Vinyl 1x07 - The King and I
Fra le palme della West Coast, il Re Elvis svela la natura di Richie
Era successo in Mad Men e succede anche in Vinyl: c’è un momento in cui una serie fortemente newyorkcentrica emigra verso la West Coast. Sente il bisogno di trasferirsi fra palme e spiagge, feste a bordo piscina e colori sgargianti per marcare la propria identità e per sfuggire da se stessa. West Coast come sogno proibito, come paradiso perduto, come una volata di vento che spazza via le impurità della metropoli. Il sole accende i colori e mette in risalto i difetti, cosa sono Richie e Zack fuori dal contesto di Manhattan? Cosa è l’America Century Records sull’altra costa del continente? E soprattutto ‘quel è la vera natura dell’animo umano’? La risposta potrebbe essere nel testo di Abraham Moslow che Richie studia mentre cerca di liberare se stesso dai demoni e dalle dipendenze. Ma Surf City non è la città adatta a due newyorchesi e, il contatto con la sabbia e le onde poco si addicono allo stridere delle chitarre, al rullare della batteria e al suono vibrante del Rock. I colori soffusi di NY si perdono nella psichedelica e colorata città degli angeli, dove il significato della bellezza potrebbe essere ritrovato solo con l’aiuto dell’LSD nel deserto di Joshua Tree, come suggerisce a Richie Gram Parsons (che morirà nel 1973 per overdose proprio in quel deserto). Come Donald Draper anche Richie entra in crisi quando si trova lontano dalla grande mela: “Non dovresti lasciare New York, l’ira è ciò che ti contraddistingue” gli viene suggerito nel bel mezzo di una festa losangelina. Il dolce clima californiano irrita il cinico Mr Finestra e la coca non può diventare Coca Cola troppo a lungo. Sebbene Richie e Zack sono in viaggio per salvare l’American Records dai guai finanziari, LA è solo un apripista per raggiungere il vero paradiso delle tentazioni: Las Vegas. La spiaggia è un casinò, le palme fiches, le grandi ville di Malibù suite di hotel a 5 stelle. Qui la natura di Richie, soffocata dal bisogno di redenzione, trova una corrispondenza irrefrenabile. Il re del Rock and Roll, the King fa la sua apparizione. Lui (interpretato da Shawn Klush, imitatore professionista di Elvis Presley), l’inventore di tutto quello che suonano i Nasty Bits è qui, davanti a loro. Richie tenta di sedurre Elvis giocando con le sue insicurezze, citando la ‘Gerarchia dei bisogni’ di Maslow e il grande concerto Aloha from Hawaii Via Satellite. Come nell’episodio di Parsons anche qui la morte è sempre dietro l’angolo: ‘You gonna die King’ (Morirai da Re) annuncia Richie ad Elvis. La realizzazione dell’uomo della psicologia umanistica illumina le azioni degli uomini nei loro momenti di lucidità, e Richie senza droghe riesce ad intravedere solo qualche flebile e lieve abbaglio. Se Elvis è il Re del Rock, Richie è un dio che gestisce il destino dei suoi amici-soci senza scrupoli, piega la realtà ai propri bisogni, come un cinico despota sfrutta i sudditi per coprire le proprie magagne. Con questo episodio Vinyl riprende quota e amplia la sua cornice in un contesto espanso non solo in termini geografici. Se nelle puntate precedenti un movimento circolare aveva condotto la narrazione, come la dipendenza dalla droga o le conseguenze di una bugia riportano sempre al punto di partenza, dopo questo episodio si scende a caduta libera verso il centro della Terra, verso un inferno infuocato e terribile. Ma, Las Vegas non è solo la città delle tentazioni, è anche il luogo delle imitazioni, dove tutto è un fake, finto, imitazione della realtà, riproduzione di essa per volontà di appropriazione. Niente è ciò che sembra. Richie si è veramente redento come vuole farci credere? Seguendo il titolo del libro di Maslow che per tutta la puntata Richie continua ad avere fra le mani, qual è la sua natura più profonda? E soprattutto rifacendoci al classico “What happens in Vegas stays in Vegas”: quello che è successo in questa puntata resterà a Las Vegas?