Pesami l'anima

Pesami l’anima è la storia di quattro donne (una modella oversize, una ex atleta nazionale, una modella di Botero e un’artista) che raccontano il complesso percorso di riconciliazione con il proprio corpo, divenuto in passato un campo di battaglia dove sfogare la non-accettazione di sè. Valentina, Francesca, Giulia e Letizia raccontano come sono riuscite ad essere ascoltate e guardate, da se stesse e dal mondo.

Quando l’occhio della telecamera diventa indagatore di realtà ecco che la verità si dipana oltre le strutture fragili del sensibile e anche le cicatrici del corpo più devastato diventano le tracce di un paesaggio unico, logorato dal tempo. È così che Teresa Iaropoli restituisce il corpo delle sue reduci, spogliandolo e percorrendolo con lo sguardo del cinema. La silhouette rilegata in uno sfondo nero, ritagliata da una luce forte, rivela nelle sue zone d’ombra le tane del dolore ma anche i tratti in cui l’incarnato, diventando più lucente, sprigiona un’inaspettata bellezza. Una bellezza che va oltre i canoni rigidi dell’estetica moderna e stringe la focale sull’universo borderline della bulimia. Quattro donne per quattro storie tanto vicine quanto lontane, in un documentario di scoperta in cui la mano del regista rimane invisibile e le protagoniste si raccontano spontaneamente. Le storie si sviluppano in capitoli incastrati per svolgersi in simultanea, risolvendosi così assieme nello stesso finale di redenzione. Adottando la tecnica del contrasto, tra il racconto in voce over delle ragazze e la sequenza rivelatrice delle immagini, la regista ci restituisce il punto di vista a tratti distorto e alterato delle protagoniste, che da vittime della realtà si riscoprono vittime di loro stesse.

Ed è così che inizia il primo capitolo del film, con le immagini felici di un vecchio filmato in cui una madre e una figlia vengono riprese in un momento spensierato. La ragazzina esile è Letizia, la nostra prima donna, che ci confida le origine del rapporto conflittuale con la madre e il senso di inferiorità verso la stessa nutrice. Si rivela alla camera come una donna che vorrebbe essere amata, e che pur di esserlo è disposta a diventare tutto ciò che l’altro desidera, recitando con chiunque una parte fino a svuotarsi del proprio io. Introdotta dalla voce di Fabrizio Frizzi in una serata del noto concorso di bellezza Miss Italia, segue la storia della bellissima Valentina, modella che proprio in quell’occasione ha dichiarato guerra al proprio corpo, spinta alla ricerca di una magrezza che fisiologicamente non le appartiene. Per il terzo incontro veniamo trascinati poi in una piscina, da una serie di riprese subacquee di un corpo che galleggia inerme. È Francesca, la conosciamo durante una delle sue immersione, l’unica dimensione in cui si sente leggera nonostante la pesantezza del proprio corpo. Lorella invece è la medella scoperta da Botero in Piazza della Signoria. Una donna che non ha mai desiderato osservarsi allo specchio ma che è invitata a farlo, quando il famoso pittore le punta i riflettori addosso facendola divenire la musa delle sue più alte ispirazioni. É lei il nodo in cui si risolvono tutte le storie. É lei l’unica donna che sembra essere arrivata veramente ad un’armistizio con il proprio corpo, accettandone le peculiarità e trovando nelle sue qualità una forma di riscatto. Ci riconduce alla scoperta di un certo tipo di arte, in cui le donne sono opulente e pur bellissime. Dunque perchè Pesami l’anima? Il significato del titolo può essere rivelato con una curiosità orientale: l’esatto motivo per il quale il Buddha è grasso e in parte nudo. Il significato della sua opulenza è metaforico è risiede esattemente nella facoltà che egli ha di possedere in sé tutti i mondi. Il Buddha ha, e ciò è sinonimo di pienezza interiore. Ed è così che la regista pesa l’anima delle sue protagoniste, spogliandole, dando luce all’indimostrabile, mostrandole seppur così aliene alla realtà contestuale così autentiche ed uniche nella loro singolarità.

Pesami l’anima è stato selezionato nei festival Sguardi Altrove e Woman in art, ed è ora in concorso sul sito del festival di documentari on-line Via Emilia Doc Fest, sui cui è possibile prenderne visione e, qualora lo voleste, votarne la preferenza.

Autore: Valeria Zaccone
Pubblicato il 15/03/2015

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