Che cosa dire di Girls On the Air di Valentina Monti? Prima di tutto, è un pugno nello stomaco, uno schiaffo morale a tutti i perbenisti, conservatori, coloro che credono di conoscere un popolo solo perché sono stati attenti quando il telegiornale ha mandato in onda uno dei suoi servizi creati su misura; a tutti coloro che credono che un popolo sia negativo solo perché “l’ha detto la tv, la radio, il giornale, il vicino di casa…”.
Il documentario pone le basi per una conoscenza del mondo afghano, specialmente per quanto riguarda il lato femminile: un mondo eternamente in guerra, dove le donne combattono per i loro diritti. È il 2003, anno della caduta del regime talebano: Humaira (la protagonista di questo documentario) fonda Radio Sahar, una FM della e per la gente, creata con l’obiettivo dichiarato di informare il popolo, di gettare le basi per una vita migliore e sviluppare ricchezza culturale in un ambiente dove, purtroppo, la povertà e l’analfabetismo incombono. Radio Sahar, letteralmente Radio Alba, nome che dà l’idea del progetto, avviato per far sì che il popolo possa vivere una vita nuova. È così che Humaira e le sue amiche-colleghe cercano notizie nei luoghi più pericolosi, come, ad esempio, i tribunali della corte di giustizia, dove intervistano uomini e donne, mariti e mogli impegnati in cause di divorzio. Alcune delle storie raccontate sono agghiaccianti: una donna chiede la separazione perché il marito ha venduto la figlia undicenne in matrimonio, comprandosi della droga con i soldi guadagnati; intervistata una studentessa universitaria, la ragazza si lamenta animosamente del fatto che, probabilmente, i suoi studi non porteranno a nulla, visto che alle donne non è permesso lavorare nella società (un problema che la stessa venticinquenne Humaira sente particolarmente, visto che anche lei è una studentessa che, grazie a questo suo lavoro, cerca di evadere da un vero e proprio mondo sessista di prigionia); c’è poi un’intervista, in uno studio legale, ad una donna avvocato che ammette di accettare, ogni anno, centinai di casi, difendendo donne maltrattate, picchiate e vendute: le leggi dello Stato non permettono tutto questo, ma sono delle pratiche talmente antiche che, purtroppo, ormai si mostrano come l’unica realtà possibile.
Radio Sahar nasce soprattutto per questo motivo, convincere la popolazione che i diritti esistono, che bisogna mobilitarsi affinché nessuno possa più sovrastare l’altro tramite la violenza, affinché le donne riacquistino la loro dignità, il rispetto a loro dovuto. È questo l’intento delle “ragazze in onda” del titolo, farsi portavoce della condizione femminile, così da capovolgerla definitivamente e, appunto, sperare in una futura alba che sia sempre più luminosa rispetto alla precedente.
E, a ben guardare il bel lavoro di Valentina Monti, sicuramente non può divenire più scura di quanto non sia già.