“Nella mia carriera sono stata corteggiata da
più donne e ne sono lusingata.
Il motivo? La verità è che piaccio alle donne
perché sono un uomo”
Daniela Santanchè
“Questo non è un documentario su Berlusconi” è la premessa esplicitata all’inizio del viaggio intrapreso dai due registi, Vito Robbiani e Lorenzo Buccella, intitolato, parafrasando Mameli, Sorelle d’Italia. E questo, vorrei precisare a mia volta parafrasando il loro incipit, non è un articolo su Berlusconi. L’indagine getta il sasso, nomina il Presidente del Consiglio, e lascia parlare proprio loro, le dirette interessate: le donne che abitano l’Italia da lui governata. Il film, terminato di girare nell’ottobre del 2009, subito dopo lo scandalo delle escort di palazzo Grazioli, di Noemi Letizia e Patrizia D’Addario, viene presentato lo scorso inverno al Festival di Barritz ed è attualmente in votazione al festival in rete di documentari: viaemiliadocfest.
Due registi, una camera e uno zaino, una macchina e tanti chilometri quanti la lunghezza dell’Italia intera. Partenza da Arcore, residenza di Berlusconi, poi giù, Bologna, Roma, Napoli, Bari e Villa Certosa in Sardegna, residenza estiva del premier. Robbiani e Buccella domandano alle donne cosa pensano di Berlusconi e come si sentono rappresentate dal premier. Parole, considerazioni e volti, differenze geografiche e generazionali, senza sommarie conclusioni, un’inchiesta senza cifrari o numeri, considerazioni lasciate allo spettatore. Ma noi dobbiamo farlo, se dobbiamo stilare una lettura dell’inchiesta, procedura naturale dopo un lavoro del genere; senza cifre ingannatorie o percentuali demagogiche, leggiamo che le donne dell’Italia intera sono divise nella considerazione che hanno nei confronti del premier. Non risulta esserci una maggioranza plebiscitaria che offuschi la controparte. Appare invece una distinzione di considerazioni che si basa su determinati caratteri, di natura geografica, generazionale e culturale. Arcore e Roma sentono l’influenza della vicinanza del potere attraverso opinioni più a favore del premier, soprattutto nelle generazioni a lui stesso coeve: signore di cinquant’anni o di sessant’anni schiave ancora del maschilismo intrinseco nella loro natura storica, che tendono a difendere la condotta privata del premier, rimproverando la moglie assente. Le nuove generazioni, nelle stesse località, si sentono invece umiliate dagli scandali erotici e dalle dichiarazioni dello stesso, sottolineando una presa di coscienza femminile non più schiava del millenaristico ideale familiare italiano, ma ben più indipendente e scevra da parassitarie etichette nazionali. “Le signore adulte – osserva Buccella – tendono a giustificare la scappatella dell’uomo e a denigrare le ragazze che offrono la prestazione sessuale. Lo fanno nei confronti dei loro mariti, e dunque, anche di Berlusconi. Ristagna ancora una cultura maschilista difficile da sradicare.” Bologna, città rossa per antonomasia, non mantiene un carattere unitario e delegittimante, ma le osservazioni investono l’opposizione, in particolar modo la stampa di sinistra, elogiando le ristrettezze economiche ed il giro di vite che quest’attuale governo ha attuato per impedire il progressivo aumento del debito pubblico. Le donne di Napoli la pensano diversamente, l’emergenza rifiuti sconfitta dal premier non inganna le loro opinioni, qualcuna si sente offesa, qualcun’altra smaschera l’inganno facendo riferimento al tappeto alzato nel salotto, sotto il quale nascondere la spazzatura senza eliminarla del tutto. Villa Certosa e dintorni, in Sardegna le intervistate si dividono, una milanese parteggia per Berlusconi, un’autoctona invita lo stesso a fare i comizi non dove è sicuro che venga applaudito, ma davanti alle fabbriche con i cassaintegrati come pubblico.
In conclusione Sorelle d’Italia è un documentario interessante, non di denuncia politica ma di sondaggio sociale, senza le prerogative del dissenso fazioso e fiancheggiatore. Robbiani e Buccella sono giornalisti, reporter di prima linea svizzeri che non vogliono arrivare a conclusioni o far pendere l’ago della bilancia da un lato o dall’altro: fotografano la situazione di un’Italia al femminile che si divide. Senza arrivare a conclusioni pedanti o moralismi inutili, mantengono un rigore cronistico al di sopra delle parti intessendo una rete di argomenti anche al di là dell’appartenenza di genere e sollecitando riflessioni che vanno oltre al personaggio Berlusconi ma che interessano argomenti di carattere nazionale, da egli stesso rappresentati. “Berlusconi è una password che ti consente di parlare di mafia, tv, magistratura, media, escort. Si ha la percezione che sia onnipresente. Una signora, quando ha saputo che avremmo girato ad Arcore e Villa Certosa, credeva che il nostro documentario ci fosse stato commissionato da lui, per avere un feedback sulle donne italiane”.