The Golden Temple

L’importante non è vincere ma partecipare.

La cosa essenziale non è la vittoria

ma la certezza di essersi battuti bene.

Pierre de Coubertin, citando il vescovo Ethelbert Talbot

Le Olimpiadi sono una versione smisurata

del Colosseo con circences che occupano

tutti gli spazi dell’informazione.

Un bromuro quotidiano sponsorizzato dalle multinazionali.

Lo spirito di Olimpia, sotto il segno della Coca Cola,

declassato dalla partecipazione di tennisti, calciatori,

giocatori di pallacanestro, professionisti che guadagnano cifre immense,

fuori dalla realtà della gente comune,

che li applaude come semidei dell’antica Grecia

Beppe Grillo

Da un lato il motto che ormai contraddistingue ogni manifestazione agonistica, che mette in primo piano il piacere e non l’interesse; dall’altro la triste ed obiettiva verità di quello che c’è dietro, la sporcizia che c’è sotto quel raffinato tappeto egregiamente intessuto. Mentre il primo aspetto lo possiamo vedere in televisione, luccicante e affascinante, il secondo ci viene accuratamente celato.

Gli attesissimi giochi olimpici sono un lontano retaggio dell’antica Grecia, come la democrazia; ma come detta forma di governo, anche tale manifestazione sportiva è stata corrotta ed inquinata. I nuovi giochi olimpici risorsero alla fine del Diciannovesimo secolo, quando Pierre De Coubertin nel giugno del 1894 propose le sue idee ad un congresso all’Università della Sorbona, a Parigi. Accettate le proposte, si decise che i nuovi giochi olimpici si sarebbero svolti per la prima volta ad Atene, genitrice di quelli antichi. Interrotti solo in tre occasioni (1916, 1940, 1944) a causa delle due guerre, l’avvenimento si è sempre svolto con grandi fermenti e attenzioni, anche se intaccato da diversi avvenimenti interni di carattere politico e terroristico. Il grande successo ha spinto le organizzazioni a creare anche il controaltare stagionale, dando origine, dal 1924, alle Olimpiadi invernali. Attendendo le prossime che si svolgeranno in Brasile nel 2016, le ultime si sono tenute, per la terza volta, a Londra. Ed è su queste ultime olimpiadi che Enrico Masi con The Golden Temple – Olympic Regeneration of East London indaga e punta la videocamera. Presentanto nella sezione delle Giornate degli Autori della 69º Mostra Internazionale del cinema di Venezia, il documentario è un piccolo backstage sulla “costruzione” delle olimpiadi di Londra, sull’edificazione di quel Tempio d’oro che poi verrà mostrato, ammirato e osannato in mondo visione. Ma il Golden Temple a cui fa riferimento il titolo non sono solo le olimpiadi, ma anche il nuovo centro commerciale che viene costruito insieme alle altre strutture olimpiche. L’ennesimo tempio del consumismo che si differenzierà dagli altri perché sarà il più grande d’Europa.

Attraverso Mike Wells, fotoreporter londinese ed autore del libro inchiesta Gold Dust, che tratta del terreno radioattivo su cui viene edificato il maxi-cantiere di ben 2,5 km quadrati, veniamo condotti ed informati sul verminaio organizzativo che si occulta dietro al luccichio della splendente manifestazione. La macchina organizzativa ormai è in mano alle lobby di potere, politiche e capitalistiche. Quello che interessa è solo speculare il più possibile. La macchina organizzativa è un Moloch che divora e distrugge il luogo in cui viene a trovarsi. Una enorme sanguisuga che succhia la linfa economica dello stato sociale. I più eclatanti esempi sono Barcellona (1992), il cui riassetto olimpico diede origine alla bolla speculativa edilizia; ed Atene (2004), che ha creato ingenti salassi capitali che hanno poi portato anche al collasso economico della Grecia.

Strutturato come un buon reportage d’inchiesta, The Golden Temple è intervallato da interviste a periti tecnici e a gente comune. Ma la centralità del documentario è lo smantellamento per la riqualificazione del “trasandato” quartiere di Stratford, e sulle preoccupazioni degli indigeni di ceto medio-basso del sobborgo, che hanno paura di essere sfrattati. Una riqualificazione completa e devastante che ricorda quella attuata anche per i London Docklands negli anni Settanta. Alla fine del documentario si comprende come nelle organizzazioni olimpiche l’importante non è partecipare, ma vincere e guadagnare.

Autore: Roberto Baldassarre
Pubblicato il 19/08/2014

Ultimi della categoria