Mary Katherine è un’adolescente rimasta orfana di madre, costretta a tornare nella casa paterna sebbene i rapporti con suo padre siano piuttosto freddi. Il genitore, infatti, è uno studioso convinto che nella foresta attorno alla propria abitazione vi sia un mondo popolato da creature minuscole, le quali sono le responsabili dell’equilibrio dell’ecosistema. Sempre più preoccupata per le convinzioni del padre, Mary Katherine viene fortuitamente rimpicciolita e catapultata proprio in questo mondo in miniatura, dove dovrà dare il suo contributo affinché il bene trionfi nuovamente sul male e poter fare così ritorno a casa.
Dopo le esperienze di L’Era glaciale, Robots, Ortone e il Mondo dei Chi e Rio, Chris Wedge torna a dirigere un film di animazione con i suoi Blue Sky Studios. Questo Epic – Il mondo segreto è un prodotto che può essere annoverato senza troppi problemi all’interno di quel filone “ecologista” al quale ultimamente molti cartoni stanno tendendo. La scelta di ambientare la storia nel mondo di piante e animali microscopici richiama pellicole precedenti come Z la formica e A Bug’s Life – Megaminimondo, ma per il tratto antropomorfo dato alla vicenda non è da escludere neanche la trilogia bessoniana di Arthur e il popolo dei Minimei. Abbiamo dunque nuovamente a che fare con la trasposizione in scala ridotta delle dinamiche e delle situazioni tipiche della nostra società, dove le problematiche continuano però ad avere lo stesso peso, anche se ad affrontarle sono dei piccoli esserini. Come si può facilmente capire, l’ultimo lavoro di Wedge non brilla certo per originalità: in bilico tra fiaba tradizionale e moderna, Epic sfoggia una serie di cliché infinita, dove la lotta tra il bene e il male e la maturazione della giovane protagonista sono accompagnati da messaggi di amicizia e di rispetto dell’ambiente detti a mezza bocca. Se da un punto di vista grafico la realizzazione di bosco e personaggi risulta degna di ammirazione, lo stesso non si può dire per la caratterizzazione psicologica: l’universo interiore dei protagonisti è solo accennato, rendendoli lontani dal meritare affetto e simpatia da parte dei più piccoli.
L’unica eccezione la fanno i personaggi comici (sebbene abbiano poco spazio per dimostrarlo), la lumaca Mub e la chiocciola Grub, ma ancor più il cane Ozzy, un carlino non parlante ma che con il suo occhio e la sua zampa in meno riesce a strappare una risata in più. In Epic tutto si rifà a qualcosa di già visto, e quelle che possono essere delle vere citazioni assumono l’aspetto di rimandi involontari: la lotta in volo iniziale, ad esempio, in puro stile Avatar, o la scalata della parete da parte dei temibili Bogani, che richiama alla memoria quella dei goblin in fuga nelle Miniere di Moria de Il Signore degli Anelli. Probabilmente, nella storia dei cartoni (specie in quella dei cartoni 3D), questo Epic non verrà ricordato come un capolavoro, nascosto nell’ombra di prodotti che raccontano la stessa storia ma che l’hanno raccontata prima e meglio. Anche se i bambini potranno subire il fascino del ritmo narrativo serrato e dell’ottima ambientazione grafica, il buon uso delle moderne tecnologie d’animazione non basta a rendere questo film mordente, facendolo presto uscire dalla mente dello spettatore.