La Casa - Il Risveglio del Male
Nelle confuse traiettorie della ghost story contemporanea, Evil Dead Rise reclama il ruolo centrale della saga, e riporta la cattiveria nel mainstream.
La Casa - Il Risveglio del Male rilancia un dibattito aperto ormai agli albori dell'era-franchise: come si trasforma in saga un prototipo indissolubilmente legato alla personalità e visione di un singolo autore? Perché se film come Halloween e Non Aprite Quella Porta sembrano concepiti appositamente per uno sfruttamento intensivo delle proprie premesse (e di fatti lo furono), La Casa è sempre rimasto inscindibile dalla sensibilità di Sam Raimi.
Una coraggiosa quanto rischiosa opzione starebbe nell'ignorare platealmente l'eredità del prototipo, subordinandone il marchio a una rilettura e messa in scena interamente nuove: la "mossa Suspiria", si potrebbe definirla.
A qualcosa del genere pensava forse Fede Alvarez nel 2013, quando firmò il primo tentativo di reboot dopo la conclusione della trilogia classica. L'uruguaiano spogliò Evil Dead di ogni suo tratto definente, riempiendone il guscio vuoto con un torture porn all'europea, in ritardataria scia a Gens e Laugier. Era un film cromato e metallizzato, essenzialmente inodore, facilmente dimenticabile: perfettamente sovrapposto all'originale, eppure il suo esatto contrario. L'esperimento fu rimosso dal già non particolarmente ordinato canone della serie, con Raimi in persona impegnatosi a riportare il brand su binari classici con la serie di Ash. Il nuovo film di Lee Cronin prosegue oggi l'operazione rilancio in totale devozione al maestro: e dopo trent'anni, c'è da scommettere che la scombinata serie possa finalmente evolversi in franchise.
A un'idea di fedeltà intesa come replica del plot, Evil Dead Rise antepone un recupero di natura anzitutto umorale. Non c'è una "casa" (che peraltro era solo nel titolo italiano), ma c'è La Casa, qui spostato dalle foreste alla metropoli, dalla terra al metallo. Il riferimento ideale è il primo capolavoro del 1981 - dunque un film ferocemente ludico, consapevole dell'assurdità implicita delle proprie fantasie, sarcastico ma non espressamente deviato in parodia. Un tono specifico andato perduto a seguito della svolta slapstick del secondo capitolo, riapparso brevemente nel cult "fuori canone" Drag Me To Hell, e che il quinto film Evil Dead sceglie oggi di recuperare nel suo riuscito back to basics.
Un film popolare non può vivere in un vuoto, e nel 2023 La Casa non può dunque ignorare le numerose variazioni figliate dal proprio modello attraverso i decenni. L'influenza di Raimi va oltre la combo splatter-comicità con cui è stato spesso liquidato: a stare stretti, l'intera gloriosa produzione fantasmatica Blumhouse (Mike Flanagan in primis, da sempre sorta di raffinato Raimi anemico) ha in questi anni fatta propria quell'idea di orrore ipercinetico, senza budget, a spazi stretti, capace di usare la macchina da presa come personaggio fisico in rotta nel campo del set. La Casa - Il Risveglio del Male lo sa, ringrazia, torna a sedersi a capotavola riportando alla formula l'unico ingrediente a cui Insidious, The Conguring e Annabelle avevano da tempo abdicato: la violenza.
La cattiveria è ciò che distingue e allontana Evil Dead Rise dai suoi fratellastri. Il giovanissimo Cronin ha ben inteso il senso profondo della serie: strappare il freno al motore, esasperare la messa in scena al punto in cui l'inferno del Necronomicon e il cartoon Looney Toones convergano in un unico teatro demente. A guadagnarne è il cinema come arte e come tecnica, spinto in ogni suo reparto (a partire dalle attrici protagoniste) su quel crinale tra creatività e isteria che il solo genere splatter può tollerare.
Se in queste stesse settimane Scream VI decretava la sacralità del punto di vista spettatoriale in una sorta di funerale/esorcismo concettuale dell'horror, La Casa - Il Risveglio del Male torna a picchiare dove fa male, sfondando un muro cinematografico dopo l'altro in un pestaggio visivo da cui niente è risparmiato. Reclama il suo posto come avanguardia gore in un panorama mainstream che tra possessioni, algoritmi e amenità elevated, aveva da un pezzo perso il senso estetico della macelleria. Se nell'immediato dovesse risorgere il gusto popolare per quest'idea di cinema, il ruolo da capofila sarà ancora suo.