Finalmente per una volta sono i buoni quelli che vincono nella realtà, nella vita di tutti i giorni. Finalmente assistiamo alla dura lotta di una minoranza che viene ricompensata dopo tanti sforzi con un lieto fine, con uno di quegli happy ending che difficilmente riusciamo a vedere nella realtà di tutti i giorni, nella vita vera, quella che non può permettersi i lussi della finzione cinematografica. Una lotta che viene filmata da Simona Risi in questo suo Le White, documentario che abbraccia un periodo di due anni, dal giugno del 2008 al luglio del 2009.
“Le White” è il nomignolo affibbiato alle case bianche di Rogoredo. Case popolari costruite nel 1986 nella periferia sud-est di Milano, tra la tangenziale e un campo di tiro per arcieri. White perché bianco è il colore dominante del grande complesso che ospita ben 150 famiglie, ma il colore di cui parliamo non è quello dato da una innocua mano di candida vernice, ma quello di centinaia e centinaia di nocivi pannelli di amianto che rivestono completamente le abitazioni degli inquilini di Via Carlo Feltrinelli 16. Già all’inizio degli anni ’80 cominciavano a circolare voci che vedevano l’amianto come materiale nocivo responsabile di improvvise morti o malattie dovute a tumori. Tuttavia nella discordanza di opinioni e nella mancanza di prove certe molte strutture pubbliche, abitative e non, vennero edificate in Italia con largo uso di questo materiale; e il complesso delle case bianche di Rogoredo è uno di questi. Diceria? Verità? Fatto sta che nel complesso de “Le White” si contano 49 morti e 18 ammalati, e tutti quanti sono riconducibili in qualche modo alla presenza dell’amianto.
In questo documentario Simona Risi ci mostra la quotidianità degli inquilini che devono vivere costantemente con il disagio e la paura di una minaccia che grava su di loro, ci mostra la preoccupazione vera di madri, padri e figli che temono per la loro e per l’altrui salute; riuniti tutti sotto lo stesso tetto. Tramite queste immagini la regista ci fa rendere conto (e probabilmente si rende conto anch’essa poiché non abitante del complesso) della grande forza e della grande solidarietà che spontaneamente scaturisce da queste famiglie che vivono da decenni sotto lo stesso tetto, e che sono legate da una causa comune: la lotta per la loro salute, per fuggire via da quel nocivo complesso abitativo che per 25 anni è stato la loro casa. Ripercorriamo quindi una crociata lunga 25 anni, una lotta contro il Comune di Milano e le istituzioni portata avanti da semplici cittadini, persone comuni che vogliono solo che i propri diritti siano rispettati, poiché come leggiamo su uno striscione che appare nel documentario “la salute è un diritto.”
Fortunatamente tuttavia, come anticipato all’inizio, vedremo nel documentario come gli sforzi dell’unione di queste persone condurranno le 150 famiglie de “Le White” verso la tanto sudata e meritata vittoria, poiché verso la fine del 2009 il Comune di Milano ha finalmente fatto in modo che tutte le famiglie del complesso traslocassero in altre case comunali della città, dando quindi la possibilità agli inquilini di lasciarsi “l’incubo” alle spalle. “Incubo” tra virgolette, perché nelle ultime sequenze del documentario assistiamo a un commovente e bizzarro paradosso: gli inquilini de “Le White” riuniti insieme nell’ultimo saluto al loro complesso abitativo, immersi nei ricordi e nelle lacrime. Lasciarselo alle spalle era quello che volevano, tuttavia vi hanno vissuto per 25 anni, e quel luogo evocherà per sempre nel cuore degli inquilini ondate di indelebili ricordi.