Onde fica esta rua? ou sem antes nem depois
Where Is This Street? è un ritratto della città di Lisbona in dialogo con Paulo Rocha e il Cinema Novo portoghese.
Guardarsi indietro. Il cinema, come ogni altra forma d’arte, è sempre stato impegnato a riflettere se stesso, a mettersi in scena, a tornare sui propri passi. I due registi portoghesi João Pedro Rodrigues e João Rui Guerra da Mata elaborano da sempre, e spesso in coppia, un discorso particolarmente complesso e acuto sulla nostalgia e le sue alternative, sugli sguardi del/al passato e su come declinarli verso il futuro. Due esempi, en passant: Tabu (2012) e L’ultima volta che vidi Macao (2012), straordinari discorsi cinematografici sull’esotismo e la questione coloniale. L’ultima opera dei due autori ci porta sul terreno della geografia urbana, vista e deformata attraverso la lente del cinema: Onde fica esta rua? ou sem antes nem depois (Where Is This Street? or With No Before and After) interroga la città di Lisbona e il tempo che passa attraverso una sceneggiatura e uno sguardo di sessant’anni fa: Paulo Rocha e il film Gli anni verdi (1963), opera seminale del Cinema Novo portoghese.
Rodrigues e Rui Guerra da Mata aprono il film mostrandoci la sceneggiatura originale del film di Rocha, sbiadita e consunta dal passare del tempo, con l’intenzione di ripercorrere gli stessi luoghi del film e mostrarne il volto contemporaneo. Il tutto nel contesto di una Lisbona colpita duramente dalla pandemia ai tempi delle riprese: una città mascherata, deserta e innaturalmente silenziosa. Lisbona è profondamente cambiata: la campagna si è fatta città, i campi sono diventati parchi pubblici o condomini, e i luoghi dove è stato girato Gli anni verdi sono stati abbandonati o trasformati in qualcosa di irriconoscibile. Sono cambiate, soprattutto, le persone: gli abitanti di Lisbona, oggi, hanno ben poco dello spirito contadino che ancora aleggiava negli anni Sessanta. Sono liberi di amare e di baciarsi, mentre la censura del regime salazarista impediva qualsiasi accenno all’erotismo o, tantomeno, all’omosessualità.
Al tempo stesso, la Lisbona del ventunesimo secolo sembra quasi irreale: attraversata dai fantasmi del (cinema del) passato e dai suoi personaggi, sospesa in un presente piatto e inevitabilmente gentrificata, proiettata insieme alle altre mille metropoli del villaggio globale in un diorama senza soluzione di continuità. Una Lisbona che si è fatta, semplicemente, Metropoli - quello che Paul Virilio descrisse come “l’omnicentro di nessun luogo”. Lo sguardo dei registi si posiziona nei luoghi del film di Rocha, imitandone i movimenti senza attori a costruirne il senso e a catalizzare lo spettatore: il risultato è un ritratto inquietante, perturbante, il cui soggetto è assente in un altrove indefinito. Questo scarto comunica, con grande efficacia, l’incertezza di una città e di un mondo che hanno perso il senso del futuro.
I due autori portoghesi costruiscono un’opera sfuggente e inclassificabile: una piccola sinfonia della città che indugia sulle note stonate e su piccole, improvvise accensioni liriche, come quando l’ottantenne Isabel Ruth (la giovane protagonista de Gli anni verdi) compare in una sequenza in bianco e nero e si confronta con lo sguardo dei registi. Un dialogo tra passato e futuro che assume liberamente le forme della filologia e quelle dell’improvvisazione. Un documentario che non teme di confondersi con la finzione come forma di espressione del vero, Onde fica esta rua? si chiede, soprattutto, quale sia il futuro del cinema e, di conseguenza, il futuro della città. Un interrogativo che attraversa tutte le sue immagini e che interpella direttamente lo spettatore disposto a lasciarsi trasportare.