By the Stream

di Hong Sang-soo

A sei anni di distanza da "Hotel by The River", Hong Sang-soo torna al Festival di Locarno con un film che si pone a dialogo con quel precedente, echeggiandone il parallelo metaforico con il fiume Han e la sua storia di inquinamento e rinascita.

By the Stream - recensione film Hong Sang-soo

Dopo A Traveler’s Needs, presentato all’ultimo Festival internazionale del cinema di Berlino, Hong Sang-soo torna a Locarno - sono passati sei anni da Hotel by The River - con questo By the Stream. Ed è proprio attraverso il Fiume Han che i due film costruiscono il loro dialogo a distanza, un luogo che attraverso la sua storia, di inquinamento e rinascita, sembra incarnare le vicissitudini personali del regista stesso.

Chu Sì-eon (Kwon Hae-hyo) è un ex attore tramutatosi in libraio dopo uno scandalo che lo ha costretto ad abbandonare la promettente carriera; sua nipote Jeon-im (Kim Min-hee) decide di contattarlo per permettergli di sceneggiare uno sketch nell'università in cui lei insegna e nella quale lo stesso zio, anni prima, aveva esordito alla direzione di un piccolo spettacolo.
By the Stream è la seconda regia del 2024 per Hong, e a tutti gli effetti quella che più sembra manifestare gli aspetti personali che il regista coreano non ha mai nascosto di inserire all’interno dei suoi film. Una scelta particolare se si pensa all’ultimo enigmatico A Traveler’s Needs, nel quale un’eterea Isabelle Huppert, sua musa occidentale dai tempi di In Another Country (2012), appariva sognante e spaesata tra le strade di una Seoul semi deserta. Un corpo-mondo capace di mimetizzarsi e immergersi totalmente in ogni ambiente, in grado di assimilare suoni, colori e movimenti da ogni elemento, per proiettare verso il prossimo il sapere acquisito.

A Traverler's Needs
Isabelle Huppert in A Traverler's Needs


Di quel film By The Stream abbandona l’astrattismo narrativo per tornare a una scrittura più rigorosa e tangibile, nella quale ogni personaggio si colora di sfumature – laddove invece la Huppert si faceva pianeta attorno al quale ogni soggetto-satellite si trovava a orbitare per poter sopravvivere – arricchendo il mondo che il regista coreano costruisce attorno ai tre interpreti principali della storia, attori ormai parte indissolubile del percorso artistico dello stesso, e verso i quali nutre profonda fiducia. E proprio attraverso la fiducia Chu Sì-eon cercherà, in pochi giorni, di insegnare agli studenti che dovranno inscenare il suo sketch come diventare attori: affidandosi alla scrittura, lasciandola fluire attraverso il corpo per trasformare semplici dialoghi in movenze e gesti che andranno a comporre la scena – in senso più generale, ogni sequenza messa in scena da Hong si compone e articola attraverso banali dialoghi (sul tempo, il cibo etc…) che confluiscono nella corporalità con cui verranno elaborati dagli attori, donando quel realismo domestico e urbano che caratterizza ogni suo film, e nella possibilità, pressoché infinita, di assimilazione e riproduzione.

“The sound of the water… it’s so nice” dirà ad un certo punto il personaggio di Kwon Hae-hyo, ascoltando il rumore della pioggia che si mescola allo scorrere del fiume, un suono che sarà l’inizio di una piccola rinascita personale, segnata dall’amore per una sua grande ammiratrice e professoressa nella stessa università, Jeong (e la stessa Huppert in A Traveler’s Needs cercava il contatto con un piccolo torrente per entrare in sintonia con un mondo a lei sconosciuto). Il percorso culminerà con la rivelazione finale: il tanto agognato divorzio dalla moglie, segnato da una separazione durata 10 anni, un evento che riecheggia le peripezie amorose dello stesso regista, da anni ormai in attesa che la moglie firmi le carte per il divorzio, in quanto riconosciuta quale parte lesa dal tribunale a causa del tradimento del regista avvenuto con l’attrice-musa Kim Min-hee, la stessa a cui, nella finzione, lo zio darà la notizia del divorzio e della nuova relazione.
Finzione e realtà che confluiscono in un’unica fonte narrativa, confuse tra dialoghi sul cibo e progetti per il futuro, in una risalita verso la sorgente primigenia nella quale trovare conforto. Un percorso a ritroso che rispecchia il modo in cui le anguille, piatto attorno al quale il trio protagonista si riunisce, risalgono la corrente per trovare la tranquillità in acque più docili e mansuete. Viaggio che intraprenderà lo stesso Chu Sì-eon con il suo ritorno all’università, lì dove iniziò la sua carriera artistica, per ritrovare una connessione con il mondo e l’amore di un’altra anima solitaria. Un percorso del tutto inverso a quello svolto da uno dei personaggi di In Water, film del 2023 girato da Sang-soo interamente in fuori fuoco, che concluderà il suo viaggio verso il mare, immergendosi in acque agitate e imprevedibili. Un'incertezza da cui Jeon-im, con i suoi lavori, sembra volersi allontanare, realizzando piccoli sketch (drawing) che trovano ispirazione nei vari corsi d'acqua del paese, e che si espanderanno su tele lentamente lavorate a mano (lo stesso zio si stupirà del tempo impiegato dalla nipote per concludere una singola opera). Opere finite che difficilmente riusciranno a riprodurre l'idea originale, quasi a ricordare come per il cinema risulti impossibile avvicinarsi a una totale mimesi con la realtà.

Sarà nello sketch,  quello messo in scena dagli studenti sotto la direzione dello zio, che il film troverà il suo apice narrativo, il momento in cui la finzione e la realtà arriveranno al loro massimo grado di congiunzione e assimilazione, causando un’esplosione sonora e una ricerca non naturale nell’uso della luce – un taglio quasi da horror gotico - che mai si sono visti nel cinema di Hong Sang-soo. Un’apocalisse artistica data dall’incontro-scontro di diagonali narrative provenienti da universi speculari, mondi paragonabili tra loro ma mai interscambiabili. Un monito, quello del regista coreano, che sembrerebbe indicare la necessità, per l’uomo, di non valicare quei confini che separano la verità dalla finzione. Di non perdere la bussola tra i numerosi mondi-altri e personalità che ognuno di noi è in grado di creare, moltiplicando la realtà nei sub-strati di una finzione generata da una narrazione transmediale, in grado di dare vita a sconfinati universi e possibilità attraverso i quali sarà facile perdere l'origine di tutto.

Autore: Emanuele Polverino
Pubblicato il 16/08/2024
South Korea 2024
Regia: Hong Sang-soo
Durata: 111 minuti

Articoli correlati

Ultimi della categoria