Mi Pogolotti querido

Esistono storie che devono essere narrate. Per volontà, interesse, cultura e dignità. Esistono persone che devono essere raccontate, ricordate, poiché il loro passaggio su questa terra ha rappresentato qualcosa di eccezionale, da qualsiasi punto di vista lo si voglia osservare o intendere. Questa è la storia del Barrio Pogolotti, quartiere operaio cubano sorto alle porte dell’Havana nella seconda decade del Novecento. Ma è anche una vicenda che lega a doppio filo Italia e Cuba, essendo i protagonisti di questa storia profondamente italiani.

Il Barrio Pogolotti è uno dei quartieri più vivaci, operai e estrosi dell’Havana. Esso è stato fondato nei primi anni del secolo scorso da Dino Pogolotti, intraprendente piemontese che sul finire dell’Ottocento andò a New York in cerca di fortuna ma la trovò circa quindi anni dopo in quell’isola caraibica che nel volgere di qualche decade sarebbe diventata acerrima nemica degli Stati Uniti. Partito da Giaveno, una cittadella poco distante Torino, Dino diventò facoltoso proprietario terriero di una landa ancora disabitata poco fuori la capitale cubana. Di quel terreno spaccato dal sole tropicale ne fece migliaia di abitazioni, suddivise in lotti, di cui gli operai entrarono in possesso per estrazione, come nella migliore tradizione dei Paesi in via di sviluppo e con gravi insufficienze economiche e sociali.

Dino fu grande imprenditore e non si limitò solamente a gettare le basi di quello che divenne uno fra i quartieri più importanti dell’Havana, ma innestò la sua lungimiranza, sapere, curiosità e vocazione artistica nella cultura cubana tutta attraverso i suoi discendenti: il figlio Marcello e sua nipote Graziella, quest’ultima ancora viva e nota intellettuale dell’isola. La donna, oramai anziana, è intervistata dalla regista Enrica Viola, con la quale ripercorre le vicende della sua famiglia, di suo nonno Dino e del padre Marcello. Aiutate anche da Pino Chiezzi, Enrica e Graziella riportano alla luce i profondi innesti culturali che lei e i suoi avi hanno introdotto nella cultura cubana, fra equità sociale, sviluppo artistico e contributi culturali e intellettuali. Mi Pogolotti querido è un gesto d’affetto per chi ha rivoluzionato la vita economica e culturale di Cuba, ottimamente colto e contraccambiato dagli abitanti del quartiere, che di esso decantano la bellezza, freschezza, vivacità e amabili tradizioni.

Il documentario di Enrica Viola tiene in sé questo grande patrimonio restituendolo in tutta la sua deliziosa semplicità allo spettatore, il quale fra una partita a domino, un brano di latin jazz e dei suggestivi scorci urbanistici vede passarsi sotto gli occhi uno spaccato cruciale della vita di una fra le città più significative dello scorso secolo. Per nulla ideologizzato, ma schiettamente partigiano con chi ha fatto del bene per il prossimo con grande investimento di forze, capitali e intelligenza, Mi Pogolotti querido è un importante tassello nel percorso di definizione strutturale dell’isola di Cuba, luogo esotico, mitico e circondato da un alone leggendario che troppo spesso non rispecchia fedelmente la complessità sociologica su cui la città si fonda.

A margine dell’analisi, e per chiunque voglia farsi ammaliare dalla bellezza documentaristica e narratologica dell’opera di Enrica Viola, segnaliamo la proiezione del documentario il prossimo 12 marzo al Nuovo Cinema Aquila di Roma.

Autore: Emanuele Protano
Pubblicato il 12/02/2015

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