La promessa del sicario

Max Ferro firma un poliziesco dove intrighi, azione e tradimenti ruotano intorno a una misteriosa valigetta

Il regista torinese Max Ferro prima de La promessa del sicario aveva diretto altri due lungometraggi, il kung-fu movie Shadow Warrior (1992) e l’horror Io sono un vampiro (2004), ma la sua attività cinematografica era già cominciata nel 1989 scrivendo lo spy movie Difesa Alekhine – Scacco con la morte, dove interpretava il ninja Logan. Ferro torna alla regia a distanza di dieci anni con un poliziesco dalle venature thriller e dimostra in partenza di non volersi fossilizzare mai in un unico genere cinematografico. La storia è quella di due giovani e ambiziosi killer, impegnati nella ricerca di una misteriosa valigetta che potrebbe contenere qualcosa di veramente prezioso. I due, violenti e senza scrupoli, si scontreranno con altri colleghi desiderosi di mettere le mani sulla medesima valigetta, creando un vortice pericoloso di omicidi, tradimenti e colpi di scena. A fare da sfondo a intrighi e violenze ci penserà un hinterland torinese più livido e ostile che mai.

Il terzo lungometraggio di Max Ferro, prodotto dalla Blue Screen Films, ha come protagonista assoluta la sopraccitata valigetta. Una chiara e limpida citazione del cult Pulp Fiction. Oggetto del desiderio di una moltitudine di criminali è lei al centro di tutta la storia e motore di ogni vicenda. Rubata, spostata, inseguita, danneggiata e ancora sottratta a qualcuno, passa di mano in mano ma resta sempre la causa di tutto senza mai rivelare il suo contenuto. Si tratta in pratica di un MacGuffin, per dirla alla Hitchcock. Sebbene l’oggetto sia il protagonista della trama, la vera star del film è un’altra. La pellicola si avvale infatti della partecipazione straordinaria di un monumento del cinema di genere, George Hilton. Il grande attore uruguaiano interpreta il personaggio di Torres, un laido e losco trafficante. Il suo è molto più di un cameo, bensì un ruolo di primaria importanza. Sigaro sempre in bocca e vestiario da vero gangster, gigioneggia come non mai. Forse eccessivo, ma assolutamente divertente.

La promessa del sicario si divide idealmente in due parti. Una prima più adrenalinica e frenetica, piena di azione, anche se nei limiti di un budget molto ma molto risicato. I due killer protagonisti sono politicamente scorretti e si prodigano in dialoghi e comportamenti in cui esplicitano la loro particolare etica umana e professionale fatta di codici alquanto discutibili. Ciò è un bene per il film: già dai dialoghi iniziali capiamo di non trovarci di fronte al solito prodotto para-televisivo pieno di luoghi comuni perbenisti e politicamente ultra-corretti. Tra battute pulp poco raffinate, scene di sesso e di violenza, e un Hilton in gran spolvero non ci si annoia mai per tutto il primo tempo. Il film si rifà, nello stile e nella sceneggiatura, sia al cinema di Tarantino sia, in misura minore, al poliziottesco. Se infatti nella caratterizzazione dei personaggi La promessa del sicario riecheggia la tradizione dei nostri polizieschi anni Settanta, la quasi totale assenza di inseguimenti in auto, peculiarità del genere, è triste sintomo della comune esiguità dei budget nelle produzioni similari della nostra penisola. Nonostante il connubio tra pulp tarantiniano e cinematografia nostrana risulti abbastanza vincente nei primi 45 minuti, nella seconda parte invece la sceneggiatura diventa sfilacciata e confusa. Si comincia a perdere un po’ l’interesse per la storia e per i personaggi. Il finale, pur non scontato, non riesce a dare una degna conclusione di quanto si era visto di buono nella prima parte. La promessa del sicario rimane comunque un film ampiamente vedibile e dignitoso. Poche volte scade nel trash involontario, anche perché sorretto da un buon cast. Lo stesso regista ha caricato il film su YouTube rendendolo comodamente e liberamente visibile a tutti.

Autore: Massimo Bezzati
Pubblicato il 10/02/2017

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