The Purge

La saga creata da James DeMonaco approda su Amazon con una serie che ne cattura la carica politica e distopica ma non riesce a sfruttare appieno le potenzialità del nuovo mezzo.

The Purge - recensione serie tv amazon demonaco

Non può essere immorale se è legale, giusto? Pare quasi un mantra quello che riecheggia lungo i dieci episodi che compongono The Purge, nuova serie Amazon creata da James DeMonaco e parte integrante della saga de La notte del giudizio.
Un interrogativo legittimo, soprattutto in tempi in cui l'etica diventa una questione smaccatamente politica, confermando il valore di un universo distopico rimasto, a distanza di cinque anni, il modo più diretto e immediato per parlare del presente.

Era inevitabile, allora, dopo quattro film (dal capostipite La notte del giudizio fino al prequel, La prima notte del giudizio, uscito appena qualche mese fa), dopo aver esplorato ogni genere e situazione possibile, che questo contenitore di spunti e riflessioni si rivolgesse alla serialità televisiva, cercando di sviluppare al meglio tutte le implicazioni di quell'idea forte e immutabile che ne stava alla base: cosa accadrebbe se, per un giorno all'anno, qualsiasi crimine fosse consentito? Un'idea capace di creare un universo inesauribile di possibilità e che, dopo aver generato sequel, prequel e parodie (la trascurabilissima commedia Meet the Blacks), scopriva (almeno apparentemente) nei modi e nei tempi di una serie la sua più congeniale realizzazione.
È qui, infatti, in una rigenerazione pressoché infinita di storie e situazioni, che a DeMonaco pare di trovare terreno fertile per il suo mondo in espansione, il contenitore perfetto per mettere in scena, ancora una volta, tipi e storie capaci di farsi specchio (sfacciato) di un'intera società.

Eppure, nel passaggio dal grande al piccolo schermo, qualcosa di importante sembra perdersi lungo la strada, qualcosa capace di intaccare la stessa caratterizzazione e le stesse motivazioni di quei personaggi in lotta per la sopravvivenza e che si incontrano e scontrano lungo tutto il corso della vicenda.
Perché se è vero che, moltiplicando i piani narrativi e continuando a esplorare quel mondo alla deriva in ogni suo anfratto e possibile degenerazione (dalle sette pseudo-religiose alle fiere del massacro, passando per i giochi sadici e omicidi dell'alta società), la storia guadagna in complessità di intreccio e varietà di suggestioni, è lo schematismo e la spesso forzata bidimensionalità dei suoi protagonisti a non mutare con il cambio di mezzo, trasformando quell'attitudine che aveva fatto la fortuna della saga cinematografica nel suo più evidente punto debole.
É proprio quel gruppo eterogeneo di personaggi, infatti, tra eroi tutti d'un pezzo (il soldato in cerca della sorella), abusati cliché (la coppia di yuppies in crisi) e figure spiccatamente ricalcate sull'attualità (la donna nera vittima di molestie), a rappresentare le maggiori criticità di una serie come The Purge, un gioco al massacro bloccato nel proprio schematismo, così preso dalla propria brutale immediatezza da trascurare quella caratterizzazione che proprio la confezione episodica avrebbe potuto garantirgli.

Mentre il tempo della visione si sovrappone quasi perfettamente a quello del racconto, in dodici ore fatte di momenti riflessivi e improvvisi picchi di violenza, quell'universo di possibilità infinite, capace di sviluppare dilemmi etici ad ogni livello, dalla guerra di classe alla discriminazione, dalle molestie al femminicidio, fino alla frustrazione dell'uomo medio(cre), finisce così per essere stemperato da un eccesso di schematismo che poteva risultare funzionale per il grande schermo, ma che nel panorama seriale contemporaneo mostra tutta la sua inadeguatezza, annullando ogni possibile parvenza di verosimiglianza.

Quello che rimane è un film d'azione diluito nei tempi della serialità che trova nei suoi riferimenti niente affatto velati alla contemporaneità la sua principale ragione d'essere, seguendo la tradizione di un franchise dove il genere si fa strumento politico (impossibile non vedere nella messa in scena della frustrazione della working class bianca o nell'indifferenza ottusa e ferina dei Nuovi Padri Fondatori un riflesso della presidenza Trump) e il futuro si colora di tinte forse prevedibili, ma sempre e comunque perturbanti.

Autore: Mattia Caruso
Pubblicato il 25/11/2018
USA 2018
Durata: 1 stagione da 10 episodi

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