Simplemente Estamos Aquì
L'energia sacra del deserto di Wirikuta nelle dissolvenze lisergiche di Tommaso Lusena De Sarmiento e Simone Carnesecchi
Lo spirito della terra in comunione con il cielo, il deserto di Wirikuta, situato nella zona montuosa e centrale del Messico, è una cassa di risonanza che riusuona di energie amplificabili. La terra suona, il cielo armonicizza le voci ed i suoni, i palpiti dei cuori in comunione tra la materia e la musica. I corpi in trascendenza come strumenti musicali perfetti nella cura e dissonanti nella malattia. La medicina e il viaggio, il peyote sacro che apre le porte della percezione. Terra di popolazioni in transito, terra di lavoratori che nelle miniere della zona perdono il sangue, la salute e la vita per cercare di far sopravvivere le proprie famiglie. Per dare loro da mangiare sono pronti ad accettare la cacofonia della malattia. Gli sciamani che traducono l’energia della terra in energia per il corpo, che provano a guarire, a salvare, ed accettano la diversità di popolazioni ed etnie in transito, in cerca della propria identità, della propria intima musicalità. Il deserto di Wirikuta descritto come un luogo dell’anima - un non-luogo dove transitare per guarire - lo spazio a tutti concesso dove lasciare che lo spirito si muovi libero tra le spire del fuoco e tra le lingue di un canto.
Il duo registico formato da Tommaso Lusena De Sarmiento e Simone Carnesecchi pone al centro del rito sciamanico, al centro della medicina tradizionale, un’altra cassa di risonanza, la camera-sguardo, in grado di cogliere le vibrazioni della vita, della pratica e della magia lisergica della visione, una cassa armonica di immagini alla ricerca dell’anima di una popolazione e di una terra mistica come il deserto di Wirikuta. Dissolvenze incrociate, additive, unione e comunione di immagini di repertorio, del lavoro nelle sue miniere, si intersecano con immagini a colori, recenti, punti di luce che si spengono nel fuoco, in uno sguardo in grado di cogliere l’ineffabile del viaggio - del trip. Simplemente Estamos Aquì è il resoconto di un viaggio oggettivo-descrittivo e soggettivo-spirituale, l’unione del racconto di una comunità sciamanica, della quotidianità della cura, della paura di chi vede nel lavoro in miniera l’unica sopravvivenza alla miseria, e l’indecifrabile, infilmabile, esperienza personale di una percezione aumentata. L’unità di questi due piani stilistici ed espressivi, ben differenti, confluisce armonica sia in un racconto in grado di riuscire ad aprirsi all’insondabilità del movimento spirituale dell’anima singolare (in grado di essere disciolta e rappresentata tramite un registro stilistico videoartistico), sia al documento oggettivo, modello informativo, lente d’ingrandimento su di un territorio sacro e magico che punta verso la fine del mondo che, come sostiene Sepùlveda, confina a Nord con l’odio. Il discorso, soprattutto il registro espositivo, del due registico riesce ad essere sempre sciolto, morbido, coinvolgente ed affascinante. Un ottimo esempio di incanto audiovisivo in grado di unire due stili ben differenti. La soggettività, l’emotività, dello sguardo mai si slega da un piano rappresentativo canonico, diventando altresì canale di un mutamento scopico, possibilità di una visione alterata, insondabile ma catturabile dalle lenti di una videocamera. Al canto sussurrato di una sommessa nenia il deserto di Wirikuta si espande e si comprime, sfuma, si sovrappone, riflettendo il viaggio mentale verso l’armoniosità della madre terra; per poi tornare lucido, documentale, sguardo fisso sulla necessità dei nativi di mantenere intatto l’ecosistema che sotterraneamente viene svuotato delle sue materie prime, della sua vita mineraria estirpata dalla mani delle multinazionali. Simplemente Estamos Aquì è (in)canto lisergico e urla di aiuto umanitario, è videoarte documentaristica, l’unione sincretica della visione e della riflessione.