Ottocento detenuti. Di questi, trecento sono in esubero. Solo diciassette “Mi piace” nel social media più popolare della contemporaneità.
Parlare del carcere di Marassi (come dei tanti altri eretti nella nostra nazione) richiede – per salvaguardare la propria salute psichica – un andamento semiserio. Se si dovesse intavolare una riflessione severa sullo stato di salute delle carceri e di chi vi alberga, sull’interesse statale affinché tutto rimanga nell’insufficienza attuale e che tutto ristagni nella miseria morale che già lo connota, ciò farebbe venire il sangue amaro a chiunque. Quindi occorre saper sorridere, come un funambolo sull’orlo del precipizio. Questa lezione l’hanno intelligentemente capita il gruppo di studi dell’università di Genova che ha firmato questo bel documentario, Loro dentro, come l’hanno fatta propria soprattutto i detenuti che dietro quelle sbarre sono costretti a vivere, e come umilmente abbiamo provato a intendere noi questa recensione, una pagina non più bianca col vano intento di raccontare la bellezza trattenuta fra i fotogrammi di questo documentario.
Gli studenti dell’università di Genova, coordinati da Cristina Oddone, hanno svolto la loro indagine carceraria e antropologica nel penitenziario di Marassi fra il febbraio e il giugno del 2011, provando a intercettare le vite che immobili e opache attraversano quelle celle, quei corridoi e quegli ironici “spazi aperti”. Come spesso ci è capitato – e ne siamo felici – l’opera presenta delle sgrammaticature lampanti, proprie di chi il mezzo non lo padroneggia perché mai l’aveva padroneggiato prima di allora. Oltre che un documento, Loro dentro non può effigiarsi di altro merito, men che mai afferente alla settima arte. Ma, lo dicevamo, ne siamo contenti. Siamo felici quando incrociamo simili opere perché sono il chiaro segnale di un bisogno più ampio, che intercetta il cinema solo come esigenza di supporto ma che in verità cova in sé una dignità sociale protesa verso il bene comune che non si può che encomiare. Ancor più se quanto filmato, al di là di ogni riuscita formale cinematografica, possiede un’importanza e un’urgenza utile al prossimo – e quindi anche a noi. Perché di questo – e di nient’altro – si sta parlando.
Loro dentro è una ricognizione sulla vita carceraria senza filtro, dove i documentaristi coordinati dalla Oddone hanno dato totale libertà e spazio ai protagonisti e abitanti di quelle celle del carcere di Marassi. E nel farlo hanno mostrato un rispetto e una riconosciuta appartenenza alle stesse trame umane che ha saputo figliare, per dei detenuti totalmente a loro agio che così hanno mostrato molti aspetti della loro vita e delle loro coscienze. Ben oltre il dovuto. Ben oltre il solito.
Loro dentro ha meritatamente partecipato all’appena concluso ViaEmiliaDocFest, kermesse online che ogni anno liberamente permette agli spettatori la visione di tutte le opere in streaming. Realtà come quella emiliana abbinate ad esperienze e testualità vitali come quelle presenti in Loro dentro sono la riprova che il documentario italiano oggi è più che mai importante, più che mai lanciato e che attorno ad esso si stanno erigendo delle strutture consapevoli e in armonia col tracciato intellettuale e artistico promosso da chi oggi sceglie la via documentaria.
È la loro golden age. E anche la nostra.