Aeterna
Leonardo Carrano dà forma animata al Requiem di Mozart
"[..] Ho il capo frastornato, conto a forza, e non posso levarmi dagli occhi l’immagine di questo incognito [...] la vita è pur si bella ..."
Vienna – Settembre 1791 – Ultima lettera di Mozart a Lorenzo Da Ponte
La storia di di un’opera d’arte si legittima anche contando gli anni passati nel realizzarla. Numeri che si susseguono non solo come algidi e distanti segni matematici, ma carichi di presenti trascorsi, di ore e mesi vissuti, ogni numero un anno, ogni anno un passaggio della storia dell’uomo che l’ha concepita. Dodici anni ci sono voluti, sette per realizzarlo effettivamente e cinque passati all’ascolto dell’incompiuto Requiem di Mozart, metabolizzando le varie versioni. Aeterna di Leonardo Carrano è un’opera audiovisiva d’animazione sperimentale grandiosa, un’epopea nella vita del suo realizzatore che giustamente la associa alla vita stessa - ed a cosa se non ad essa? Un ossimoro in termini se consideriamo la natura e l’uso di messa funebre del Requiem - uno spaccato cronistorico ed artistico racchiuso nella fuggevolezza del tempo biologico, sociale, intellettuale ed esperienziale. Un contrappunto luminoso di immagini animate che fluttuano inseguendosi in dissolvenze eteree, organismo tattile ed udibile, vivo nel suo decomporsi, generatosi su contatti sincronici audiovisivi al di sopra (o all’interno, o al di sotto) della composizione del Requiem mozartiano. Un’amalgama fulgente in quattordici episodi, ognuna a rappresentazione dei quattordici movimenti del Requiem, ognuna co-diretta e realizzata con una propria ed in sé unica tecnica d’animazione. Quattordici tecniche differenti, quattordici storie audiovisive da raccontare, quattordici trascorsi umani nati dal rapporto con ognuno dei co-registi. E’ impossibile slegare il termine della morte, fine ultimo della vita, alla nascita, inizio primo della morte. Un inno ricorsivo in preghiera di un ritorno e di una partenza, flessibile e spietata, per tutti uguale. Una narrazione astratta che intercetta momenti di comunione tra il suono e l’immagine tramutandoli in simboli, archetipi di una manifestazione semantica, nuclei di significato e di scelta consapevole e necessaria al suo stesso narrarsi, tratteggiandosi infine come opera compiuta (nell’incompiuto mozartiano), chiusa nelle forme ed aperta nel significato.
Requiem Aeternam (co-regia: Mikulas Rachilc – Tecnica: pittura a olio per fasi. Acrilico su carta), da una linea che fluisce da un lato all’altro dell’immagine la tonalità si espande spezzandosi in una geometria di forme, dal b/n deriva il colore, nasce il tratto che definisce il volto, la moltitudine di primi piani che si assorbono uno nell’altro. Kyrie (co-regia: Alessandro Pierattini – Tecnica: Acquerello e polvere di argilla), il linguaggio orale si risolve nelle mani, nel racconto dell’inizio cristologico di una narrazione, particelle di senso compiuto veicolate dal linguaggio dei segni (LIS). Dies Irae (co-regia: Ada Impallare – Tecnica: Incisione su pellicola 35 mm e acidata) un acido countdown che fora le immagini tra violenti e sincopati segni metallici; mulinelli di colore e linee, gorghi che nascono dal centro. Tuba Mirum (co-regia: Renato Flenghi – Tecnica: Scultura di ferro e riprese video) dei veloci passaggi di un velo di seta fluttuante svelano dal nero delle sculture di figure umane costruite con del filo metallico. Rex Tremendae (co-regia: Alessandro Pierattini – Tecnica: Matita su carta. Riprese video.) Icaro in picchiata, una discesa di una forma umana mentre morbidamente si tuffa senza mai raggiungere l’acqua, quest’ultima da materia fisica diventa materia elettronica, in chiusura rimane sull’immagine la figura che in dissolvenza continua a vorticare nel nero o nel vuoto. Recordare (co-regia: Alessandro Pierattini – Tecnica: immagini tratte da Visible Human Project. U.S. National Library of Medicine) Una sequenza di sezioni anatomiche (ogni 0.3 mm) tratte dalla decomposizione del corpo di un uomo, che dopo l’esecuzione per iniezione letale, lo dona alla scienza; messa in scena straziante e lirica della morte cellulare su di un testo da libretto che racconta la richiesta di salvezza spirituale