La bella Virginia al bagno
Un docu-diario affascinante, sincero e riflessivo
C’è un patto di autenticità che lega la vita privata alla sua narrazione. Primo passo basilare del racconto è l’autoraccontarsi, narrare la storia che appartiene all’individuo narrante ed, attraverso di essa, raccontarsi raccontando. La bella Virginia al bagno, ducumentario di Eleonora Marino in concorso alla settima edizione del festival Visioni Fuori Raccordo, si fa carico di questa necessità espressiva e la racconta per immagini. Un racconto che procede senza strappi, fluido, incantato e magico, una vita che si racconta prima con il cuore e poi con la testa, lasciando al muscolo vitale il predominio dell’emozione; ed attraverso di esso raccontare la storia di un’intera famiglia di giostrai. Raccontarsi raccontando, appunto, lasciare che la propria personale esperienza si inscriva all’interno di un mondo, affascinante e magico, che necessita di essere raccontato prima della sua dissolvenza o cambiamento. La storia famigliare di Eleonora ripercorre la storia del giostraio italiano, il suo personale racconto è un preventivo espediente per iniziare a narrare (scardinando così la microspica identità personale ed aprendo ad un discorso che diventerà sociale) la vita ed il lento disfacimento di un mondo lavorativo al quale si è dato tutto, tempo lavoro e vita. Come i Dritti, forse, liberi di viaggiare e portar meraviglie sulle piazze dei Paesi, meravigliando gli altri ed, allo stesso tempo, essere meravigliati dal continuo cambiamento di luogo, di persone, di piazze ed amicizie nuove. Oppure Gaggi, famiglie radicate in un luogo, non in movimento ma stabili incantatori. La regista si allaccia al presente sottolineando il cambiamento di luogo della piazza centrale di paese oramai contenuta all’interno dei centri commerciali. Questa situazione ha portato i giostrai a rinunciare al movimento ed alla grandezza dello spettacolo da loro offerto per inserirsi all’interno di uno spazio chiuso e circoscritto, senz’altro meno magico; un tessuto sociale in cambiamento verso il consumo ed una nuovo terreno e sistema occlusivo per i giostrai.
Un racconto che inizia nel piccolo mondo del racconto genealogico aprendosi su una tematica sociale riguardante la chiusura del LunEur di Roma, zona di giostrai oramai sbarrata da sigilli ed abbandonata a se stessa. La disgregazione di un nucleo lavorativo formato da diverse famiglie di giostrai divise da individualismi interni, poco collaborativi per provare a resistere alla sua chiusura. L’apertura dei grandi parchi a tema e la digitalizzazione del divertimento hanno tolto la possibilità meccanica dell’intrattenimento, escludendo spesso dal mercato un tipo di artigianato casalingo fatto di ferro e pistoni, cartapesta e gruppi elettrogeni, dove le idee si fabbricavano in casa con tanta immaginazione, pazienza e con gli attrezzi del mestiere.Eleonora racconta Eleonora documentando un disagio sociale. Tra meraviglie ripescate dalla memoria storica famigliare, come un filmato in 16 mm di un numero circense, la magia della rimembranza si nutrirà di differente materiale, dalla colorata animazione all’intervista frontale fino alle suggestive soggettive sulle montagne russe. Un documentario divertente, riflessivo e malinconico quanto una lacrima su un Augusto, personale ed allo stesso temo sociale, un chiaro esempio meditativo sulla possibilità di raccontare raccontandosi. Partendo dal presupposto che ogni nostra storia personale è un possibile racconto, la regista riesce a narrarsi inscrivendo la sua identità all’interno di un macro storia genealogica dove sono contenuti dei riferimenti documentali sociali contemporanei. L’autenticità che deriva da questo procedimento è un buon punto di partenza per riflessioni più strutturate sulla possibilità nel documentare noi stessi. Al di là della fascinazione del contesto, della meraviglia, della libertà e dell’avventura del mestiere famigliare di Eleonora è proprio quest’ultimo principio, di genuino docu-diario di sviluppo sociale, che colpisce della visione. Le storie, i racconti e gli aneddoti divertenti sono molti, tra fotografie e circensi, si ricorda e si definisce un’identità singola, lasciando alla magia dell’inganno inaspettato e garbato l’ultima illusione: entrate nel tendone, signori, ad ammirare la bella Virginia al bagno!