Far East 2015 / The Continent
L’esordio del blogger cinese Han Han è un road movie che gioca con l’amicizia e l’astrazione ma evita di confrontarsi con il paese reale
Hu Sheng, Ma Haohan e Jiang He sono tre amici di vecchia data, cresciuti assieme in una sperduta isola senza nome posta sulla costa est della Cina. A Jiang He, che insegna geografia ma conosce un po’ di tutto, viene imposto un nuovo impiego nella parte più ad ovest del paese, a 3980 chilometri da casa. Hu Sheng e Ma Haohan invece non hanno particolari prospettive: il primo soffre di un lieve ritardo mentale e vive soprattutto alla giornata, il secondo ha tentato diversi progetti sull’isola ma nessuno di questi ha avuto successo. La partenza di Jiang diventa allora l’occasione giusta per tentare di ripartire da zero, abbandonare finalmente la sicurezza e i limiti della propria casa per mettersi in gioco sulla strada. Da qui inizia il viaggio di The Continent, esordio cinematografico del blogger e scrittore Han Han, idolo della generazione cinese post anni 80.
Il pericolo forse maggiore nel cimentarsi con un film on the road è quello di ritrovarsi a girare una lunga sequenza di episodi, connessi tra loro soltanto da una lieve cornice narrativa. Nonostante un valido spunto di partenza – l’addio dei tre amici ad una culla rimasta fuori dalla storia e dalle contraddizioni dello sviluppo economico della Cina contemporanea – The Continent in definitiva appare proprio questo, un film piacevole, con alcuni momenti abbastanza brillanti ma sempre a tappe, privo di una vera identità di fondo. I suoi personaggi – ridotti da tre ad una coppia da una divertente svolta di sceneggiatura – attraversano vari passaggi prima di arrivare a destinazione, soste che si configurano come gli step di un percorso di formazione che possa dissipare il disagio generazionale di chi fatica a trovare un posto nel mondo. Tuttavia l’esistenzialismo di Han Han sembra essere molto all’acqua di rose, le tappe che fa attraversare ai suoi protagonisti accendono dei riflettori sulle incertezze lavorative e personali della generazione nata negli anni 80, ma ogni incontro rimane molto a sé stante, si accontenta di gettare degli spunti senza approfondirne nessuno. Solo ala fina arriva un punto di rottura, ma siamo ormai alla fine del racconto, di questo cambiamento non vediamo nessuno sviluppo reale.
Certamente per essere un esordiente Han Han dimostra una buona padronanza del mezzo cinematografico, sempre nella direzione degli attori, ma il suo viaggio convince poco. Anche la scelta di astrarre sempre più il contesto attraversato dai personaggi spiazza non poco, specie per un film chiamato il continente. Han Han cerca di trasformare il suo viaggio in un percorso dell’anima piuttosto che del corpo, ma lontano dall’essere un modo per approfondire il discorso l’escamotage sembra piuttosto la soluzione di comodo per non confrontarsi con il paese reale, di fatto totalmente inesistente. Ma del resto tutto il film nasce dal racconto di uno dei protagonisti, e sempre più nel corso della visione si configura come una reinterpretazione soggettiva degli eventi effettivamente caduti. A tratti divertente ma davvero frivolo e molto furbesco, The Continent è un viaggio senza conseguenze, con personaggi che avrebbero meritato ben altra profondità.