Mediterranea

di Jonas Carpignano

Un cinema del "qui e ora" con attori non professionisti per raccontare il viaggio di Ayiva dal Burkina Faso a Rosarno

Mediterranea di Jonas Carpignano

Esempio eccellente di quella tendenza italiana contemporanea che sempre più spesso viene annoverata sotto l’etichetta di “cinema del/per il reale”, il lavoro di Jonas Carpignano (classe 1984, padre italiano e madre afro-americana), nella sua aderenza al vero così totale e viscerale pone da subito in atto una categorica dichiarazione d’intenti. I suoi due lungometraggi Mediterranea (in concorso alla Semaine de la critique a Cannes 2015) e A Ciambra (premio Europa Cinemas Label alla Quinzaine des Réalizateurs a Cannes 2017) sono stati girati a Rosarno – cartina al tornasole delle tensioni che affliggono l’Italia in questo momento – con attori non professionisti che, pur seguendo e rispettando una sceneggiatura, mettono in scena situazioni che tendenzialmente rispecchiano esperienze realmente vissute, cosicché il confine tra attore e personaggio si assottiglia fino a farsi incerto.

Il protagonista di Mediterranea, Ayiva (Koudous Seihon), è un immigrato del Burkina Faso che dopo aver rischiato la vita attraversando prima il deserto e poi il mare, si ritrova in una baraccopoli italiana – Rosarno – con altri rifugiati, costretto a dormire per terra, al freddo, in mezzo ai ratti, per lavorare per pochi spiccioli alla raccolta delle arance: niente prospettive per il futuro, attorno a sé solo miseria e intolleranza. La solidarietà è una merce rara in un contesto completamente marginalizzato e pressochè ignorato dalle autorità, che intervengono in pratica solo per aggiungere altra violenza a quella già in atto.

Se quella di Ayiva è una storia credibile e bruciante, raccontata tutta dall’interno, non è solo per la vivida e coinvolgente interpretazione di Seihon ma anche perché Carpignano sceglie di immergersi completamente nei luoghi e nelle situazioni che racconta: arrivato a Gioia Tauro alcuni anni fa con l’idea di restare il tempo necessario per girare il suo corto A Chjana (2012) il regista è rimasto a vivere lì, quindi ha conosciuto Seihon e assieme a lui è andato nel suo villaggio in Burkina Faso, per due mesi, per ripercorrere poi le tappe dell’estenuante viaggio dell’amico attraverso Algeria e Libia, in direzione dell’Italia.

La serietà, la puntualità e l’impegno del regista sono già tutte in queste premesse, senza le quali sarebbe stato probabilmente difficile raggiungere i risultati che il suo cinema si prefigge: una lucida autenticità che non deve appartenere solo la linguaggio e alla messa in scena, ma anzitutto agli intenti profondi che stanno alla base dell’intera operazione.

Cinema ruvido e asciutto, che abolisce qualunque possibile manicheismo e salta a piè pari ogni forma di buonismo, Mediterranea eredita in modo istintivo e spontaneo l’approccio del nostro Neorealismo: non attraverso la citazione o il gusto cinefilo (del resto completamente assenti qui) ma condividendo con questo una predisposizione dell’animo, un sentimento – per così dire – del cinema che si fa (ma non si riduce a) atto politico poiché è un cinema del qui e ora, che segue un imperativo morale nella sua volontà di mostrare senza dimostrare, ma non per questo vuole rinunciare al pathos e a un impianto drammaturgico solidamente costruito.

Lo squallore, l’angoscia, il senso di estraneità di un luogo raggiunto rischiando tutto per tutto e che infine si rivela ostile e pericoloso; la nostalgia, il dubbio, la paura ma anche il coraggio e la speranza disperata sono tutti qui, in questo racconto rigoroso ed essenziale, che pur scavalcando la realtà attraverso la costruzione di una sceneggiatura, sceglie di non tradirla mai. Quello che si può augurare a Carpignano, dopo la meritata, ottima accoglienza a Cannes del suo secondo capitolo rosarnese (A ciambra) è di trovare non un pubblico – che di certo potenzialmente esiste già – ma una visibilità e una distribuzione degne del suo lavoro, tra i più validi e promettenti che il panorama cinematografico italiano offre in questo momento.

Autore: Arianna Pagliara
Pubblicato il 12/06/2017
Italia, 2015
Durata: 107 minuti

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