Teneramente folle
Racconto autobiografico di un'infanzia particolare, ironico ma pregno di calore per un padre affetto dal disturbo bipolare
La complessità dell’esistenza è una nozione che necessariamente si apprende solo crescendo; inevitabile quindi che durante l’infanzia tutto ciò che esula dai semplici schemi puerili venga percepito come anormale o insano. La famiglia, che all’inizio costituisce la totalità del mondo conosciuto dal bambino, può rivelarsi, nel primo confronto con l’ambiente esterno, foriera di contraddizioni e assurdità che spaventano e imbarazzano. Solo dopo un percorso non scevro da rabbia e rifiuto dei propri genitori ci si potrà accorgere da grandi che ogni nucleo familiare nasconde i suoi segreti dolorosi: in altri termini, moltissime famiglie possiedono una dose specifica di follia.
Maya Forbes aveva un padre davvero molto speciale: oltre ogni definizione generica, Cameron Forbers era realmente un uomo particolare, in quanto affetto da un disturbo bipolare che ne faceva un maniaco depressivo. Negli anni Sessanta questo non gli aveva impedito di sposarsi e mettere al mondo due figlie, fino a che l’ennesimo licenziamento, a causa dei suoi comportamenti violenti, non convinse la moglie a lasciarlo e cercare un lavoro che non riusciva a trovare. Unica soluzione rimasta fu tornare a studiare, per ottenere un master che facesse da lasciapassare a un futuro stipendio perlomeno dignitoso. In attesa che la moglie finisse l’università per tornare a casa, toccò a Cam (Mark Ruffalo), reduce da un esaurimento nervoso, prendersi cura delle figlie piccole: soprattutto, farlo malgrado la propria malattia.
Teneramente folle è il racconto autobiografico di questo periodo, allorché la futura regista, ancora bambina, si trovò con la sorella nelle mani di un padre iperattivo e facile a crisi violente, con un’infinita energia mentale sfogata nel lavoro manuale – Cam sapeva aggiustare praticamente qualsiasi oggetto - negli approcci improvvisi e invadenti con gli sconosciuti, e in una generale confusione esistenziale che il dovere paterno tentava di costringere dentro uno schema regolare. L’inizio della convivenza è drammatico: la casa immersa nel caos, le due bambine che aggrediscono verbalmente il padre e se ne vergognano con gli altri. Ma poiché l’esser malato non impedisce a Cam di amare profondamente le proprie figlie, la ricerca di un equilibrio familiare autentico, del tutto estraneo ai monotematici modelli pubblicitari, rivelerà l’assoluta complessità dei sentimenti allora ancora ignota a Maya.
Il film non potrebbe reggere senza il sostegno di interpreti capaci, e Teneramente folle ha la fortuna di poter contare su un cast di attori davvero dentro la parte. Mark Ruffalo sa rendere al meglio la personalità divisa di Cam, uomo affettuoso facile però anche alla perdita di controllo, e le due piccole attrici sanno regalare momenti di intimità familiare assolutamente sentiti e verosimili. È evidente il desiderio della regista di inscrivere il racconto in un registro ironico, dove a far sorridere è l’involontaria comicità di una famiglia “fuori” dagli schemi, ma questo nulla toglie al dolore e alla rabbia che emergono dal film. Lasciate da sole con un padre così difficile le due bambine non possono fare a meno di odiarlo per la sua diversità che le fa sentire emarginate, ma poiché alla lunga è impossibile non riconoscere quanto esso le ami, il risentimento si colma di tenerezza. Teneramente folle è un’opera divertente e dolcissima, che conserva però una vena di dolorosa malinconia che non può lasciare indifferente lo spettatore. Storia di un’educazione sentimentale che è anche lezione di vita, il film di Maya Forbes si rivela tributo amoroso a un padre amatissimo, che nel bene e nel male riuscì a insegnare alla figlia quanto l’amore possa essere complicato, e grande.