Dark Resurrection – Volume 1

Una profezia, la ricerca di un luogo mitico, la missione di un predestinato e una domanda che suona quasi apologetica: “la conoscenza è il nostro scopo supremo, come fate a non capirlo?”. E’ Sorran, il più potente maestro dell’ordine, il predestinato, colui che sfida l’intero consiglio dei maestri sacrificando molti apprendisti, alla ricerca di un tempio creato sul pianeta Eron per aprirne il sigillo divenendo egli stesso “forza vivente”. Sorran per via di questa sua ostinata ricerca viene allontanato e apparentemente ucciso dai capi del suo stesso ordine. Dopo molti anni egli riappare, come se avesse appreso un segreto per ingannare la morte, arrivando a scoprire l’ubicazione di Eron con l’aiuto di un giovane apprendista e delle rinvigorite forze imperiali. Il Maestro Zui Mar e la giovane Hope, sulla quale aleggia un terribile segreto, vengono inviati su Eron per fermare Sorran.

Irriconoscibili il teatro romano e la spiaggia Calandre di Ventimiglia, in apertura nella prima scena. Eppure cos’è cambiato dall’ambientazione reale? Poco, quasi niente. Il film non offre effetti visivi mozzafiato, ma ha l’obiettivo di suscitare un unico grande “effetto speciale” nella cinematografia italiana: la realizzazione di un film “di genere”, nel caso specifico di fantascienza. Perchè dopo gli anni settanta si sa: cinepanettoni, commedie e film drammatici hanno preso il passo dando l’addio a Spaghetti Western, Sceneggiata e molto altro! Dark Resurrection – Volume 1 è certamente un prodotto amatoriale, ma comunque in grado di attirare l’attenzione di moltissimi fan e della stampa nazionale. Il film, opera prima di Angelo Licata, nato per gioco, su ispirazione di Star Wars, con un intento fortemente sperimentale, è diviso in due volumi. Nato non a scopo di lucro, si trova bene accolto tra i fan, e gli anti-fan, che hanno subìto il duro colpo inferto dal celeberrimo George Lucas. Il genio di un genere che ha rivoluzionato un certo modo di fare il cinema, e ha dato l’impressione di tradire le schiere dei suoi seguaci, pensando solo ai propri profitti. All’inizio, realizzando una nuova edizione dell’amatissima “prima trilogia” e facendo sparire al contempo le versioni originali, più povere a livello di effetti speciali, e poi con quel “prequel” che a molti è parso di una bruttezza imbarazzante. Certamente chiamare “film” Dark Resurrection – Volume 1 non è neanche corretto, diciamo che è ai margini del fan-film, e del cinema sperimentale. Tutto ambientato in Liguria, è totalmente autonomo dall’originale sul piano del racconto. I personaggi e la storia sono completamente inediti, viene rievocata solamente la cifra stilistica del film di Lucas: quelle ambientazioni, quegli spazi, quell’atmosfera oltre la realtà.

Il budget ridotto al minimo non ha permesso la realizzazione di set reali, ma nonostante il Volume 1 sia stato girato con mezzi limitati e un budget esiguo (settemila euro!), il supporto della grafica 3D e l’arte del compositing hanno comunque permesso la realizzazione delle complesse ambientazioni. Per arrivare davvero a tutto il pubblico, il film è stato lanciato in rete – è visionabile alla pagina www.darkresurrection.com. Un percorso che recentemente sembra essere la chiave al successo di molte produzione. Il film ha fatto crashare il primo server che lo ospitava con 15 mila scaricamenti al giorno, transitando così per la rete, DR1 è giunto sui maggiori siti “peer-to-peer”. Arrivando così anche all’attenzione di volti noti, che a titolo gratuito si sono candidati per ottenere una parte. Anche se per la maggior parte, e non è difficile intuirlo, nel Volume 1 gli attori sono dei dilettanti, e alcuna addirittura reclutati tra le fila dei parenti degli autori stessi. Tra le star sono entrati a far parte del cast: Sergio Muniz, Giorgia Wurth, Enzo Aronica, Riccardo Leto, Fabrizio Rizzolo e il grande Claudio Sorrentino (doppiatore di Mel Gibson e John Travolta) che in Dark Resurrection – Volume 1 è la voce narrante. L’intero cast, tecnico e artistico, è a tutt’oggi impegnato nella realizzazione del Volume Due (dopo aver già realizzato il Volume Zero, presto analizzato su queste pagine) che, per effetti speciali, software utilizzati e numero degli attori presenti sul set, è notevolmente più impegnativo del primo. Al fine di ottenere il budget necessario, il gruppo Lords of Illusion e l’Associazione no-Profit Riviera Film (che si occupano oggi della produzione, senza alcuno scopo di lucro) hanno ideato un’interessante iniziativa: chiunque, con una minima donazione, può diventare Produttore Associato ed essere citato nei titoli di coda.

Autore: Valeria Zaccone
Pubblicato il 02/03/2015

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