Settembre
Chiarini torna ad interessarsi ed a raccontarci l'adolescenza in un periodo di cambiamento
Settembre è un mese di cambiamenti, trenta giorni di transito, tra l’estate, stagione di svago, di rinascite, di esperienze, e l’autunno, stagione di responsabilità. L’estate porta con sé, in adolescenza, la consapevolezza del proprio essere in divenire. Costruisce e definisce. Prepara all’avvento del nuovo anno scolastico, della nuova classe, del passaggio verso un nuovo livello di coscienza. Duccio Chiarini torna ad indagare l’adolescenza durante l’intervallo estivo. Dopo i dolori del giovane Edoardo legati alle remore per il proprio prepuzio (Short Skin), il regista toscano ci racconta la preparazione di alcuni giovani alle prese con il diabete di tipo 1, prima dell’inizio del nuovo anno scolastico. L’intervallo temporale della presa di conoscenza, dei ricordi estivi, delle prime esperienze di questi giovani in solitario è il campo d’indagine che più interessa a Chiarini. Le vite di questi giovani in divenire sono costrette ad assumere un altro livello di consapevolezza che quotidianamente li mette di fronte alla propria malattia. Chiarini segue i ragazzi in casa, tra le amicizie, durante delle visite importanti senza interferire con le loro vite, con la delicatezza e la leggerezza di un passo misurato, lo stesso che aveva contraddistinto la riuscita del suo precedente lavoro. Il regista sa toccare la realtà senza infrangere la magia del reale. Sa raccontare ascoltando, senza stravolgere la quotidianità dei ragazzi. Ed è proprio questo reale fabbisogno glicemico giornaliero che definisce i loro ritmi, le loro aspirazioni, che si frappone tra il sogno e la sua realizzazione. Sogni misurati come la quantità giornaliera di insulina. Quest’ultima che scandisce i momenti in gesti, una gestualità talmente tanto quotidiana che arriva a scomparire nella routine, normalizzando i loro bisogni e le loro aspirazioni. Lasciando la realtà, famiglia, amici, scuola, dentro a dei controcampi contestuali, l’attenzione è rivolta tutta su di loro: i protagonisti di una necessità che per alcuni, i non toccati, è un campo d’indagine sconosciuto nonostante vivano a contatto, giornalmente, con amici che hanno questo bisogno. Come conoscerli meglio? Cos’è che arriva a definirli? Domande queste che tutti dovrebbero arrivare a farsi, e che lo stesso regista si pone. Ed ecco che si ritorna al racconto della prima volta. All’inizio della storia e della patologia. A quel bisogno di sentirsi uguali agli altri anche se costretti a dei ritmi differenti. Costretti a definire limiti alle proprie aspettative personali cercando un futuro che non arrivi ad essere schiavo della loro necessità.
Nato dalla collaborazione con il Centro Studi Fondazione Meyer, Settembre, è un documentario che trova la sua realtà d’esistere tra la cura clinica, la freddezza positivistica quindi dell’ambiente ospedaliero, e le persone che sono soggette ad essa. Tra il senso domestico, intimo, e la professionalità del centro di cura. Chiarini dimostra, nuovamente, tutta la sua sensibilità e cortesia. Il suo tocco morbido e sereno accarezza queste storie, dando voce, colori ma soprattutto aria a questi racconti adolescenziali a cui serve averla.