Hit the Road, nonna

Un piccolo diario-racconto che descrive, con affetto ma senza sconti, la personalità singolare di una donna intraprendente e caparbia

Tra le prime imprenditrici donne nell’Europa del boom economico, Delia Ubaldi nasce nel 1923 nelle Marche ma cresce in Lorena, dove il padre lavora come operario nelle acciaierie di Thionville. Da quel mondo fatto asprezze e privazioni, grazie a un’intraprendenza singolare e a una forza d’animo che diventa quasi ostinazione, compie un percorso tutto in ascesa fino a diventare un personaggio di spicco nel mondo della moda internazionale, tanto che in una celebre scena del film American Gigolò, Richard Gere si prova dei vestiti in uno dei negozi della sua catena a Beverly Hills.

Ma il sogno si incrina quando Delia si accorge che il suo socio in affari è un truffatore senza scrupoli, e viene letteralmente travolta da un terribile tracollo finanziario con pesanti conseguenze legali, dal quale tuttavia pian piano saprà risollevarsi.

Hit the Road, nonna ci descrive la parabola complessa e movimentata di questa donna instancabile, caparbia, esuberante e bizzosa, mossa da un costante, quasi cieco desiderio di autoaffermazione che a tratti sfocia, innegabilmente, in un evidente egoismo, di cui spesso fanno le spese i suoi familiari.

Lo sguardo, affettuoso e curioso, che si posa su di lei, è appunto quello del nipote regista, al quale va riconosciuto anzitutto un pregio: la coerenza intellettuale, l’onesta e la sincerità profonde che stanno alla base della sua operazione, onesta e sincerità che difende anche a costo di dover rievocare spiacevoli ricordi, “obbligando” la sua famiglia a seguirlo attraverso le tappe di questo diario intimo che diventa, in questo modo, anche un pretesto di (auto)analisi, una coraggiosa vivisezione dei legami e dei rapporti familiari raccontati con estrema volontà di trasparenza in tutte le loro dolorose contraddizioni.

Un necessario, piacevole umorismo stempera i toni di un film che procede con agilità e freschezza attraverso un mosaico di eventi e ricordi, miscelando interviste, materiali d’archivio, filmati familiari e fotografie. Duccio Chiarini, già assistente alla regia di Peter Del Monte e di Spike Lee in Miracolo a St. Anna e autore di svariati cortometraggi, è qui al suo primo lungometraggio (a questo seguirà, nel 2014, l’apprezzato film di fiction Short Skin) e mostra di sapere gestire bene il materiale che tratta: costruisce con cura le atmosfere, non perde mai il senso del ritmo del racconto, sa coinvolgere empaticamente lo spettatore.

Nelle maglie di questo piccolo diario-racconto, si affacciano – sempre con criterio e senza alcuna pretenziosità – moltissimi temi: la grande Storia (dalla guerra al boom economico), la condizione dei migranti (non solo sociale ma anche emotiva e psicologica), l’infanzia e la complessità dei rapporti e delle dinamiche familiari e di coppia, i mutamenti sociali e la parità dei sessi, il successo e l’autoaffermazione come imput vitali, infine la consapevolezza destabilizzante del tempo che passa e lo sgomento abissale di fronte all’idea della morte (nelle riflessioni di Delia, capace di commuoversi e commuovere).

«Per te la vita che cosa è stata? » chiede il nipote alla nonna, e lei risponde senza esitare: «Un lampo!». Poche parole che condensano in maniera perfetta e lapidaria il sentire di Delia verso questa vita (sempre piena, sempre in corsa, in viaggio), che ha attraversato con bruciante energia, spesso senza preoccuparsi di ferire, nel suo bisogno di emergere, chi aveva accanto. Hit the Road, nonna è insomma una dichiarazione d’affetto ma anche una riflessione senza sconti: il giudizio in un certo senso si sospende, e sono i fatti a parlare, attraverso i racconti dei protagonisti, da cui filtrano – verosimilmente – al contempo amarezza e umorismo.

Autore: Arianna Pagliara
Pubblicato il 18/10/2014

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