New York 2015 / Where to Invade Next
Michael Moore si imbarca in un Grand Tour dei paesi europei per evidenziare mancanze e difetti dei suoi Stati Uniti.
Quel è il prossimo paese che gli Usa potrebbero invadere? In questa guerra senza fine dell’America, quale sarà la prossima vittima? E’ questa la domanda che si pone Michael Moore nel suo nuovo documentario, Where To Invade Next.
Leggendo il titolo ci immaginiamo un viaggio verso qualche paese ricco di risorse naturali, ma economicamente e politicamente instabile, che gli Usa, con la scusa della ‘democrazia’, potrebbero invadere presto. Politica estera americana, complotti, speculazioni, interessi di grandi potenze mondiali a discapito dei più poveri, tutto nel vecchio stile Moore. Non esattamente, questa volta non è proprio così. Non c’entra Bush, non si parla di petrolio, né di Isis. I paesi da invadere sono soprattutto quelli europei, dai quali gli Usa potrebbero rubare idee geniali, leggi, sistemi. Sì, come in un Grand Tour, Moore parte alla volta del Vecchio Continente per raccogliere il meglio e portarlo negli Usa: “Volevo prendere i fiori all’occhiello di ogni paese, non le debolezze. L’idea mi è venuta tanti anni fa – ha detto Moore durante la conferenza stampa – mentre ero in Svezia e sono finito in ospedale. Quando ho chiesto il conto mi hanno detto che non c’era nessun conto, e sono rimasto a bocca aperta. Non capivo. Così tante altre cose, piccolissime, che noi non abbiamo. Perché non le abbiamo?”.
Il viaggio di Moore inizia in Italia e finisce in Islanda, e in ogni paese visitato, per ogni idea rubata, issa la bandiera stelle e strisce, simbolo dell’invasione americana. In Italia ci sono le vacanze pagate? Bella Idea! In Francia le mense scolastiche sono salutari per tutti i bambini? Non male. L’università gratis? Grazie Slovenia! Fino all’Islanda, dove le donne occupano lo stesso potere degli uomini in termini politici ed economici, “non un potere finto come qui in America, ma un potere vero”.
Benché neanche un segmento della pellicola sia stato girato negli Usa, Where To Invade Next è un film sugli Stati Uniti, sulle sue mancanze e sui suoi difetti. Quello che si considera il paese più potente e più democratico del mondo vacilla per quanto riguarda i diritti dell’uomo, la dignità dell’individuo, assistenza sociale e cooperazione fra i cittadini. L’occhio di Moore scopre chilometro per chilometro, piccolissimi dettagli che mancano all’America e che potrebbero rendere il suo paese un posto migliore.
Nella costruzione di questo luogo utopico ci sono momenti divertenti e sketch improvvisi, spontanei e casuali, come le facce dei bambini francesi che bevono solo acqua e non sanno cosa sia la Coca Cola. C’è il tempo per la risata, il momento per la riflessione e lo spazio per l’approfondimento, in un montaggio perfettamente equilibrato, dove il filo del discorso guida l’itinerario del viaggio. Ogni paese si modella sulla base di valori intoccabili, insiti nella mentalità dei propri cittadini. Che cosa significa civiltà, società, perché in America non s’insegna educazione civica, né arte? Qual è il senso di insegnare una poesia o di basare il proprio sistema giuridico sul concetto del perdono? Quale storia andrebbe insegnata?
Ogni paese è differente, e nessuno è privo di difetti. Al centro ci sono gli Stati Uniti, per una critica indiretta e trasversale. Nessuno aveva mai messo in vista i difetti degli Usa con la stessa leggerezza di Moore e nessun americano, forse, ha mai avuto la curiosità di guardare attentamente l’erba del vicino, sicuro che il proprio paese sia privo di difetti. Ma il risultato non è un film pessimista, Moore stesso si definisce un romantico ottimista, affatto cinico. Di conseguenza questo non è il suo miglior documentario, ma di certo è quello più positivo, in cui si intravede un innamoramento di Moore verso il suo paese.
Dopo il volo pindarico in Europa, l\'atterraggio negli USA è dolce e lieve. La critica si smorza per lasciare il posto alla speranza. L’America non è spacciata, ci sono stati grandi e improvvisi passi avanti, come la legge per i matrimoni omosessuali o l’elezione di Obama. Le cose possono cambiare da un giorno all’altro, in una notte, così come è venuto giù il muro di Berlino.
Capita qualche volta che un film, una foto, o un’opera d’arte riescano a cambiare qualche cosa nella politica e nella vita di¬¬¬ qualcuno. E’ successo recentemente con la pubblicazione della foto del piccolo Aylan, e forse potrebbe succedere ancora. Lo spera Moore, specialmente se il film uscirà durante la campagna elettorale per le presidenziali del 2016.
All’indomani della strage del campus in Oregon, dopo 13 anni da Bowling a Columbine, cosa è cambiato? “L’associazione delle armi non può avere il potere ancora per molto. Le cose cambiano e cambieranno”, parola di Michael Moore.