Tellurica - Racconti dal cratere
Dieci registi si confrontano nella descrizione del terribile sisma che ha colpito l’Emilia nella primavera del 2012

Dieci registi, dieci cortometraggi, dieci sguardi diversi sul sisma che ha devastato l’Emilia nel 2012. Ognuno propone una storia, un approccio, un’idea peculiare, ma tutti gli autori che hanno collaborato al progetto cinematografico “Sisma Emilia” hanno in comune il fatto, non secondario, di offrire un punto di vista tutto interno alla vicenda. Dunque niente stime, né dati, né numeri, piuttosto un tentativo di mettere a nudo l’angoscia, lo spaesamento, la sofferenza, la necessità di fare i conti con i fantasmi interiori che un evento così sconvolgente e traumatico porta inevitabilmente con sé.
Ripercorrendo brevemente questo film collettivo, troviamo in apertura 404 Time Not Found (di Giuseppe Ferreri), che descrive in modo conciso e asciutto l’impatto scioccante con la sconvolgente notizia ascoltata in tv; You Had To Be There (di Domenico Giudetti), nel quale il sisma è visto con gli occhi di chi, per lavoro, si trova in prima linea a soccorrere gli altri; Il respiro del gigante (di Emanuele D’Antonio), dove la potenza devastante del terremoto si manifesta in un paesaggio tutto naturale anziché urbano; l’originale Lettere dal fronte (di Roberto Cavana), che racconta la forza, il coraggio e la fantasia dei bambini, per i quali la fase post-sisma si trasforma in una difficile guerra di resistenza contro un nemico invisibile; Shell Shock Radio (di Carlo Battelli) che pone l’accento sui terribili strascichi psicologici ed emotivi che il sisma ha lasciato nella mente di chi lo ha vissuto: claustrofobia, ansia, disturbi post-traumatici; ancora, il brevissimo, cupo e surreale Happy Birthday Rovereto (di Nicola Xella), che metaforizza l’inquietudine in una tetra visione onirica; 4:04 (di Marco Maselli), unica incursione – riuscitissima – nell’animazione, fatto di tratti essenziali e di un accorto studio sul colore; L’occasione (di Corrado Ravazzini), che racconta l’intesa e le tensioni di una coppia prima e dopo il sisma; Wang (di Marco Marmioli), che apre la riflessione agli eventi analoghi di Sichuan, in Cina, efficace e incisivo nel suo minimalismo; infine Anniversario (di Francesco Barozzi), con la partecipazione dell’ottimo Roberto Herlitzka, che mette in scena la costernazione dolorosa di chi, quasi come durante una guerra, è costretto ad assistere alla distruzione della propria casa.
Lontano da facili retoriche, esente da ogni possibile forma di autocommiserazione, Tellurica - Racconti dal cratere è costruito come una somma di impressioni, un ventaglio di visioni/riflessioni che prendono forma attraverso l’immagine in movimento. Il dolore è più scandagliato e osservato che gridato, è un dolore testimoniato dal paesaggio urbano devastato, un dolore ancorato – perché pesante come piombo – nel sentire delle persone, che tuttavia cercano con dignità e forza di procedere oltre, di ritrovare una quotidianità non inquinata dall’ansia e dalla paura. Lo stesso film può essere letto allora come un piccolo ma importante tassello parte di un più ampio percorso di comprensione e analisi, volto al tentativo – possibile, sebbene non nell’immediato – di metabolizzare questo drammatico evento, rovinoso sul piano pratico, fattivo, economico, ma anche – terribilmente – su un piano interiore ed emotivo.