Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve

Il giorno del suo centesimo compleanno Allan Karlsson decide di abbandonare la casa di riposo dove stava trascorrendo l’ultimo periodo della sua vita e di fuggire dalla finestra. Si ritroverà coinvolto in una girandola di situazioni surreali davanti alle quali l’uomo reagirà con grande naturalezza. Il racconto dei suoi precedenti cento anni di vita chiarirà il perché: essere inseguito da un gruppo di criminali alla ricerca di una valigia piena di soldi è davvero poca cosa se confrontata con l’aver contribuito all’invenzione della bomba atomica, aver salvato la vita al generale Franco e aver lavorato per conto di Stalin.

Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo scritto dallo svedese Jonas Jonasson e diventato in poco tempo un caso editoriale. Il film, diretto da Felix Herngren e interpretato dal bravo Robert Gustaffson, è una sorta di viaggio nella storia del ventesimo secolo visto attraverso gli occhi di un protagonista naìf e surreale, a metà strada tra Candide e Forrest Gump con in più l’ossessione per gli esplosivi. Ciò che caratterizza Allan Karlsson non è tanto la sua età, a dispetto del titolo, quanto la sua svagatezza, il suo attraversare nodi cruciali della storia internazionale nella stessa maniera incurante con cui affronta i più surreali avvenimenti domestici (la morte del criminale nella cella frigorifera, la sparatoria con l’elefante). Ma se gli episodi legati alla fuga di Karlsson e alle sue vicende contemporanee trovano occasionalmente una loro forza, quasi fosse la messa in scena di una visione della vita ormai disinteressata e pronta quindi ad affrontare qualunque follia ed esagerazione, lascia perplessi il ricorrere, ancora una volta, alla figura di un candido idiota capace di modificare, suo malgrado, il corso della storia. L’impressione è che quando Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve si concentra sul piccolo, sulla vita sonnolenta e oziosa delle campagne svedesi, trova una propria ragion d’essere (l’incipit con l’attentato esplosivo alla volpe è davvero geniale); quando tenta la via dell’affresco storico riletto secondo l’ottica distorta del protagonista, perde d’interesse, l’ironia si fa di maniera, le gag diventano risapute (e che noia continuare a vedere celebrità storiche – il generale Franco, Stalin – ridotte a macchiette da avanspettacolo). E’ un peccato perché la surrealtà di un centenario dinamitardo e stralunato e le sue avventure in giro lungo la Svezia, erano un’intuizione potenzialmente stimolante, il quasi un manifesto di resistenza contro tutto e tutti officiata da un centenario che, ed è la cosa più interessante del film, non fa nulla per essere simpatico.

In questo modo invece il film di Felix Herngren è un Forrest Gump fuori tempo massimo, con gli stessi difetti del film di Zemeckis (il rischio della celebrazione di un punto di vista idiota e disancorato dalla realtà sociale circostante) ma senza possederne i pregi (la riflessione sulle capacità mitopoietiche proprie della cultura americana). Il difetto principale del film di Herngren è l’aver mancato la centralità dello sguardo di Allan Karlsson, il non essere riuscito a fare di questo sguardo l’assoluto motore generativo del film. L’occhio di Karlsson non è mai protagonista, il personaggio è sempre osservato (dagli altri protagonisti increduli, dal regista alla ricerca della gag a tutti i costi) e non slitta mai nel ruolo dell’osservatore/protagonista capace di condizionare l’occhio del film sul mondo. Così il film sfiora spesso il pericoloso autocompiacimento del regista davanti alle proprie creazioni, alla bizzarria del suo protagonista, alla buona riuscita di una situazione divertente. Ci si può indubbiamente divertire davanti a Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve ma manca una visione d’insieme, un progetto forte, una coerenza teorica e resta il sospetto di un lavoro costruito solo dopo aver creato le sue situazioni divertenti, le piccole trovate simpatiche e superficiali, anche gradevoli, ma che non riescono mai a diventare sorpresa, scoperta, disorientamento, cinema.

Autore: Germano Boldorini
Pubblicato il 18/08/2014

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