The Knick 2x02 - You're No Rose
L'ultima scena chiude il cerchio della puntata, ricollegandosi al discorso iniziale di Thack. Il confine tra ricerca e pulsioni non è mai stato tanto confuso e pericoloso.
La sequenza che inaugura la seconda puntata di The Knick, lascia presagire risvolti inaspettati per la serie. Che legame c’è tra la morte dell’ispettore Speight e l’epidemia di peste su cui stava indagando? Perché la polizia liquida in modo sbrigativo il fatto, parlando di annegamento causato dall’abuso di alcol, nonostante l’uomo fosse astemio? Quali poteri e quali interessi si annidano dietro quello che a tutti gli effetti sembra essere un caso di omicidio? E ancora: dov’è stato nascosto il cadavere dopo la finta sepoltura?
Domande destinate a non avere risposta, almeno non in questa You’re No Rose, ma che contribuiscono ad innescare una nuova linea narrativa che vede Cornelia in prima fila; lei che con l’ispettore aveva condiviso le indagini sull’epidemia tifoidea e che oggi sembra smarrita dopo l’infelice esperienza a San Francisco. Permanenza, tra l’altro, segnata proprio dalla presunta diffusione della peste. Non un caso, evidentemente. Tanto più per uno come Steven Soderbergh che di contagi se ne intende.
Staremo a vedere. Intanto la parola contagio viene pronunciata direttamente da John Thackery a proposito della dipendenza da stupefacenti, pericolosa almeno quanto una malattia infettiva. Lui lo sa bene. Il suo ritorno in ospedale, tanto atteso e tanto sapientemente rinviato nella puntata pilota, coincide allora con la proposta spiazzante di avviare una ricerca in laboratorio sulle cause della dipendenza. Idea geniale, in effetti, anche se destinata a non avere molto successo in un’epoca dove l’abuso di narcotici è associato alle debolezze dell’animo più che ad una malattia del corpo. E in effetti nemmeno Thack sa bene da dove iniziare. L’unica cosa certa è che la chirurgia non è più una priorità per lui. Insomma, al primo attore inizia a stare stretto il palcoscenico del teatro. Fino al punto da soffocarlo e da fargli tremare i polsi. Resta da capire la dimensione del problema e della necessità. Viene il dubbio che l’idea della ricerca nasconda paure ben più grandi del generico contagio da addiction. In ogni caso per uno che non sa o non vuole più operare ce n’è un altro frenato da una patologia forse incurabile.
Stiamo parlando del dott. Edwards, in difficoltà a causa del distaccamento della retina che lo squalifica dalla competizione ben più dell’ormai consueta discriminazione razziale. Anche lui non sa bene cosa fare. Da un lato vorrebbe preservare il potere conquistato durante l’assenza di Thack, ma dall’altro non può fare a meno del supporto del rivale. Bel problema, specialmente quando scopri che chi dovrebbe aiutarti è consumato dai rimorsi e dalle paure. Il futuro di Edwards, così come quello di molti altri personaggi della serie, sembra lontano dal perimetro dell’ospedale. Magari più vicino alla politica, come lascia intendere la breve sequenza nel pub in cui si accompagna ad un collega afroamericano; oppure in prigione, come nel caso di Herriet, detenuta in attesa di giudizio per un reato che non conosciamo. O forse in un altro ospedale, come per Bertie, pronto alle dimissioni pur di evitare il confronto doloroso con i propri fallimenti sentimentali e professionali.
Nonostante tutto però lo spettacolo deve andare avanti, anche se non necessariamente in sala operatoria. Lo dimostra la bellissima sequenza in cui il padre di Lucy, predicatore di professione, si lancia in un accorato sermone sul verbo di Dio, linguaggio universale che parla e abita ogni essere umano. Momento che Soderbergh non a caso incastona tra la profanazione della tomba di Speight e la nuova discesa agli inferi di Thack, costruendo un climax tutto giocato sulla verticalità e dunque sul conflitto tra cielo e terra, peccato e redenzione. Conflitto al quale il regista non sembra però credere più di tanto, se non nelle forme dell’esibizione teatrale. Lo dimostra l’ultima scena, che chiude il cerchio della puntata ricollegandosi al discorso iniziale di Thack. Il confine tra ricerca e pulsioni non è mai stato tanto confuso e pericoloso.