di come viene scoperto il desiderio e il piacere, di come il sesso può diventare un’ossessione non solo per i maschietti, ma anche per le quindicenni. Inoltre, la capacità della Heller è stata quella di aver saputo raccontare questa storia senza alcun pregiudizio, né alcun giudizio. Mai indecente, mai scabroso, il film s’intrufola nella mente della ragazzina e ne racconta le turbe, senza avere un atteggiamento giudicante. Tratta un tema difficile, complicato e delicato, riuscendo a non cadere nel luogo comune ed evitando di essere lezioso, perverso o timido. I fatti sono raccontati con la stessa disillusione di Minnie, con quelli occhioni penetranti che rendono la realtà complessa qualcosa di semplice, che non vedono limiti, né distinzioni, che cercano solo il bello e il piacevole. Minnie si vergogna del suo corpo, teme di essere grassa, teme di essere scoperta dalla madre, ma non rinuncia ad inseguire il suo amato. Cerca di distrarsi con i ragazzi della sua età, che puntualmente sono spaventati dalla sua esperienza sessuale.
Attraverso il racconto di questa ragazzina, apriamo una finestra su un’epoca intera, quella del rapimento di Patty Hearst, di Castro e della cultura psichedelica. E in questo mondo colorato, pazzo e sregolato le avventure della giovane Minnie sono il simbolo di una nuova concezione della famiglia e delle relazioni, il prodotto di un nuovo approccio alla vita. Il diario vocale della protagonista è anche la conseguenza di una solitudine interiore, dell’impossibilità di trovare un confronto reale con i propri coetanei. Minnie è una giovane artista, sopra le righe e senza pudore, ma nonostante questo l’unica volta che appare svestita sullo schermo sarà quando si guarda allo specchio, da sola, e si domanda se il suo corpo sia adatto per il suo amato. Tutta la pellicola è intessuta da brevi e teneri momenti di autenticità che solo una regista donna poteva cogliere.
La Heller ha creato un gioiellino di forza e dolcezza, di sesso e tenerezza dimostrando una incredibile originalità, dando sfogo ad una creatività che trova la sua massima espressione nella rappresentazione dei disegni di Minnie. Ha saputo creare un mondo proprio, un linguaggio personale, unico e inconfondibile, divertente e sagace, dove la voce di Minnie si mischia alle immagini che regalano una fotografia colorata ed equilibrata (Brandon Trost) . Sprigiona creatività, capacità e tatto. La narrazione corre avanti e indietro nel tempo, cogliendo solo gli eventi significativi dell’esperienza di Minnie, come se si decidesse di ripercorrere solo ciò che è degno di essere raccontato nel diario, come se fossero tanti post-it della memoria che raccolgono gli eventi in modo non-convenzionale, diverso dai capitoli di un libro. Il film ha suscitato grande interesse al Sundance dello scorso anno, soprattutto perché si tratta di un’opera prima. La Heller si era confrontata con questa storia e l’aveva portata a teatro, dove interpretava il ruolo di Minnie. Il passaggio al grande schermo è stato un salto nel vuoto, soprattutto per la scrittrice che ha deciso di affidare la rappresentazione a questa giovane regista perché forse più di ogni altro aveva colto il cuore di questo racconto. Di donne registe ne è scarsamente provvisto il panorama internazionale, e a riprova ci sono i dati degli Oscar, dove si registra solo una director donna che nel curriculum può vantare la vittoria della più ambita statuetta (Kathryn Bigelow per The Hurt Locker nel 2010).
Gli occhioni di Minnie, la perfetta interpretazione di Alexander Skargard e di Miranda Bailey, la freschezza e le musiche, i colori e le fantasie anni’70, i costumi dell’epoca e la fantasia dei disegni di Minnie, fanno di questo film un irriverente e irresistibile gioiellino di educazione sessuale e sentimentale, perché l’amore per se stessi e per i propri sogni viene prima di qualsiasi amore romantico o avventura sessuale.