di un uomo che sta morendo. Confutatis (co-regia: Luca Zoppi – Tecnica: Foglie pressate e scannerizzate, Lastre di silicio dipinto con ossido di titanio) Movimento di un nucleo interno ai propri anelli. Un planetario nucleare acceso da incandescenze luminose, dal giallo oro al blu di parigi. Lacrimosa (co-regia: Silvia Giorcelli – Tecnica: Animazione 3D e riprese video) Conchiglie digitalizzate roteanti sulle loro spirali auree per consumarsi in flebili strisce fumose e poi risorgere. Domine Jesu (co-regia: Alessandro Pierattini – Tecnica: Mista su carta) Ottocentocinquanta immagini del film Accattone di Pier Paolo Pasolini, ridipinte e ridisegnate, il requiem del film pasoliniano che arriva a coincidere con il nono movimento del Requiem mozartiano. Hostias (co-regia: Luca Romani – Tecnica: Ripresa in pixel. Matita su carta) Il culto mariano descritto in immagini in b/n che dimostrano l’imperfezione del supporto digitale, sporcate dal pixel che s’ingrandisce e deforma la realtà riprodotta. La figura di un uomo che nuota nell’aria viene schiacciata dall’imperfezione del supporto, navigando a stento ma con eleganza, in un fluido digitale ed imperfetto. Primissimi piani e dettagli di una realtà che lo include e lo confina dentro macerie di un reale riprodotto meccanicamente attraverso l’immagine impura, incapace di contenerlo. Sanctus (co-regia: Silvio Giorcelli – Tecnica: Tazzine di caffè su carta. Disegno su carta) Delle traccie scannerizzate di una tazzina di caffè aprono nell’immagine scie e forme curve, morbide, oblunghe, ellittiche, traslucide, una figura umana danza tra di esse. Benedictus (co-regia: Alberto Antonio Dandolo – Tecnica: Adattamento grafico su ripresa video) Riprese di un uomo richiuso in una cella. La follia, la rabbia, la disperazione della detenzione in un’immagine al negativo dai tratti accentuati, scolpiti. Movimento dedicato ad Antonio Guerrero ed a Silvia Baraldini. Agnus Dei (co-regia: Alessandro Pierattini – Tecnica: Serigrafia su carta intagliata e riprese video) Gocce di inchiostro nero che cadono nell’acqua, forme anarchiche ed incontrollabili, incalcolabili nel loro divenire forma sempre più sfumata e rarefatta. Polimorfismo figurativo discendente che si ricollega alle precedenti immagini del fumo (Lacrimosa) che crea una forma ascendente ed aerea, qui è l’acqua l’elemento che concede il suo spazio, che diventa tela dell’imprevedibile figurativo. Lux Aeterna (co-regia: Alain Parroni – Tecnica: varia) L’ultimo movimento del Requiem diventa un contenitore capace di riassumere le diverse stanze precedentemente visualizzate. Un punto di arrivo che coincide con un tutto, un caos di partenza e di arrivo, un’origine magmatica dove tutto discende, dove si crea per tornare, dove si torna per rigenerarsi, il grado zero che tutto include, la totalità delle possibilità precedentemente elencate. L’inizio e la fine che si rincorrono per ricominciare ciclicamente a suggerire ed a suggestionare.
Aeterna si struttura in questo modo, come un’opera proveniente dalle suggestioni oniriche, trascendentali, metafisiche nonché fisicamente contemporanee che il Requiem mozartiano ha suscitato nella psiche di Carrano. Un gioco emotivo e lirico che utilizza tecniche d’animazione originali ed uniche, elementi e supporti fisici che si trasfigurano nella loro sintesi audiovisiva diventando un contrappunto dell’anima di chi li ha generati. Un canto funebre che diventa manifestazione della vitalità artistica e tecnica utilizzata, suggestioni che imprimono di vita la morte, e di morte la vita, trasformando il trapasso biochimico in un’opera d’arte universale laica. Un’utopia che si dipinge in immagini, che si susseguono, che si raccontano, come quel movimento limitrofo capace di generare da una battito d’ali una tempesta figurativa.
Il Circuito Nomadica dedicherà un laboratorio di animazione sperimentale su pellicola 35 mm, in data 1,2 e 3 Aprile allo spazio Menomale di Bologna; un workshop di teoria e lavorazione con Leonardo Carrano ed al quale parteciperà anche Giannalberto Bendazzi, professore universitario e studioso indipendente che presenterà i tre volumi sulla storia dell’animazione dal titolo di Animation – A World History.