Una nobile rivoluzione
La storia insolita di Marcella Di Folco, dai set cinematografici di Fellini fino al Movimento Transessuali Italiani: un grande esempio di coraggio, forza e tenacia.
Dopo una lunga esperienza nel campo del restauro cinematografico, Simone Cangelosi esordisce dietro la macchina da presa nel 2007 con Dalla testa ai piedi, una sorta di video-diario intimo e personalissimo presentato in anteprima al Festival del Nuovo Cinema di Pesaro. Segue Felliniana (2010), che ripercorre le esperienze cinematografiche dell’attore Marcello - poi Marcella - Di Folco insieme al geniale e visionario regista di Amarcord.
Il primo lungometraggio di Cangelosi, Una nobile rivoluzione (2014), torna ancora sulla figura complessa di Marcella Di Folco: non più l’attore dal naso aquilino e la fronte spaziosa che avevamo visto in Satyricon, ma una donna che con determinazione e fermezza porta avanti una lotta serrata per i diritti civili, a partire da quelli dei transessuali, per i quali fino al 1982 in Italia non era neppure possibile vedere legalmente riconosciuto il percorso di transizione.
Marcella, presidente del MIT (Movimento Italiano Transessuali) dal 1988 fino alla sua morte – avvenuta nel 2010 - e consigliere comunale di Bologna dal 1995 al 1999, si offre alla macchina da presa con esuberante e giocosa ironia, nascondendo la sua caparbietà, la sua lucida efficienza e la sua estrema concretezza dietro l’estrosità e il gusto (tutto felliniano) per la teatralità e l’eccesso. Lo sguardo del regista, pieno di affetto e ammirazione, restituisce allo spettatore un ritratto sincero e carico d’immediatezza, una descrizione portata avanti in maniera libera, ellittica, tutta soggettiva, che rifugge dalla pretesa dell’esaustività e rivendica, al contrario, il diritto ad un’autonomia espressiva che accoglie l’emotività e l’incompiutezza – intesi non come limiti ma all’opposto come valori aggiunti.
Le fasi più delicate e problematiche della vita della protagonista (un tentativo di suicidio e poi il cambio di sesso a Casablanca nel 1980) non vengono omesse ma neppure portate in primo piano, in nome di un pudore che non è imbarazzo ma, essenzialmente, rispetto; il valore di Marcella, da un punto di vista tanto privato quanto pubblico, passa soprattutto attraverso il racconto delle sue lotte politiche e sociali, e ci viene testimoniato man mano da tutta una serie di persone che, in maniere diverse, le sono state a fianco: familiari, amici, compagni di battaglia, e in ultimo il regista stesso, che compare più volte nel film, come a ribadirsi personaggio interno alla narrazione, rimarcando la sovrapposizione tra immagine filmica e vita vissuta, reclamando un approccio che muove dall’interno, un’appartenenza autentica alla materia trattata.
Oltre che un doveroso – ma sobrio e mai ridondante – omaggio a una figura importante nell’ambito dell’attivismo per i diritti civili, Una nobile rivoluzione è anche l’occasione, in questa determinata fase storica e sociale, per riflettere sul valore e sul senso di determinate conquiste. Dimenticare il lavorio lungo, paziente e rischioso che sta dietro tutta una serie di libertà e tutele troppo spesso oggi date per scontate, significa non comprenderne – oltre che l’urgenza e la necessità - anche la fragilità; significa, in ultimo, cessare di vigilare sulla loro difesa, e dunque metterle a rischio. Se Marcella Di Folco, con la sua rivoluzione nobile, ci ha lasciato un’eredità, questa è senza dubbio quella della concretezza, della perseveranza e del coraggio; un’eredità che trascende il contesto d’azione della protagonista perché universale e, soprattutto, sempre attuale.