Chi traffica un po’ nei meandri della nostra rivista avrà forse potuto notare che ultimamente I Sotterranei stanno dando largo spazio a quella realtà no-budget e indipendente che è conosciuta oggi col nome di fan movies (tra gli ultimi Dark Resurrection – volume 0 e volume 1 e Dylan Dog – L’inizio). Ebbene oggi ci ritroviamo dinanzi a un caso analogo, quello di Metal Gear Solid Philanthropy, un lungometraggio no-profit diretto e interpretato da Giacomo Talamini. Il fan movie è ispirato, come si evince dal nome, al famigerato eroe dei videogames di spionaggio Solid Snake, creato nell’ormai lontano 1987 dalla geniale mente dell’autore nipponico Hideo Kojima. Cominciamo subito col sottolineare quanto si rimanga esterrefatti, nell’apprendere che per la realizzazione di questo lavoro siano stati spesi solamente – e in un ampio arco di tempo che abbraccia quasi 7 anni di progettazioni e organizzazioni – circa 10.000 euro, che, a fronte della qualità del prodotto ultimo, lasciano ben intendere quali siano le potenzialità e le prospettive della Hive Division, la società di produzione cinematografica fondata proprio dai ragazzi fautori dell’opera. Da evidenziare inoltre il fatto che i sopracitati 10.000 euro non sono la risultante dell’accumulo di finanziamenti o donazioni ricevute nell’arco degli anni, ma bensì denaro che i ragazzi della Hive Division hanno sborsato di tasca loro, soprattutto per l’acquisto di attrezzature e apparecchi di scena.
A fronte di questa premessa, che era d’obbligo, spendiamo due parole per il film vero e proprio: Metal Gear Solid Philanthropy si inserisce nella linea narrativa dei videogiochi MGS (Metal Gear Solid) e MGS2, proponendo una nuova missione originale ed alternativa alle trame videoludiche, che il protagonista Snake dovrà affrontare. Come nella più classica delle trame Hollywoodiane la semplice missione, la “passeggiata” che Snake dovrà affrontare, si rivelerà poi in un secondo momento un’intricata e pericolosa matassa da sbrogliare, con tanto di vittime, esplosioni e sparatorie. Tuttavia più che soffermarci sulla trama è interessante evidenziare alcune particolarità del film, a cominciare dalla scelta di dividere la storia tutta in due parti (la seconda rimandata a data da destinarsi) e di lasciare quindi per ora il finale del film in sospeso. Il sottotitolo a questo capitolo è infatti Part one: The Overnight Nations. Realisticamente parlando è molto probabile che Metal Gear Solid Philantropy rischi di rimanere un’opera incompiuta a livello di trama, o che comunque i termini della realizzazione del secondo capitolo si protraggano molto, molto a lungo nel tempo. Questa tuttavia non è di fatto una componente propriamente negativa, o almeno non lo è per la Hive Division, che con questo progetto non aveva solamente lo scopo di rendere omaggio a uno dei più bei videogiochi Military Stealth di sempre, ma anche quello di cimentarsi, confrontarsi e imparare dal nulla quel mestiere meraviglioso che è il Cinema. Sotto questo punto di vista, se soppesassimo su una bilancia i due fattori, ovvero: l’eventuale incompiutezza di quest’opera contro la possibile nascita di una nuova e valida casa di produzione italiana (che non ci sforni il solito polpettone psicologico antidepressivo) possiamo a ragione dire che il primo lavoro ha rappresentato per questi ragazzi un campo di crescita e sperimentazione continua e un notevole trampolino di lancio (grazie alla visibilità acquisita e al notevole passaparola che esiste nel mondo dei fans). E che quindi la sua incompiutezza, notate bene, solo a livello di trama, è qualcosa da potersi considerare addirittura fisiologico. Fisiologico perché realizzando un prodotto ispirato a un format video ludico registrato, famoso ed enormemente remunerato come Metal Gear Solid è purtroppo ovvio che non si possa aspirare a passaggi nelle sale cinematografiche, ai festival e alla distribuzione del prodotto, senza incorrere in quel vincolo di protezione editoriale che si chiama Copyright. In questo senso ci appare quindi ovvio che una società di produzione composta da oltre un centinaio di membri che lavorano gratuitamente per portare a termine un progetto, possa scegliere di incanalare i suoi sforzi successivi (cosa che la Hive Division sta già facendo) nella realizzazione di un prodotto nuovo, totalmente originale e totalmente proponibile; nonché fruibile economicamente.
Assolutamente nulla di negativo da evidenziare quindi per Metal Gear Solid Philanthropy e per il lavoro di Hive Division. Chiunque mastichi un poco di film no-budget e fan movie, non può non rimanere impressionato dalla fedeltà resa ai personaggi e allo stile narrativo di Kojima, nonché dall’ottimo lavoro globale e qualitativo del film che spicca in gran parte per le scene digitali realizzate in complicità del blue-screen e di notevoli talenti della grafica computer. Consigliamo quindi calorosamente la visione di questo film, non tanto per la trama, che seppur valida rimane ad oggi incompiuta, quanto più invece per la soddisfazione di vedere finalmente che nel panorama del cinema indipendente italiano qualcosa di nuovo sta crescendo e si sta muovendo, sottraendosi dai soliti schemi, rinunciando ai soliti cliché e alle solite trame a cui siamo ormai da tempo abituati.